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Tecnologia

David Hasselhoff, viaggi nel tempo e retrogaming

Il ritorno di David Hasselhoff, in grande.
Giulia Trincardi
Milan, IT
Immagine: screen da YouTube

Miami. Una macchina della polizia ferma tre tamarri armati. "Avete la licenza per quelle pistole?" chiede ai tre una voce profonda. I tre lo guardano male e con uno sfacciato "Eccoti la licenza", infilano lo skate sotto la macchina e la catapultano per aria. Ma l'uomo si lancia dal veicolo roteante e pronto a esplodere, spara ai tamarri camminando in aria e atterra con una spaccata perfetta e una battuta altrettanto grottesca: "licenza revocata."

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Il poliziotto non è un vero poliziotto, è David Hasselhoff il redivivo, il nosferatu, l'eterno eroe positivo degli anni Ottanta e Novanta—che ha un solo lato oscuro, davanti agli hamburger.

Questa scena è solo il preambolo del videoclip di True Survivor, tema del film Kung Fury finanziato con successo a gennaio 2014 su Kickstarter e ora in produzione. Il film parla di un poliziotto che legna troppe mazzate negli anni Ottanta, lascia la polizia e decide di viaggiare indietro nel tempo per affrontare il più grande combattente di kung fu della storia, aka Kung Führer, aka Hitler. Inserite nel quadro un amico informatico che sembra Günther, guanti per VR, titaniche divinità vichinghe, e pupe in sella a dinosauri e la formula per aprire lo stargate sugli anni Ottanta è completa.

Il video, così come il film da cui prende in prestito la maggior parte delle scene—girate, come spiega il regista, quasi tutte in green screen—è anche un tripudio di post-produzione digitale: l'estetica sarà trapiantata dai tempi andati, ma con il potere della tecnologia moderna al suo spudorato estremo.

Capite che per rendere l'omaggio perfetto agli anni Ottanta mancava davvero solo David Hasselhoff: l'eroe della TV era destinato a comparire in questa produzione, era scritto nelle stelle che cantasse True Survivor, con quelle evocative tastiere senza vergogna e quei paganissimi flauti di pan. Con quel testo che chiama Hitler una "ombra dal passato" e invita a "combattere per il bene e per quello in cui crediamo."

Chi altri se non lui poteva cantare tutto questo, probabilmente credendoci davvero, con gli occhi un po' fuori dalle orbite, mentre il sosia di Günther suona una micro-tastiera circondato da computer e con il vento che gli scuote la chioma a triglia, e un branco di cloni di Xena mitragliano i nazisti.

Ci crede lui, ci crede fortissimo, e allora ci credo anche io, anche se non so a cosa, forse al bene, agli effetti VHS, ai calci e ai dinosauri. Agli anni Ottanta insomma.