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Spose cadavere e aborti forzati

La politica cinese del figlio unico continua a mietere vittime.

Nie Lina arrestata perché incinta (Foto: All Girls Allowed)

In Cina le donne sono l’ultima ruota del carro della società, e la politica del figlio unico è tra i principali responsabili del loro lungo accantonamento—la millenaria preferenza per i figli maschi implica che, se una coppia può permettersi un solo figlio a causa dei provvedimenti economici per le famiglie numerose, i nati di sesso maschile avranno sempre la precedenza. Le previsioni dicono che entro il 2020 il numero delle donne cinesi sarà tra i 30 e i 40 milioni inferiore a quello dei connazionali maschi, prospettando un futuro di solitudine per molti uomini della Repubblica Popolare.

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Il fatto che il rapporto uomo-donna in Cina sia tra i peggiori al mondo ha portato a misure di ogni genere, come la crescita del numero delle spose bambine trafficate sia dentro che fuori il Paese. Altri genitori sono tanto desiderosi di vedere i propri figli sposati che hanno fatto ricorso al metodo dei “matrimoni fantasma”, per cui i cadaveri di donne vengono riesumati e risotterrati vicino a scapoli defunti così che si possano sposare nell’aldilà. Immagino che questa sia una di quelle conseguenze normalmente non considerate quando si mettono a punto le politiche sociali.

Alcune settimane fa è stato annunciato che l’organizzazione responsabile della gestione della politica del figlio unico—la Commissione Nazionale per la Popolazione e la Famiglia—diventerà parte del Ministero della Salute. Questo potrebbe indurre a cambiamenti in senso positivo, dato che i funzionari corrotti della pianificazione famigliare non potranno più infliggere pene che hanno visto molte famiglie pagare fino a sei volte il proprio reddito annuo per avere la possibilità di dare alla luce un secondogenito. Tuttavia ci sono altri potenziali pericoli, il più ovvio dei quali è che i funzionari incaricati saranno direttamente presenti all’interno degli ospedali e delle cliniche, cosa che potrebbe scoraggiare le donne senza un permesso di parto (esatto, serve un'autorizzazione) dall'affidarsi a cure e assistenza adeguate durante il travaglio.

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Ma Jihong nel giorno del ritrovamento da parte della famiglia, abbandonata in quest'ospedale deserto (Foto per concessione della famiglia)

Questo metodo invasivo per il controllo della popolazione—in risposta alla sovrappopolazione lasciata in eredità da Mao—ha creato una lunga lista di orrori che, oltre il traffico di bambini, include infanticidio, femminicidio, abbandono infantile e aborto forzato. In più, nel 2009 è stato diffuso il dato per cui il 56 percento dei suicidi femminili al mondo avrebbe come vittime donne cinesi. Anche se non è mai facile cercare di individuare la causa di un suicidio, bisogna ammettere che un governo che limita l’accesso alla maternità e una società che le tratta come cittadini di serie B potrebbero avere un ruolo in un numero tanto alto.

Nel giugno del 2012, Feng Jianmei era incinta di sette mesi. Feng e il marito, entrambi contadini, non potevano sostenere la multa da 5.000 euro prevista per il secondo figlio, quindi la donna è stata caricata su un furgone dagli ufficiali e portata all’ospedale. Bendata, è stata obbligata a firmare dei documenti. Cinque uomini erano nella stanza mentre le veniva iniettato un agente chimico che causa l’aborto. La storia di Feng non è poco comune— l’unica rarità è che è stata ampiamente trattata dai media internazionali per via di una foto di lei e del feto distesi su un letto d’ospedale circolata sul web (immagine NSFW). Mentre tutto il mondo si diceva indignato, nel loro Paese Feng e il marito venivano disprezzati. Nella loro città, il governo allestì una manifestazione. Gli striscioni appesi sul ponte principale dicevano “Via i traditori, cacciamoli dalla città.”

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Dopo aver raccontato la storia della famiglia, Deng Jiyuan ha ricevuto minacce da scagnozzi del governo e ufficiali e si è visto obbligato alla fuga. Quando hanno portato il caso in tribunale, la famiglia ha ricevuto circa 8.700 euro di risarcimento.

Un mese fa, un bimbo di 13 mesi, nato senza autorizzazione, è stato investito da un minibus guidato da un ufficiale del governo. A bordo c'erano undici (UNDICI) ufficiali, incaricati di convincere i genitori a pagare la multa per il loro terzo bambino. Apparentemente c'è stata una colluttazione e il neonato è caduto dal mezzo, toccando l’asfalto poco prima che il veicolo lo uccidesse. Mentre il governo archiviava rapidamente il fatto come un incidente, migliaia di residenti a Wenzhou hanno invaso gli uffici del governo in segno di protesta.

Alcuni ufficiali per la pianificazione famigliare trattengono Zhong Xuexiang. (Foto scattata il 21 gennaio, per gentile concessione di Zong Xuexiang)

Kat Lewis, che lavora per il gruppo di soccorso all’aborto forzato All Girls Allowed, mi spiega più dettagliatamente la situazione: “In Cina  la maggioranza delle donne ha subito più di un aborto. La contraccezione non è molto comune nelle zone rurali perché, in effetti, il governo ottiene molti più soldi quando le famiglie hanno più figli e devono pagare multe. Oppure il governo esegue l’aborto e ogni tanto fa pagare alla donna una tassa per l’operazione e per la rimozione dei resti del feto.”

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Kat ha proseguito raccontandomi quello che sta succedendo alla famiglia di Feng fuori dalle luci della ribalta: “Il governo ha intimato a suo marito che se avesse parlato con i media sarebbe stato licenziato. Gli stato anche detto che, della somma accordata per il risarcimento, metà l’avrebbe dovuta guadagnare lavorando per il governo.”

Un’altra parte della politica ai più sconosciuta, secondo Kat, riguarda i controlli ginecologici periodici per le donne delle campagne. “Sono invasivi e non volontari, ma per le donne che non vi si sottomettono sono previste pene,” mi ha detto.“ Se vengono scoperte incinte, sono minacciate con multe e licenziamenti. A meno che, ovviamente, non acconsentano all'aborto. Una donna, Mei Shunping, ha testimoniato (sotto lo pseudonimo di “Liu Ping”) di essere stata costretta a sottoporsi a cinque aborti, tre dei quali emersi dai controlli di routine e due causati dalla denuncia dei colleghi, minacciati da punizioni collettive se una donna fosse stata trovata incinta.”

Cao Ruyi nell'ospedale dove è stata trattenuta secondo la sua volontà (Foto: NTDTV)

Nonostante nel 2011 Mei avesse dichiarato che “il giorno del mio quinto e ultimo aborto… è stato il più triste della mia vita,” lo scorso anno alcune amministrazioni locali hanno comunicato un'ulteriore espansione dei controlli sulle gravidanze. Anche gli stabilimenti cinesi della Apple hanno recentemente fatto notizia per aver imposto i test, e sebbene l’esposizione mediatica non sembri aiutare molto, al momento rappresenta una delle poche strategie per sensibilizzare e migliorare la condizione delle donne cinesi. Feng Jianmei ha ricevuto una risposta dal governo solo perché la sua storia era diventata pubblica, e i social media sono stati un fattore trainante per la giustizia.

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In un altro caso—quello di Cao Ruvi—il marito ha immediatamente diffuso le informazioni sull'intenzione degli ufficiali di procedere a un aborto forzato, suscitando una mobilitazione che è riuscita a salvare la vita del bambino. Ma dato che alcune fonti hanno stimato che ogni anno in Cina avvengono 10 milioni di aborti forzati dallo Stato, è chiaro che sul lungo termine la campagna su Twitter non sarà sufficiente.

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