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Corea del Nord

La triste verità dietro le cheerleader nordcoreane alle Olimpiadi invernali

Per i critici, si tratta solo dell'ennesimo tentativo del regime di sfruttare i giochi per fare propaganda.

Le Olimpiadi invernali di Pyeongchang sono, per ora, quelle della prima partita di hockey giocata dalla squadra unita delle due Coree (persa 8-0 contro la Svizzera). E, di conseguenza, anche le Olimpiadi delle cheerleader nordcoreane.

Le cheerleader fanno parte di una delegazione olimpica di 280 persone che include anche musicisti e una squadra di tae kwon do, e dal 2002 hanno fatto diverse apparizioni pubbliche. È difficile non notarle sulle tribune, principalmente per la loro precisione e l'aspetto impeccabile. Secondo i racconti dei profughi nordcoreani, quella precisione non è accidentale: le cheerleader sarebbero scelte sulla base di controlli molto rigorosi e dovrebbero soddisfare criteri molto stretti per quanto riguarda l'aspetto. Una delle più famose è Ri Sol-ju, diventata cheerleader a 16 anni, e che poi ha spostato Kim Jong-un.

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Molte di loro fanno parte di famiglie benestanti, motivo che spinge gli analisti a ritenere che non vengano considerate dal regime soggetti a rischio di fuga. Ma pare anche che 21 cheerleader siano state rinchiuse in un campo di prigionia per aver raccontato pubblicamente quello che avevano visto dopo un'esibizione in Corea del Sud nel 2005.

In pubblico i politici sudcoreani hanno supportato la delegazione nordcoreana, esprimendo la speranza che le Olimpiadi servano a rafforzare i legami tra i due paesi. Tuttavia, i critici affermano che le cheerleader siano solo l'ennesimo tentativo del regime di sfruttare i giochi per fare propaganda.

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Questo post è tratto da VICE News.