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Musica

Consigliamo un rapper italiano ai candidati del PD

Per distrarci dalle cose serie, i candidati alle primarie PD per Milano hanno pubblicato le loro playlist di Spotify. Purtroppo però sono prive di rap. Rimediamo noi.

Mancano poche ore all'inizio del rush finale verso le Primarie del PD per la corsa a candidato sindaco di Milano. Il 6 e il 7 febbraio si voterà per scegliere il prescelto, ma già dai prossimi giorni inizieranno gli incontri e i confronti. Con la destra allo sbando e le balle su Expo che hanno riempito i Milanesi di speranza, salvo tragedie che determinino una deriva xenofoba di tutta la città, è assai probabile che uno di questi diventi il nuovo sindaco di Milano.

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Nell'ultimo periodo il mio massimo interessamento per la politica è stato il riascoltare i Run The Jewels, il che mi ha fatto sentire vicinissimo a Bernie Sanders. Guardandomi allo specchio stamattina, poi, ho notato un incipiente fiorire di capelli bianchi, il che mi ha fatto pensare di essere vicino alla trasformazione in Bernie.

Come Bernie Sanders, anche Sala & co non sono voluti sembrar da meno, mettendo in piazza la loro ampia conoscenza musicale che si ferma alle Vibrazioni, tramite delle playlist tematiche su Spotify, una a testa. Roba incredibilmente giovane e sicuramente condivisa con chi nei primi giorni di febbraio probabilmente perderà del tempo prezioso per inserire la scheda nell'urna. Una trovata pressoché incredibile quella del PD, che non felice di avere una non proprio ottima fama, mette in mostra tutti i limiti musicali senza nascondere l'aspirazione a un raggiungimento di livello giovanile epico.

Guardando le playlist dei quattro cavalieri dell'apocalisse però, la cosa più rap che ho trovato è stata "Happy" di Pharrell, per cui ho deciso che avrei consigliato ai quattro un rapper italianp, per farli sembrare ancora più vicini ai giovani e ai social. Chissà che poi non nasca un sodalizio vero e proprio e qualche rapper si ispiri a Young Jeezy per mostrare il proprio supporto al futuro candidato sindaco.

Francesca Balzani: Hyst

Guardando la prima playlist proposta, si entra subito in un territorio che trasuda PD da ogni dove. Attuale vicesindaco e assessora al bilancio, Francesca Balzani ha la fissa per il rigore fiscale, la legalità, La playlist vanta numerosissime canzoni di Vasco Rossi, qualcosa delle Vibrazioni, poi spunti un po' raffazzonati, senza davvero nessun picco, un elettrocardiogramma piatto. Non c'è nessun tipo di qualità che emerga da queste 10 canzoni, c'è forse un minimo tentativo di alzare il braccio sinistro, goffo, mettendo in mezzo "Rehab", buttata lì probabilmente per il titolo, ma per il resto è tutto molto… boh.

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Poi, sulle note di Amy Winehouse, me la vedo partire in un discorso incredibile sui massimi sistemi del mondo con Hyst, parlare, battersi, dimenarsi, avere un'opinione e poi… influire zero.. ahem… TVB Hyst, no hating.

Beppe Sala: Guè Pequeno

Beppe. Già solo il primo nome fa capire quanto potente possa essere un solo uomo. L'unico diminutivo di un politico che mi viene in mente è quello di Pippo. Provate a ripetere velocemente in sequenza Beppe e Pippo, Beppe e Pippo, Beppe e Pippo. Quanto risulta più forte quella "B" iniziale?

Sala è l'unto dai poteri forti, l'uomo di Expo, dei soldoni, della crescita a tutti i costi e dei numeri che valgono solo quando lo dice lui. Un misto di vecchio ammanicamento democristiano e pretese europee. Lo strapotere machista è palese anche dalla playlist: Doors, Miles Davis, Rolling Stones, Vasco, il buon Beppe ama i grandi classici. Una rapida disamina del tutto ci mostra quanto sia un uomo tutto d'un pezzo. Però è anche un tenerone, infatti sul finire c'è un "Apriti Cuore" che fa capire il buono in ognuno di noi, poi però perde his religion e tutto va in merda.

Per promuovere la sua campagna vedrei benissimo una bella foto cosparso di bling bling nella gioielleria di Lugano di Guè Pek, entrambi con un bel Rolex mentre se ne fottono dei debiti post-Expo.

Pierfrancesco Majorino: Sfera Ebbasta

Ne a l'ustaria ne in lecc se diventa vecc. E infatti: quanto è indie Pierfra? Quanto è milanese Pierfra? Ma quanto è di sinistra quella buona Pierfra? Ah i bei tempi ad ascoltare la vera Milano popolare, ah Jannacci e la sua comicità che arriva fino a Elio. Ah la wave milanese un po' punk dei Decibel. Ah la vita agra versione Baustelle. Ah i Clash, ah Patti Smith. Un po' di snistra, un po' di gioventù, ma soprattutto milanesità da tutti i pori. Nuovo e revoluciònario, però pure compagnone da ustaria, appunto.

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In pratica, questo vorrebbe fare a gara con l'ex-compare Pippo Civati per chi è il più indie, ma sapendo di non poter vincere, punta più su una roba tipo vecchie foto del quartiere isola. Però ecco, invece potrebbe darsi una svecchiata e osare: anche se Ciny non è proprio la vera Milano dura e cruda, mi sogno una foto di Pierfra su un hooverboard con Sfera Ebbasta, che urlano entrambi di essere partiti da zero, di essere la rivoluzione nel sistema. Al momento, invece, il suo tradizionalismo lo porterebbe solo dalle parti di gente tipo Esa.

Antonio Iannetta: Vacca

Giuro, io ho provato a capire chi sia Antonio Iannetta. Ho anche googlato il suo nome, ma escono fuori solo foto di gente che gioca a baseball. Boh, mi son detto, sarà un tipo riservato, tutto introverso, vediamo che musica ascolta: De Gregori, Pavarotti, Mario Biondi. Niente, Iannetta è tipo il grigio più grigio. Poi ho visto Pharrell, mi sono esaltato. Ho letto "Happy" sono rimasto esaltato, ma un po' meno. Poi ho pensato che l'avrà sentita all'Esselunga mentre comprava pane senza sale e acqua povera di sodio e ho pianto. Tanto. L'unico rapper che gli si addice è Vacca, e mi pare di aver detto tutto.

Tommaso è di Genova e non può votare a Milano, tu però seguilo su Twitter@TommiNacca