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Identità

Roma è una città omofoba?

Sabato scorso a Roma c'è stata l'ennesima aggressione omofoba, abbiamo chiesto a chi l'ha denunciata cosa succede in città.

A Roma, gay, trans e lesbiche vengono attaccati più o meno spesso e negli anni i casi noti sono finiti in un mucchietto di politiche urbane inesistenti e di leggi nazionali strumentalizzate, anch'esse per lo più inesistenti. Campo de' Fiori, Gay Street, Ardea, Velletri ed Eur. O Via Cavour, o Gay Village, o Centocelle. Le uova e i vetri dei Fori Imperiali, il liceo Tacito, tutti incidenti che, dopo aver brevemente conquistato l'attenzione di istituzioni e pubblico, sono diventati semplice materiale d'archivio per il caso successivo. L'ultima aggressione risale a sabato scorso, quando Nicolas e Luigi sono stati fermati da un gruppo di ragazzi, insultati e presi a bottigliate, poi a calci e a pugni. A denunciare l'accaduto è stata Imma Battaglia, che oltre a essere amica di Nicolas e Luigi è un'attivista dei diritti LGBT e Presidente dell'associazione Di' Gay Project.

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VICE: Cos'è successo sabato?
Imma Battaglia: Mauro e Carmelo avevano organizzato una serata al Planet Roma; sono i direttori artistici di Karma B e curano la parte di animazione e spettacolo di Di' Gay, Nicolas e Luigi sono i loro compagni, Nicolas di Mauro, Luigi di Carmelo. A fine serata Luigi e Nicolas sono usciti da soli e se ne sono andati a piedi verso la macchina. A quel punto sono stati avvicinati da una banda di sette persone e sono stati aggrediti. All'inizio sono volati gli insulti, i soliti, "vi ammazziamo", "froci", poi gli hanno tirato una bottiglia in testa, loro hanno cercato di difendersi, ma non ce l'hanno fatta. Sono stati picchiati, per l'ennesima volta. Nicolas era già stato aggredito, sotto casa, in zona Appia, ma questa volta gli è andata peggio. Gli hanno rotto uno zigomo e hanno intaccato un muscolo. Lo stanno operando di urgenza e rischia la paralisi di un occhio. Luigi è ingessato. È solo l'ultimo caso di aggressioni a gay, trans o lesbiche a Roma.
La situazione è peggiorata. Roma è lo specchio di un Paese allo sbando, è una terra di nessuno. La disperazione della gente a Roma si trasforma in aggressività e diventa un modo per offendere. In una situazione del genere è chiaro che un omosessuale è a rischio—ma non solo lui, pensa a una donna da sola, in giro per le strade di Roma di notte. Siamo a tutti a rischio. Io personalmente ho paura a uscire da sola, e questo non mi succedeva da quando avevo vent'anni e stavo a Napoli. Credi che Roma si possa definire una città omofoba?
Purtroppo sì. A ridosso dell'elezione di Alemanno non me la sono sentita di attribuire certe cose al cambio di amministrazione, e credo che Alemanno si sia dato molto da fare, soprattutto per far passare ai suoi che la destra doveva cambiare. Adesso nella politica sono tutti soli—tutto è spaccato e distrutto, anche Alemanno—e la crisi economica ha acuito le sofferenze. Abbiamo assistito a un esplosione di intolleranza, e non è solo odio per gli omosessuali, è odio in sé, capito? La crisi e l'incapacità della politica alimentano l'odio, l'aggressività e la soluzione semplice, che è quella della violenza. E questo sta peggiorando. Quindi il comune non ha mai fatto nulla per cambiare le cose?
Devo ammettere che la giunta Alemanno si è sempre dimostrata piuttosto attenta ai diritti dei gay, ma l'attenzione non basta in mancanza di programmi concreti. A Roma nessuno ha mai speso una lira contro l'omofobia. Campagne pubblicitarie, iniziative sociali, niente, non a livello comunale. Questa amministrazione ha sostenuto il Gay Pride, certo. Non è mai stata un'amministrazione "contro", ma il degrado della città va al di là dell'omofobia. Il livello di stress a Roma è disumano, e la tensione è molto alta. Un po' ovunque.
Si parla tanto di gay, diritti, matrimoni, ma in realtà non c'è niente di costruttivo, e in Italia non c'è mai stato un vero processo di crescita, sociale, civile e culturale. Ogni volta è scontro. Ogni volta lo scontro diventa una gara politica, chi parla di vergogna e chi di scandalo, e alla fine niente. Capisci che questa frustrazione, questa instabilità diventa un luogo di scontro comune, e la gente lo usa per esprimere le sue frustrazioni. E in più Roma è terra di nessuno. Una terra in cui esistono associazioni che macinano odio e insoddisfazione sociale, tipo Casa Pound o Militia Christi. Quando si parla di gay, quanto è pesante la loro presenza a Roma?
Casa Pound ha invaso Roma, i suoi cartelloni, le sue pubblicità, le sue scritte. Casa Pound è sempre presente. Non c'è un angolo del centro in cui queste associazioni di estrema destra non raccolgano firme o distribuiscano volantini, con questi ragazzi dotati di una fisicità palesemente di destra, e io ci sto male. I loro corpi parlano, stanno lì, orgogliosi, fieri; prima non lo erano, fino a qualche anno fa avevano un atteggiamento diverso. La verità è che si tratta di ragazzini, giovani, persone prive della forza culturale necessaria per capire certe cose. Cosa coltiva dentro un ragazzo di 15 anni? Come fai a saperlo. E con la presenza forte di associazioni di destra destra, non il Pdl, la destra vera, Casa Pound, Forza nuova, molti giovani trovano risposta alle loro insicurezze, e alla loro ignoranza, e va a finire con l'omofobia. Se giri a Roma lo vedi, tutti i giorni. Perché non si fa niente?
La politica continua a far finta di niente. Bersani durante la campagna elettorale aveva detto qualcosa, tu hai mai sentito Enrico Letta dire qualcosa sui gay? No, siamo in piena democrazia cristiana. In pratica le politiche italiane in materia di omofobia sono "se non parliamo del problema il problema non esiste."
È proprio così, e Roma paga tutto questo. A Roma lo scontro c'è, e c'è tutto. Ecco, guarda, sto cercando Letta. Ecco, Enrico Letta, intervista del 18/06/2009 su gay.tv, dice, mm, lo sto cercando, io non me lo ricordo, magari non l'ho mai sentito, però non è uno di cui ti ricordi per le sue posizioni. Be' adesso Roma è anche un po' sua.
Sì, e il problema in parte è anche questo.Il popolo romano non è mai stato troppo aperto, e la situazione è grave. I giovani hanno capito il concetto di omosessualità, però adesso chi è contro lo dice, e lo dice anche forte. Ed è una conseguenza della visibilità, in parte. Una volta essere gay, l'omosessuale era nascosto, non si vedeva; adesso è alla luce del sole e le persone che lo ostacolano o non lo approvano vengono fuori esprimendo il proprio disagio in maniera molto aggressiva. Nelle scuole tutto questo è molto evidente, c'è un grosso rigurgito di destra, di intolleranza.

Cosa faresti per cambiare le cose?
Detto fra me e te, vorrei pene esemplari. Quello di Nicolas e Luigi non è il primo episodio, e la mancanza di una legge impedisce che certe problematiche vengano superate. Chi fa certe cose deve capire che quello che ha fatto è grave, anche se ha vent'anni, e non parlo di giustizialismo, ma di risarcimenti economici, fare quello che si fa in America. Lì il sistema prevede l'arresto, la condanna e un anno di volontariato presso un'associazione gay e lesbica. Chi sbaglia deve stare lì e deve impegnarsi in campagne contro l'omofobia, è l'unico modo. E la stessa cosa andrebbe applicata anche in questo caso?
Assolutamente. In questo caso i colpevoli sono stati beccati, e in flagranza di reato, ci sono i nomi, i cognomi, le facce. Intanto non facciamoli uscire, teniamoli in custodia fino al processo, che è già una bella lezione, poi costringiamoli a pagare i danni e a fare un anno di servizi sociali presso le associazioni gay e lesbiche. E ci speri?
Ma sì, la speranza c'è, sempre. Io spero che la politica cominci ad assumersi un po' di responsabilità, e cominci a capire che è ora di cambiare. Ognuno di questi gesti, le aggressioni, le violenze, devono essere recepiti come un fallimento della politica. Oggi c'è bisogno di una legge contro l'omofobia, ma anche un sistema di politiche sociali nelle scuole, perché le cose devono cambiare, e devono farlo tra la gente comune. E c'è qualcuno che può riuscirci?
Guarda, voglio dirti una cosa, e so già che i miei amici mi romperanno il cazzo, ma il nuovo papa può fare tanto per Roma. Papa Francesco rappresenta un'immagine di grande umiltà e accoglienza, io ci credo, poi vedremo. Cosa avete in programma di fare per Nicolas e Luigi?
Potremmo indire una manifestazione, ma abbiamo sempre avuto un grande senso di responsabilità e la nostra prima grande preoccupazione adesso è aiutarli, loro e le famiglie. A breve chiederemo un incontro con il ministro dell'Interno e delle pari opportunità. Così non si può andare avanti. Bisogna intervenire, Roma deve avere più attenzione, da parte di tutti. Bisogna agire in maniera integrata; non è più una questione di pari opportunità, ma di cultura e sicurezza, perché così non si può più andare avanti. Segui Giorgio su Twitter: @sm_uu