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A Milano le ancelle sono riuscite a bloccare il voto sulla mozione anti-aborto

La protesta silenziosa delle attiviste di Non Una Di Meno ha fatto sì che la discussione della mozione Amicone venisse interrotta.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
nonunadimeno-milano
Foto via Facebook/per gentile concessione di Non Una Di Meno - Milano.

Ieri sera era stata annunciata una mobilitazione in occasione della discussione in Consiglio Comunale della ‘mozione anti-aborto’ promossa dal consigliere comunale di Forza Italia ed ex direttore della rivista cattolica Tempi Luigi Amicone.

La proposta—che aveva trovato subito l’appoggio di Milano Popolare e Lega—era stata presentata qualche settimana fa, e prevede “congrui finanziamenti a istituzioni, associazioni e gruppi che sostengono concretamente politiche a favore della famiglia e della vita,” la promozione di iniziative di sensibilizzazione “sugli effetti sociali e culturali prodotti dalla legge 194,” e il ricordo delle “uccisioni nascoste prodotte dalle pillole abortive.”

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La mobilitazione si è tradotta in una protesta pacifica a guida di ‘Non una di Meno,’ movimento politico antisessista, antirazzista, antifascista, fuori dal palazzo del comune. Ma anche dentro: poco prima dell'inizio della discussione della mozione cinque attiviste, vestite da ancelle di Handmaid's Tale, si erano sedute negli spalti riservati al pubblico della sala del consiglio comunale, per poi alzarsi in piedi una volta iniziata la discussione con in mano cartelli di protesta.

A quel punto, secondo le ricostruzioni del Fatto Quotidiano, “alcuni consiglieri comunali della maggioranza, insieme alla Polizia locale presente in aula, hanno convinto le ragazze a sedersi in modo che potesse riprendere la discussione in aula.”

In ogni caso, la protesta sembra aver sortito gli effetti sperati: la maggioranza ha deciso, infatti, di interrompere la seduta e di rimandare la discussione.

“La sola presenza silenziosa delle ancelle è bastata a bloccare l'infame mozione anti-aborto," si legge sulla pagina Facebook di Non una di meno - Milano. “Già adesso, in Lombardia, ancora troppe volte ci scontriamo con medici obiettori e strutture poco rispettose del diritto delle donne di decidere sulla loro vita e i loro corpi.” Come hanno ricordato anche le attiviste, il documento ricalca la mozione anti-aborto che è passata recentemente nella città di Verona, ed era stata addirittura appoggiata dalla capogruppo PD Carla Padovani—scelta da cui i vertici del partito hanno preso le distanze.

In ogni caso, le proteste delle attiviste di Milano hanno suscitato diverse reazioni. Il capogruppo della Lega Alessandro Morerelli le ha definite "una carnevalata" con "metodi non democratici per interrompere un dibattito che deve essere aperto.” A detta del capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale, invece, “non è mai accaduto che la presidenza e gli addetti ai lavori consentissero una protesta per più di un minuto" e che "siamo in presenza di una sinistra manichea sui temi della famiglia.”

A pensarla diversamente è l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino. "Sono convinto che quando verrà discussa la mozione verrà bocciata. A Milano non si ripeterà quanto avvenuto a Verona," ha dichiarato a Repubblica. "La protesta di oggi in aula è stata assolutamente pacifica e mi colpisce la risposta rissosa della destra. Una risposta che non coglie la preoccupazione di molte donne che non vogliono sperimentare un nuovo medioevo."

Dello stesso parere sono Barbara Bonvicini, segretario dell'Associazione Enzo Tortora Radicali Milano e Sara Martelli, coordinatrice della campagna Aborto al Sicuro. "La mozione presentata da Amicone per sostenere 'Milano città della Vita' non è che l'ennesimo tentativo di minare la libertà di scelta e di autodeterminazione attraverso ideologie fondate su presupposti errati e fuorvianti," hanno scritto in una nota congiunta. "Tentativo che resterà vano finché le molte organizzazioni che combattono in difesa dei diritti civili resteranno unite rilanciando proposte e corretta informazione."

La questione, però, è tutt’altro che chiusa: la discussione sulla proposta sarebbe stata calendarizzata per la prossima settimana.