FYI.

This story is over 5 years old.

News

Non siamo tutti puttane

A differenza di quelli che ieri erano alla manifestazione di Giuliano Ferrara in piazza Farnese.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Foto di Federico Tribbioli.

Sono circondato da puttane. La maggior parte di loro è rappresentata da donne attempate, avanti con gli anni, decadenti. Qualcuna è gonfia di silicone e botox; altre sono sfatte, flaccide e isteriche. Ci sono anche uomini di mezza età, in cravatta o vestiti casual, e hanno tonnellate di rossetto sbavato sulle labbra. Nella folla scorgo anche giornalisti, parlamentari, ex ministri e Daniele Capezzone. Ma non mi trovo sulla Cristoforo Colombo alle 4 di notte.

Pubblicità

Sono a Piazza Farnese, nel cuore storico di Roma, e quella davanti a me è la provocatoria manifestazione “Siamo tutti puttane” organizzata dal Foglio e Giuliano Ferrara contro “il Tribunale speciale del comune sentimento del pudore,” che il 25 giugno ha avuto l’ardire di condannare Silvio Berlusconi a sette anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per il caso Ruby. La decisione del Tribunale di Milano ha provocato un terremoto politico, aperto alla possibilità della discesa in campo di Marina Berlusconi e azionato il Pilota Automatico Delle Dichiarazioni Minacciose Di Fabrizio Cicchitto: “È finita la pacificazione, siamo al limite del colpo di Stato.”

Prima dell’arrivo di Ferrara seguo un tizio visibilmente su di giri che va a cercare i microfoni e urla fortissimo, blaterando qualcosa a proposito di “giustizia” e “rinnovamento del Pdl”. Appena i giornalisti lo mollano, lui porge la mano alle persone in piazza. Nessuno gliela stringe.

Il direttore del Foglio sale sul furgoncino adibito a palco accompagnato dalle note di “Satisfaction” dei Rolling Stones. La piazza non è strapiena, ma c’è comunque troppa gente. Ferrara si fa passare il rossetto dalla moglie, se lo applica sulle labbra aiutandosi con uno specchietto e manda “un bacino alla Boccassini.” Provo infinita pietà per le sevizie inflitte al rossetto.

“È un piccolo show del nostro scontento,” esordisce Ferrara impugnando il microfono e dando boccate al sigaro. Poi continua dicendo che “Berlusconi non è un santo” e che “chiunque può commettere dei piccoli peccadillos” senza necessariamente dover finire nelle grinfie rancorose dei “giudici col turbante” di Milano. Dal ventre della folla si alza un grido: “Almeno noi non siamo ricchioni!”

Pubblicità

Ferrara dipinge Berlusconi come un personaggio di Donizetti, arrivando a definirlo un uomo “suadente, seduttivo, ricco e festoso” che naturalmente “attira come mosche belle ragazze che sono contente di stare con lui.” Per il giornalista, le accuse di concussione sono assolutamente campate in aria: la famosa telefonata alla Questura, anzi, è “una meravigliosa telefonata” fatta da “un uomo di Stato.” Applausi. Di fianco a me una signora, particolarmente agitata, non fa altro che insultare le “giudici racchie” e riconduce tutti i mali del Paese al fatto che ci sono “troppi magistrati donne.” Già che ci sono le chiedo cosa ne pensa di Ilda Boccassini. “La Boccassini deve essere picchiata!”, mi ribatte fiera.

Dal palco, intanto, Ferrara si scaglia contro il “moralismo” dei parrucconi di sinistra nei confronti delle “giovani amiche” di Silvio. Non c’è nulla di male a cercare “scorciatoie” per arrivare al successo, dice Ferrara. Il punto è che ai “bacchettoni” proprio non va giù lo “stile di vita” di queste ragazze—ammesso che ricoprire di saliva una statuetta di Priapo mentre Lele Mora e Emilio Fede ti osservano lascivi in penombra possa essere considerato uno “stile di vita.”

A mezzo metro da me vedo che l’ex ministro Giancarlo Galan sta stringendo la mano a Capezzone. Mi guardo attorno e vedo che ci sono tutti: Renata Polverini, Denis Verdini, Claudio Velardi, Maurizio Lupi, Stefania Prestigiacomo, Daniela Santanchè e altri. In pratica, sono in mezzo al peggio della destra italiana concentrata in pochi metri quadrati.

Pubblicità

A un certo punto si materializza a sorpresa la Fidanzata Di Berlusconi™, Francesca Pascale, che è letteralmente presa d’assalto da telecamere e fotografi. Qualcuno le chiede: “Ma si sente una puttana anche lei?” Risposta: “Non mi sento una puttana e non lo è neanche Ruby.” Galan, invece, dice a una giornalista che “si sente una puttana.” E aggiunge che se quelle che hanno partecipato alle cene eleganti ad Arcore sono da considerarsi delle puttane, allora lui è “la più puttana di tutte.”

Daniela Santanchè sale sul “palco” verso le 19.45, e descrive il giorno della sentenza come se si trattasse di uno snuff sudcoreano. “Hanno condannato a morte Silvio Berlusconi!”, urla la parlamentare del Pdl. “Quello che abbiamo visto ieri non è degno di un Paese civile.” Per la prima e ultima volta nelle mia vita sono d’accordo con lei. La sua orazione si conclude con questo proclama: “Mi sento in guerra. Una guerra di libertà.”

Arriva il turno di Anselma Dell'Olio. La moglie di Giuliano Ferrara cita Rogert Scruton, filosofo conservatore britannico, che sulle colonne del Foglio ha difeso Berlusconi parlando di “una forma di puritanesimo moralista verso ogni forma di piacere” e paragonando Berlusconi a Maria Antonietta: “È come nell’umiliazione inflitta alla regina di Francia, Maria Antonietta, accusata di ogni possibile crimine, incluso l’incesto, in modo da presentarla come un essere che non appartiene alla normale congregazione umana.” Dopo questa dissertazione, la Dell’Olio considera la “botta e via frettolosa” come una cosa “di sinistra” (Dio solo sa perché) e finisce invitando le donne alla “rivolta” contro i maschi della sinistra.

Pubblicità

Mi sposto dal centro della piazza e decido di immergermi nell’umanità berlusconiana che ribolle in piazza e vomita Amore nei microfoni dei giornalisti. Una signora di mezza età sta allegramente ingiuriando Ilda Boccassini: “È una grandissima troia, una grandissima troia! Cioè, voglio dire, su quale base si può condannare un uomo che è stato esclusivamente generoso, ge-ne-ro-so?” Un’altra donna si rivolge a un cronista e spiega perché Silvio è potente come non mai: “Non avete capito. Berlusconi diventerà ancora più potente, perché noi non ci allontaneremo da lui. Silvio non sarà mai solo. Non lo è mai stato.”

Mi imbatto in Davide Fabbri, alias "Davide Il Vikingo", playboy di fama internazionale, un personaggio che dice di essere imparentato con Benito Mussolini e lamenta un complotto ordito da Simona Ventura per farlo fuori dall'Isola dei Famosi e da Quelli che il calcio. Il Vikingo regge uno striscione che non lascia troppo spazio all’interpretazione: “RUBY SFRUTTATA DAI GIUDICI TALEBANI DI MILANO”. Sembra avercela leggermente con i magistrati: “Sono degli infami, dei traditori del popolo che devono essere giudicati dal popolo. Siamo stanchi di questo sfruttamento ideologico. Abbiamo casi di pedofilia musulmana e nessuno dice niente!”.

Capto un’animata discussione tra due sostenitori di Berlusconi, curiosamente oltre la sessantina. La donna non si capacita di un simile giudizio: “Questa è una sentenza dove le prove non ci sono!” Il vecchio annuisce: “Sì, non c’è la parte lesa.” La signora dunque si avventura in una discussione giuridica piuttosto sofisticata: “Ma la Boccassini, Perry Maso l’ha mai visto?” Noto uno spaventoso smarrimento imprimersi sul volto del vecchio: “Che?” “Perry Maso! Perry Maso l’ha mai visto la Boccassini?”, ribadisce la signora. Il vecchio non riesce a reagire. “Che se lo veda! Perché lì, ogni volta che c’è un teste che non dice la verità va inchiodato, e quindi dopo c’è la sentenza, quando dimostri che il teste ha detto il falso. Ma loro non l’hanno dimostrato.” Sì, non fa una piega.

Pubblicità

Fermo Antonio, un amico di Davide Il Vikingo dalla chioma fluente e i bicipiti pompati (che nel video di sopra avete potuto ammirare in perizoma) e gli chiedo perché si trova qui, oggi, a sostenere Silvio. “Sono qui per la strumentalizzazione che è stata fatta nei confronti della donna,” afferma. “È la cosa che mi ha fatto più rabbia. Purtroppo la sentenza su Berlusconi la temevo. Sapevo che era possibile. So anche, però, della realtà delle donne marocchine in Marocco e in Italia. Bambine di 10-12 anni che vengono costrette a sposarsi qui in Italia con uomini di 30-35 anni. A volte finiscono al pronto soccorso malmenate e stuprate.” L’uomo, che viene da Milano, fa una pausa e agita le mani in un crescendo d’indignazione: “E su chi vanno a intervenire? Sull’unica persona che in Italia ha preso una ragazza, l’ha portata via dalla strada, da una situazione difficile, gli ha dato dei soldi per mantenersi e le ha dato la possibilità di avere un futuro. Se l’avessi fatto io mi avrebbero dato un premio. Ma siccome l’ha fatto Berlusconi gli hanno dato sette anni e l’ergastolo politico.”

Domando se secondo lui in questa faccenda c’entri qualcosa il sesso o, come l’hanno chiamato i pm di Milano, ilsistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi.” Ovviamente no: si trattava soltanto di beneficienza. “In questo caso è stato veramente un benefattore. Perché lui poteva usare il suo potere senza sganciare un euro. Io, nel mio piccolo, ho fatto l’animatore in discoteca. Le ragazze mi venivano a chiedere: ‘Per favore, mi fai lavorare?’. Pensa cosa può fare Berlusconi! Se ha dato dei soldi, l’ha fatto esclusivamente perché si sentiva di farlo, perché voleva aiutare una ragazza.” “Anche le altre?”, lo incalzo. “Le altre cosa?”, mi risponde infastidito. “Be’, le cosiddette ‘Olgettine’.” Lui si arrabbia: “Quelle che tu chiami ‘Olgettine’ sono delle persone! Sono delle persone fisiche che Berlusconi ha aiutato. Ha aiutato anche dei maschi, pur senza essere gay! Ha salvato la vita a molte persone. Berlusconi ha dato la vita a molte persone, ha dato soldi a molte persone, e non penso che gli uomini se li sia inculati o e che le donne se le sia fatte tutte.”

Pubblicità

Antonio è ormai lanciatissimo, pronto a rilasciare la filippica finale: “Quello che stanno facendo adesso a Berlusconi lo faranno anche ai sinistroidi un domani! Sì, quelli che adesso si fregano le mani, quelli che adesso sono contenti. Ricordiamoci una cosa: è molto meglio passare una notte da Berlusconi che una vita da rosiconi!”

La manifestazione è ormai alle battute conclusive, e io non ce la faccio più. Giuliano Ferrara tuona dal palco: “Vergogna Boccassini, vergogna giudici di Milano!” Poi conclude ironicamente parafrasando l’Amleto: “Fottere o non fottere, questo è il dilemma.”

Fortunatamente noi non abbiamo mai avuto un simile dilemma, visto che è da vent’anni che ci stanno fottendo alla grande. E Berlusconi non ci ha mai dato un centesimo.

Segui Leonardo su Twitter: @captblicero

Altro sul tema:

Le Berluscheneidi

Riponi le tue battute, c'è ben poco da gioire per Berluconi condannato