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L'ultimo video dei provita italiani non è una parodia, purtroppo

Ultimamente però gli sforzi comunicativi dei movimenti cattolici contro la "teoria del gender" si sono emancipati, e sono sfociati in una serie di contenuti audiovisivi di questo calibro.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Tra il panico da ISIS, la disoccupazione, la criminalità organizzata e la corruzione politica, l'Italia è entrata in un giro di schiaffi di problemi sociali abbastanza complessi. Da tempo ormai, tuttavia, i banditori dei movimenti ultracattolici e pro-vita cercano di indirizzare l'allarmismo verso un'altra piaga molto più temibile: la cosiddetta "teoria" (o "ideologia") del gender; che a detta loro spopola nelle scuole e minaccia di corrompe le plastiche menti delle nuove generazioni.

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Probabilmente la maggior parte delle famiglie messe in allerta dai movimenti non è nemmeno in grado di comprendere cosa identifichi questa famigerata "ideologia". Al di là di velate allusioni a gruppi di interesse oscuri e malafede libertaria, i concetti espressi da coloro che fanno propaganda antigender non esprimono niente se non un'accozzaglia di pregiudizi stereotipati e collegamenti astrusi.

Nella realtà, quello a cui si riferiscono in concreto è la "Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere", un'iniziativa ministeriale che risale al 2012 ed è portata avanti dall'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) in collaborazione con "diverse realtà istituzionali, le associazioni LGBT e le parti sociali." Tra gli ambiti d'intervento di questa strategia c'è naturalmente la scuola, dove il problema dell'omofobia è tutt'altro che irrilevante.

Nell'interpretazione messianica degli ultras di Cristo, però, un progetto ministeriale che aderisce a un programma contro la discriminazione del Consiglio d'Europa rappresenta un complotto onnicomprensivo ordito dalla "lobby LGBT".

Molte delle iniziative di protesta contro la "teoria del gender" partono dal basso e prendono le mosse dai continui e pressanti ammonimenti provenienti dalle varie associazioni. E anche se a volte sfociano in una sfumatura più accesa, fatta di "terapie per guarire i gay" e astruse ipotesi complottiste che sembrano mutuare sia dal Vangelo che dai libri di David Icke, spesso riescono ad acquistare rilevanza e a intasare concretamente lo sviluppo dei progetti di sensibilizzazione: la diffusione nelle scuole italiane dei libretti Unar "Educare alla diversità a scuola", ad esempio, è stata bloccata dopo le insistenti proteste dei comitati familiari.

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Ultimamente però gli sforzi comunicativi dei movimenti cattolici si sono emancipati, e sono sfociati in una serie di contenuti audiovisivi mirati a innalzare il livello di propaganda. Come Attacco alla Famiglia: il progetto di un vera e propria docu-fiction, da presentare al Fiuggi Family Festival, sulla "bellezza della famiglia naturale e la sua straordinaria ed insostituibile funzione sociale."

La raccolta fondi avviata dal regista Mauro Bazzani è stata sponsorizzata sui vari canali social dei movimenti cattolici—fra cui Notizie Provita, che proprio tre giorni fa ha pubblicato sulla propria pagina Facebook l'ultimo prodotto della controinformazione sul gender: un video che mira a convincere gli spettatori a firmare una petizione per fermare l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole.

In soli 45 secondi il video dipinge l'intero dramma emotivo di una famiglia il cui figlio è stato appena sottoposto all'indottrinamento dello lobby scolastiche LGBT. La peculiarità del video, anche se negli ultimi giorni se ne è parlato soprattutto per il modo ridicolo in cui è girato (e si spera studiato a tavolino per far parlare la gente su Facebook), è rappresentata dal fatto che, nonostante la brevità, riesce a rappresentare l'intera impostazione comunicativa dei movimenti che si oppongono all'educazione "gender" nelle scuole.

In questo fotogramma, per esempio, si può vedere un'intera gestalt fatta di rapporti affettivo-emotivi approvata dalla Cei che crolla. Il figlio corre dal padre per cercare un appiglio, ma lo stress post traumatico è troppo: lo fissa intensamente per pochi attimi, e poi fugge senza essere in grado di esprimere verbalmente il suo vuoto esistenziale.

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Il padre, seduto immobile come Priamo sullo scranno del focolare domestico, chiede spiegazioni alla moglie rabbiosa.

"È sconvolto, poveretto! Mi ha raccontato tutto: a scuola hanno fatto una lezione di educazione sessuale basata sulla teoria del gender. Gli hanno detto che dovrà scegliere in futuro se essere uomo o donna. Dipende da come si sente." Il vaso di Pandora dell'incertezza sessuale è stato scoperchiato, e niente è più come prima.

A questo punto parte l'effetto domino del punto di rottura: la moglie elenca tutte le implicazioni che la teoria del gender comporta, accompagnate da varie immagini che evidenziano il riverbero del decadimento morale e testimoniano la raffinata e realistica immagine sociale che queste associazioni danno del mondo omosessuale.

"Gli insegnano che è normale cambiare di sesso" (Immagine di una persona che sembra ripresa per strada senza permesso).

"Che può essere quello che vuole, né uomo né donna." (Immagine di un tizio dei piercing e le sopracciglia frazionate in tante fiammelle rosse che non si capisce cosa c'entri con la teoria del gender).

E proseguono così, a valanga, spaziando dalla presunta spinta del Ministero a praticare sesso durante l'infanzia (con una dimostrazione in classe su come indossare un preservativo pieno d'aria se sei un provita) a immagini di dilagante degrado urbano con gay e trans che ballano ovunque minacciando la produttività urbana ecclesiastica.

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Il video si chiude con una voce robotica e minacciosa che intima al padre di destarsi dal suo torpore, e di prendere in mano le redini dell'intolleranza familiare: "VUOI QUESTO PER I TUOI FIGLI?". Il padre alza finalmente la testa e con sguardo determinato si ribella: "NO!".

Al di là dell'analisi del video, quello che rimane impresso non è soltanto l'immaginario sul mondo LGBT—lontano anni luce dalla realtà—e la maieutica attraverso cui viene presentato, ma il tono vittimistico che lo accompagna. E che ormai rappresenta la politica comunicativa di tutta la propaganda omofoba.

Se si osserva con occhio distaccato tutto l'apparato mediatico che gira intorno alla questione dell'educazione alla tolleranza sessuale, si resta allibiti dall'atteggiamento tenuto dalle associazioni e dalle istituzioni che promuovono, in maniera più o meno sottile, stigma e intolleranza: continui riferimenti ad attacchi veicolati da un governo plagiato e dai sobillatori che si annidano nelle scuole; il biasimo verso se stessi e la loro incolumità culturale messa a rischio dal "politicamente corretto", gli avvertimenti circa la malafede di certe teorie gender che non hanno alcuna corrispondenza scientifica—cosa che suona abbastanza strana detta da individui che credono nella transustanziazione—e così via.

E questo video rappresenta in pieno questa impronta: l'incredulità e il senso di smarrimento dei protagonisti cozzano in modo quasi grottesco con le immagini omofobe che vengono passate con così tanta naturalezza. Ribaltando totalmente la realtà di chi discrimina e di chi viene discriminato.

Segui Leonardo su Twitter: @captblicero