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Tecnologia

Cosa dice la Carta dei Diritti dei lavoratori della gig economy di Bologna

Diritto alla salute, alla disconnessione e compenso orario: cosa aspettano Foodora e Deliveroo a firmarla?
Immagine: Facebook/Riders Union Bologna.

La nascita della gig economy ha creato nelle aree urbane metropolitane nuove forme di lavoro difficilmente inquadrabili nelle classiche categorie di lavoro subordinato e autonomo. Spesso questa area di incertezza è stata sfruttata per eludere le tutele dei lavoratori. Certo, la possibilità di guadagnare grazie a un lavoro flessibile non è un male di per sé — e lo stesso si può dire dal lato dei consumatori dell'opportunità di accedere a nuovi servizi —, ma i cosiddetti lavoratori digitali hanno la necessità di vedere riconosciuti standard minimi.

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Dopo che nella città di Bologna chi lavora nel food delivery è riuscito a portare i propri problemi al centro del dibattito pubblico, attraverso la nascita del sindacato informale Riders Union e con lo sciopero degli stessi rider che si sono rifiutati di lavorare sotto la neve a febbraio, è sempre da Bologna che arrivano le prime buone notizie per chi lavora nella gig economy. L'Amministrazione comunale si è infatti impegnata ad adottare e promuovere ”La Carta dei Diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano,” stilata assieme a Riders Union Bologna.

È notizia di questi giorni che le prime piattaforme di consegna di cibo a domicilio a firmare un accordo del genere in Europa — e nello specifico per la città di Bologna — sono Sgnam e Mymenu. Al loro contrario, le altre piattaforme più grandi come JustEat, Foodora e Deliveroo non hanno firmato, portando il sindaco della città all'invito di boicottarle e a dichiarare che Il Comune di Bologna renderà noto sui propri canali web quali aziende si sono esposte su diritti come l’equo compenso orario, il diritto di non lavorare per strada in giornate con condizioni meteo proibitive e l’obbligo di assicurazione.

Le risposte delle aziende non si sono fatte attendere. Tutte e tre condividono l'idea che la discussione vada portata avanti su piano nazionale: sia Foodora — che applica ai suoi lavoratori il contratto cococo —, sia Deliveroo — che applica la collaborazione occasionale, e ha deciso di non normare i rider perché ha scelto di fare riferimento ai tipi di contratto già esistenti —, sia Just Eat —che ha ribadito che nel suo modello di business, il marketplace, le consegne vengono affidate direttamente ai ristoranti partner oppure gestite dai loro partner logistici sul territorio, su cui ricade la responsabilità di contrattualizzare i rider.

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Esaminiamo i punti più rilevanti del documento pensato per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti, il loro accesso alle informazioni che li riguardano e, in generale, alla promozione di una nuova cultura del lavoro digitale in Italia e in Europa.

Obbligo di informazione

Le piattaforme digitali devono fornire ai propri lavoratori informazioni complete sui loro contratti che riguardano: il luogo di lavoro, la natura dell'impiego, le date di inizio e fine del rapporto, il compenso pattuito, le modalità di pagamento, la durata e le condizioni del periodo di prova, la procedura per la cessazione del rapporto di lavoro, l'ammontare minimo delle ore retribuite garantite — che deve essere proporzionato al tempo di disponibilità fornito dal lavoratore. Inoltre devono fornire gli strumenti di lavoro e la copertura assicurativa in caso di infortuni ai lavoratori durante lo svolgimento delle loro prestazioni.

Meccanismi reputazionali

Le piattaforme digitali sono tenute a informare i propri lavoratori e consumatori sul funzionamento del rating reputazionale — ovvero, la pratica di elaborazione un punteggio complessivo da assegnare ai lavoratori, sugli effetti che può avere sul rapporto di lavoro. Inoltre, deve essere garantito ai lavoratori una procedura imparziale per contestare un rating ritenuto errato.

Diritto a un compenso equo e dignitoso

La piattaforma deve garantire un compenso orario fisso equo e dignitoso non inferiore ai minimi sanciti dai contratti collettivi di settore sottoscritti dalle organizzazioni sindacali che più si avvicinano a rappresentare i lavoratori della gig economy. In aggiunta, ai lavoratori va garantita un’indennità per il lavoro notturno, il lavoro durante le festività e in condizioni metereologiche sfavorevoli. Viene inoltre stabilito il diritto dei lavoratori di non eseguire la prestazione in caso di condizioni meteorologiche straordinarie che potrebbero metterne a repentaglio la sicurezza e la salute, senza subire penalizzazioni. In questi casi le piattaforme devono a loro volta impegnarsi a sospendere il servizio.

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Non discriminazione e recesso

Viene vietata qualsiasi forma di discriminazione per motivi di genere, etnia, lingua, religione, orientamento sessuale, politico, sindacale, di condizioni personali e sociali. In aggiunta, se il lavoratore non è disponibile per un periodo di tempo prolungato non può essere penalizzato. Il recesso del rapporto di lavoro va comunicato con un determinato preavviso ed è possibile solo per giusta causa o un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali.

Diritto alla salute e sicurezza

Le piattaforme digitali devono tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, sottoscrivere un’assicurazione a proprio carico per coprire i lavoratori dal rischio di infortuni, malattie sul lavoro e dal rischio di danni per incidenti stradali anche nei confronti di terzi. Le piattaforme devono impegnarsi a fornire gratuitamente ai lavoratori strumenti e dispositivi di sicurezza obbligatori.

Tutela del trattamento dei dati personali

Chi lavora per piattaforme digitali ha diritto alla conferma dell'esistenza di dati personali che lo riguarda, oltre all'indicazione dell'origine di questi dati, delle finalità e modalità del loro trattamento e di conoscere a chi possono essere comunicati. Inoltre, i lavoratori hanno il diritto di ottenere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati violando la legge, il diritto di opporsi per motivi legittimi al trattamento dei dati personali, al trattamento dei dati personali con finalità di controllo e monitoraggio. Infine, viene vietata ogni forma di controllo e di indagine sulle opinioni dei lavoratori.

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Diritti di connessione e disconnessione

Le piattaforme devono assicurare il diritto alla connessione gratuita e disconnessione dei lavoratori.

Libertà di organizzazione sindacale

I lavoratori delle piattaforme digitali hanno il diritto di costituire e aderire a organizzazioni sindacali e di riunirsi secondo le norme stabilite in questi casi.

Così mentre il neo ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha annunciato che il 4 giugno incontrerà i rider ”che vengono pagati da un'applicazione pochi euro al giorno e con i quali voglio discutere di diritti da garantire a tutte le categorie dei lavoratori,” speriamo che anche le altre principali piattaforme di food delivery sottoscrivano la Carta dei Diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano. Nel frattempo, per aiutarvi ad empatizzare con i lavoratori della gig economy, vi sottoponiamo una questione di etica trattata in un altro nostro articolo sull'opportunità o meno di ordinare una pizza d'asporto durante una tempesta. Pensateci su anche voi.

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