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Musica

Eh no, Lorenzo Fragola non è Lou Reed

Michele Monina, critico musicale ultraquarantenne che si scaglia contro Fragola, dimostra che la nostalgia fa solo male al giornalismo italiano.

Screengrab dall'articolo di Michele Monina su Lorenzo Fragola.

Come un'ombra nera, greve, pericolosa, l'indifferenza sta lì, pronta a colpire, quando meno te lo aspetti. Può capitare, da un giorno all'altro, che le stelline vicino all'ennesima stronzata che scrivi su Twitter passino da venti a dieci, poi da dieci a cinque, poi da cinque a zero, che a volte si trasforma in uno, a volte in due, altre volte rimane tristemente e inesorabilmente zero. E tu sei lì, seduto alla tua scrivania, con il tasto F5 che ormai è praticamente sbiadito, nell'attesa che un fastidioso suono metallico ti avvisi che, sì, per qualcuno esisti ancora.

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La paura dell'indifferenza può colpire chiunque, anche chi, all'alba dei 45 anni, si vede scorrere davanti un mondo che probabilmente non fa più per lui, o meglio, non è più il suo mondo, ma una realtà di cui riesce a cogliere soltanto alcuni elementi. Non so se il periodo delle venti stelline sia mai esistito per Michele Monina, giornalista del Fatto Quotidiano. Sembra quasi che la sindrome del FOMO da Twitter abbia preso il sopravvento in maniera preoccupante nel cursus honorum di questo scrittore affermato (il ragazzo ha pubblicato ben 66—sessantasei—libri negli ultimi dodici anni), tanto da spingerlo a voler puntualizzare in maniera bislacca su tutto e su tutti.

E così, nell'ultimo periodo, Monina si agita, e molto. L'ultima sua sbracciata nel mare della disperazione giornalistica online è stata la recensione—anche se chiamarla così è davvero uno sforzo incredibile—di un concerto. L'idea deve essergli venuta quando così, un po' in tranquillità: ha postato sul suo profilo Facebook uno status in cui dichiarava che avrebbe accompagnato la figlia al live di Lorenzo Fragola, ultimo vincitore di X-Factor.

CENTOQUARANTATRE LIKE: approvazione a furor di popolo.

Screengrab via Facebook

Così, me lo immagino con il sorriso stampato in volto, il nostro entra all'Alcatraz, pronto a appuntarsi, mentalmente e/o fisicamente, ogni buono spunto che possa anche solo minimamente irretire, il mattino dopo, una qualsiasi delle tante ragazzine e dei tanti ragazzini che sono in fila con lui (e sua figlia).
Così l'indomani, di buona lena, Monina si mette al computer e batte la sua caustica recensione.

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“Solo gli stupidi non cambiano idea. Andare a un concerto carico di seppur legittimi pregiudizi e rimanere sorpresi è una bella sensazione, sempre più rara, ti dici. Arrivare in un locale come l’Alcatraz, pieno di ragazzine e bambine, tu unico esemplare di maschio adulto eterosessuale nell’arco di due chilometri in linea d’aria”…

Già dalle prime quattro righe, ci tiene a sottolineare come fosse l'unico “maschio adulto eterosessuale nell'arco di due chilometri in linea d'aria”. Non semplicemente maschio adulto, ma anche eterosessuale, perché si sa, quelli froci sono molto spesso dediti alla pederastia, visto il loro mondo tuttocolorato, e quindi in prima fila al concerto di un ventenne messo su un palco solo perché belloccio. Tra l'altro questa cosa del maschio alfa verrà smentita più avanti, grazie all'intervento di un altro maschio adulto etero, collega del nostro, perché si sa che i giornalisti trasudano machismo da ogni poro.

“…e capire che oltre la popstar fuoriuscita dalla televisione, il timido figlio dei talent, c’è un artista tridimensionale, qualcuno capace di veicolare emozioni anche a chi ha smesso da tempo di usare Topexan e si appresta a passare a breve a Prostamol, è per te una boccata di ossigeno in un momento storico come questo, in cui hai la sensazione che la musica sia veramente finita. Pensare di trovarti di fronte una brutta, bruttissima copia di Ed Sheeran, e trovare invece qualcuno che ha buone chance di passare la nottata, arrivare a un secondo album e magari gettare le basi per un futuro duraturo, che vada oltre la prossima Partita del Cuore è la dimostrazione che, nonostante gli anni passati a scrivere di musica, la barba che ti si è tinta quasi tutta di bianco, la noia che a volte ti coglie di fronte all’ennesimo potenziale teen idol usa e getta, esiste ancora un po’ di benzina per tirare avanti…”

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Dopo questa trovata geniale parte uno sproloquio con tanto di grassetto sulle parole chiave, che sono due medicinali, l'ossigeno, Ed Sheeran, nottata, Partita del Cuore e musica, che potrebbero essere una bellissima lista per una qualsiasi carta di Taboo mirata a far indovinare "articolodimerda", ma via, invece è solo un intro. Insomma, una disamina sugli usi medici dell'autore e di chi condivide la stanza con lui, ed ecco che spunta fuori la parola “NOSTALGIA”.

“…per tirare avanti, per continuare a crederci, per sentirti contemporaneo e non nostalgico. Dio, che brutta parola Nostalgia […] A questo punto dovresti dire una frase che spiazza, non dico capace di ribaltare la situazione, ma quantomeno consolatoria, qualcosa tipo, “la voce c’è”, che risponderebbe a realtà. Ma poi pensi a Bob Dylan, a Lou Reed, che per altro ti ha evocato proprio per questo suo improbabile look, a Rock’n’roll animal, e ti immalinconisci, cominci a perdere entusiasmo.”

Ancora tempo di battere un paio di righe e “nostalgia”, come fosse uno dei protagonisti di Inside Out, si posiziona davanti alla plancia di comando, digita due tasti a caso e fa affiorare Bob Dylan (?) e Lou Reed (??) nella testa del nostro. Ah, quando c'erano loro c'era l'entusiasmo. Lou Reed come un parassita si insinua in Monina e non esce, mentre #fuoric'èilsole, lui niente, lotta con il suo Lou Reed interiore che gli dice “Non sono come lui! Difendimi! Non lasciarmi solo!”. Monina, folgorato sulla via di Damasco, decide di non tenere questa verità solo per lui e la scrive. Grazie!

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Fragola in concerto a Milano. Foto via Facebook.

“Poi pensi che morire a un concerto di Fragola no, è troppo, al limite sarebbe meglio reincarnarsi in un fan de Il Volo, andare a un concerto de Il Volo, col rischio di trovartelo lì, Fragola, come ospite, anche se in versione mora, e sopravvivi. Ma il resto del concerto è tutta questa cosa qui, canzoni che nulla hanno di originale, che occhieggiano a roba già sentita, vorrei ma non posso, che ti leva forza vitale e tempo, e lo sta levando a queste ragazzine, che potrebbero ascoltare altro, potrebbero fare altro. Einvece stanno qui e sembrano divertirsi tanto, cantano parola per parola, e gridano e si fanno i selfie, ridono delle chiacchiere di Fragola tra una canzone e l’altra, tante chiacchiere, perché le canzoni in scaletta sono poche, e tocca tirare notte.”

A un certo punto, sul palco di questa divertente ed energica commedia, salgono quelli de Il Volo: e vuoi non darglielo un cameo, dato che dopo la (presunta) spalmata di merda sui muri sono l'argomento del momento? Dopo di loro, protagonista assoluto torna l'ego di Monina, che ora si preoccupa di cosa potrebbero fare le ragazze lì anziché cantare canzoni di quel demonio uscito da un talent, il male del mondo.

“Potrebbero essere a casa a ascoltare Lou Reed” gli suggerisce una voce all'interno della testa. Ma Michele è distratto da qualcos'altro.

“E a proposito di selfie, constati che prima hanno acclamato Madh, il primo vip arrivato nell’apposita area dell’Alcatraz, isolata e sopraelevata. Lo hanno acclamato manco fosse Madonna. Poi hanno acclamato la Youtuber Sofia Viscardi, manco fosse laMadonna. Youtube batte X-Factor cento a uno. A seguire altri vip presenti, da Ron a Chiara Galiazzo passando per Lodovica Comello, altrettanto acclamata della Viscardi, e pensi che sì, traVioletta e Fragola c’è poca differenza, forse nessuna.”

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Come una novella madeleine, i selfie lo riportano a inizio serata, quando qualche vip, come Madh, Sofia Viscardi e altri teen idol (tra cui Ron, perché boh, ha un nome corto e ci sta sempre bene, poi è rosso come Ed Sheeran, che fai, non ce lo metti?) fosse stato acclamato (!!!) da un pubblico di teenager appunto. Ah, Fragola che sfrutta la popolarità altrui perché non ha altro da fare, invita gli amici famosi ai concerti, non come Jovanotti, più avanti citato come uno dei redenti passato da Give Me Five alla Musica con la “m” maiuscola (passaggio che, da solo, basterebbe a screditare un'intera carriera giornalistica).

“ Verranno a cercarti suFacebook o Twitter e ti insulteranno, si saranno dimenticate i motivetti sciocchi e orecchiabili e diventeranno portatrici di odio, alla faccia di #fuoriceilsole.”

Dopo questo momento di critica sociale, Monina torna al concerto, ma per poco, perché il suo cervello è ispirato e parte per un altro volo pindarico, pregustando in futuro anteriore l'orda di hater bimbiminkia (che termine millennial, eh) che lo attaccheranno sui social. Poi si guarda intorno, annoiato e guardando insistentemente l'orologio, nonostante tutti i dettagli che non gli sono sfuggiti e che lo hanno impegnato a lungo.

“La scaletta procede e dopo una supercazzola degna del Mascetti, ecco che Fragola decide che non c’è niente di male a fare una cover di E penso a te di Lucio Battisti. Lo fa così, come se tutto fosse possibile. Come può, pensi, uno con le sopracciglia fatte dall’estetista manco fosse un cantante cantare E penso a te di Battisti, e poi tornare a fare le sue canzoni, come niente fosse, senza chiedere scusa, senza chiederti scusa. E in fondo speri, dici all’unico altro eterosessuale maschio adulto presente in sala – un tuo collega che tenta di annegare uno spleen tardoadolescenziale in una birra annacquata: 'Domani la vedova Battisti lo querelerà e giustizia sarà fatta'. Del resto il concerto era iniziato con una versione a cappella di 'Che Cosa Sono le Nuvole', brano di Modugno scritto con Pasolini presentato a X-Factor. Una cosa che voleva essere intensa ma che Fragola ha interrotto di colpo, urlando “Milano!”. Cosa potevi mai sperare.”

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Fragola ha commesso l'errore che lo seppellirà: cantare Battisti. E no, se sei uscito da un talent (nel quale per altro hai fatto a lungo cover) non puoi permetterti di insultare la vera Musica—la stessa di Jovanotti, per intenderci—e cantare una cover, sputando su un'arte sacra che chi esce dai talent invece infanga. Vergogna!!! Dopo questo momento di sdegno si ripensa all'inizio del concerto, quando Fragola canta la canzone composta per lui da Modugno, noto compositore di un altro grande artista della musica pop italiana del quale adesso mi sfugge un nome ma che mi auguro nessuno infanghi mai, permettendosi addirittura di coinvolgere il pubblico durante l'esibizione della stessa. A un concerto. Incredibile!

“Pensi che più che Jovanotti, al limite, potrebbe evocare Eros Ramazzotti, avesse anche solo un minimo del suo talento, che non ha. Anche lui è sempre rimasto lì, al suo posto, ma il suo posto, seppur lontano mille miglia dal tuo gusto, è sicuramente superiore a tutto il repertorio di Fragola. Prova ne è un brano eseguito dal cantautore siciliano per allungare il brodo, la cover di 'Take Me to Church' di Hozier. Una cover anche ben eseguita, seppur distante anni luce dall’originale per interpretazione e intensità."

Altra cover, questa volta di Hozier, che è da poco nel mercato super pop e quindi non un mostro sacro intoccabile, ma il cui lavoro viene comunque infangato dall'interpretazione di Fragola. D'altronde loro hanno fatto un talent? No! Ed ecco tutto spiegato. Quindi "Take Me To Church" meglio di "#FuoriC'èIlSole".

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Finito il concerto, si torna a casa sperando che questa brutta esperienza venga rimossa ma niente, d'altronde c'è Nostalgia alla plancia di comando, e quindi la mattina dopo riaffiorano i ricordi trasformati in un pezzo pregnante di critica musicale, costruttiva necessario per salvarci dai Mali del Mondo. Finalmente, un altro incredibile tassello alla lotta contro i talent, la vera rovina della musica, è stato messo al posto giusto. Come quella volta in cui si criticò Rolling Stone di aver messo i The Kolors in copertina, come se il problema fosse l'atto di inserire il gruppo di Amici su una cover di un magazine musicale e non tanto la qualità del contenuto legato alla copertina, che purtroppo si è rivelato essere basso, non solo per colpa degli intervistati. O di quando si scrisse che l'idolo dei teenager Gué Pequeno faceva il macho ma non era tanto macho quanto Monina e i suoi colleghi, e allora ci si accanì con il suo album citando ripetutamente solo i primi tre singoli e dando dunque l'impressione di aver ascoltato solo quelli (ai malpensanti, eh, non a me, io mi fido!).

Un'altra crociata, dunque, è portata a termine. Lou Reed ringrazia! D'altronde è ancora difficile capire nel 2015 che no, forse i talent non sono (l'unico) male di questo mondo musicale. Che forse il male di questo mondo, formato dai dischi, chi li scrive e chi ne scrive, è anche chi usa la propria penna per parlare di cose che non conosce o alle quali non è riuscita ad avere accesso e che allora demoliscono e criticano, innalzandosi a unici portatori di verità.

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Stamattina ero su RaiUno. Mi avevano chiesto di intervenire per commentare il fatto che il cantante dei Dear Jack avesse abbandonato il gruppo. Per me era l'occasione per parlare dei danni che i talent stanno facendo alla musica. Ecco il mio intervento. Comunque io continuo il mio impegno per dare voce a chi non ce l'ha sulla mia TV Roxy Bar di Red RonnieLink per vederla http://www.roxybar.tvNaturalmente ospito anche artisti che sono passati dai talent perché non è giusto escluderli. Loro non hanno colpe. Quelle stanno da altre parti.

Posted by

Red Ronnie

on Sabato 10 ottobre 2015

Sì, i talent hanno probabilmente affossato i media tradizionali, abbassando incredibilmente il livello di tutto l'intrattenimento nazional-popolare. Ma se chi lo critica ignora completamente il modo in cui, oggi, un ragazzo ascolta la musica, beh, sta uccidendo anch'egli i media, riempiendo di cazzate chi lo sta ascoltando, che di solito è lo stesso che poi si ascolta Fragola solo perché è andato a C'è Posta Per Te (non so se sia successo veramente).

Chi ha l'età di chi critica, chi ha la pigrizia di comprarsi le Hit Parade 2015 probabilmente perché le playlist di Spotify sono troppo complicate superati gli anta, sì, è stato probabilmente danneggiato dai talent. Resta comunque assurdo che i primi a scagliarsi contro un mercato che è corrotto e improduttivo e fermo da anni (oserei dire da prima che i talent spopolassero) siano persone che portano come arma in difesa della loro tesi solo la nostalgia dei bei tempi andati (e in questo caso andati altrove, proprio dall'altra parte dell'Oceano, a meno che il revisionismo storico non dimostri che Lou Reed fosse italiano) e che la tesi sia essa stessa la nostalgia.

Il problema è che, se non ci fossero i nemici numero uno, i campioni dei Talent, non è che il loro posto verrebbe occupato da Lucio Battisti. Al loro posto ci sarebbe qualche altro prodotto televisivo, al limite qualche Youtuber o star di Facebook (vedi Benji e Fede, in Warner perché bellocci, senza passare dalla TV). Quindi, con buona pace di Lou Reed e Battisti, invito gli analisti di questo scarno e massacrato panorama musicale a cercare di scrivere, bene, di qualcosa di cui sanno scrivere (possibilmente di musica?), perché questi lamenti fini a se stessi sanno tanto di teenager in crisi da social network.

Tommaso scrive qua e là, fa parte de Lo Swagghetto, ma soprattutto della gioventù. Seguilo su Twitter: @TommiNacca