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Demented parla da solo

Quanto sono svizzeri gli svizzeri?

Rispondiamo all'eterno quesito.

Illustrazione di Simone Tso.

Un’Ansa recentissima ha trafitto le mie pupille incredule: ”La frequentazione di hotel svizzeri è diminuita nel 2012. Secondo l'Ufficio federale di statistica (UST), il numero totale di pernottamenti ha registrato una diminuzione del 2 percento rispetto al 2011, raggiungendo 34,8 milioni di unità.”

Caspiterina, può Demented rimanere a guardare di fronte a tale problematica? Certo che no: e allora, giusto per portare solidarietà agli amici svizzeri, facciamo le valigie e ci dirigiamo proprio in Svizzera—a Losanna, per l’esattezza—nel tentativo di rovesciare il dato negativo elvetico per il 2013 (indossando il mio costume celestino, s’intende).

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Quale può essere il motivo di tale clamoroso calo? Ebbene, iniziamo subito l’analisi dal viaggio di andata. Voi sapete bene che esiste un luogo comune per il quale gli svizzeri sono precisi, “svizzeri”, e i treni arrivano puntuali. Ecco, in realtà i treni non sono puntuali per un cazzo. Arriviamo a Losanna con 40 minuti di ritardo causa lavori in zona Domodossola, ci fanno scendere e ci infilano in pullman sostitutivi—un viaggio della speranza senza precedenti. La cosa ottima è che non ci controllano i documenti, quindi passiamo la frontiera in maniera talmente liscia che avremmo potuto portarci zaini di droga con tanto di braccia amputate. Una sorpresa graditissima, quindi, che vi consigliamo di sperimentare.

All’arrivo in stazione in compenso ci regalano a sorpresa delle bottiglie di acqua frizzante: un benvenuto inaspettato che già fa risalire i punti del paese ospite. Ed eccoci raggiungere l’hotel. Premettiamo che grazie a una svolta epocale connessa alla nostra ricerca abbiamo un pernottamento gratuito di cinque giorni. Ma di certo i prezzi degli hotel non sono superiori a che so… quelli di una località di mare italiana parecchio frequentata, calcolando che poi il franco svizzero è debole rispetto all’euro. Orientatevi nel caso sui Bed and Breakfast, anche perché è vero che la moneta locale è debole ma i prezzi li alzano apposta—so’ svizzeri, mica scemi. Vediamo com’è il comfort dell’albergo: impeccabile, anche se spacciano un giardinetto scrauso come fosse la reggia di Caserta grazie alla tipica fotogenia dei parchi svizzeri. È incredibile: puoi fotografare una discarica e appare un giardino rigoglioso. Probabilmente si studiano delle illusioni ottiche apposta per i turisti.

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Ad ogni modo, andiamo diritti sulla questione sopravvivenza: negli hotel la colazione, semi continentale, è compresa nel prezzo e vi regalano anche l’abbonamento a tutti i mezzi pubblici per i giorni in cui pernotterete. Ragion per cui il risparmio sul pranzo è assicurato; basta svegliarsi all’ora giusta, imbottirsi di cibo, rubare i patè, farci i panini di nascosto e spenderete zero. Come vi girate esistono supermercati per poveracci tipo la Coop o il Migros (un nome un programma), gli unici a vendere l’acqua (notoriamente costosissima!) a soli 25 centesimi. Poi chiaramente arriva il momento della cena, là tocca orientarsi—se non amate McDonald’s—su posti tradizionali che offrono una gamma "variegata" di pietanze buonissime come i classici salsiccioni con patate e crauti, patate con crauti con salsiccioni, salsiccioni freddi e patate fredde, fonduta di Emmenthal con Emmenthal oppure pesce di lago in salsa (pesce gatto pulitore, che vi credevate?). Non andate in posti vicini a monumenti o stronzate del genere che vi pelano come le patate sopracitate. Le cioccolaterie poi sono delle gioiellerie, tanto che viene l’istinto di indossare al dito i tartufi anziché mangiarseli, dunque attenzione.


Il Migros, fonte di sopravvivenza.

E la città? Be’, Losanna è un posto di lago, quindi si fa il bagnetto. La potete percorrere tranquillamente a piedi, come abbiamo fatto noi per tre giorni—poi praticamente i nostri piedi hanno mandato un esposto ad Amnesty International (le frequenti salite non hanno aiutato). Arrivare al lago Lemano è facile e pratico, i locali ci vanno addirittura in monopattino. Poi però all’inizio vedendo solo un porto e duemila barche di ricconi sale un po’ la presa a male. Dove stiamo? Fortunatamente oltre al francese si parla molto l’italiano, e un barista ci dice che esistono delle “piscinuette belisime”: pensiamo già al modello sloveno, ovvero finte spiagge in una fettuccia di mare che praticamente è solo porto merdoso. Fortunatamente invece ci sono bellissime insenature dove il bagno è libero, la gente fa i barbecue e la pulizia è superiore alla media anche se ci sono segni di inciviltà sparsi dovuti, crediamo, ai turisti  più che ai villici. Si respira un’atmosfera rilassata, e non vola una mosca.

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Eh sì, Losanna è immersa in un silenzio allucinante, roba che dopo un po’ ti viene voglia di urlare apposta, come ti viene voglia di calpestare le aiuole o cagare sui prati per quanto sono curati e squadrati e numerosissimi. Gli operai addetti al giardinaggio non hanno voglia di fare nulla, però lavorano uguale con tanto di materassini per le ginocchia e varie altre comodità assortite: trattati in questo modo come sottrarsi ai propri doveri? Diciamo che in Svizzera nessuno ha voglia di fare una cippa, e appena fanno una cosa hanno la morte dentro, però la fanno perché altrimenti non saprebbero che fa’. Non c’è traccia di randagismo, neanche un gatto o un cane per sbaglio: poi scopriamo che vige ancora la legge per cui si può sparare ai gatti. Unici animali tollerati sono i cigni, i passeri, le papere e i corvi anche se c’è il divieto di dargli da mangiare—non sia mai campassero più di due giorni. Insomma, l’importante è che non ci sia casino e non ci siano cacacazzi in giro, i quali nel caso vengono direttamente messi al gabbio. La polizia locale è in assetto di guerra perenne: siamo stati testimoni di una rissa sedata in circa quattro millisecondi con gli sbirri nei panni di “psicologi delle mucche”. Avete presente quando parlano ai manzi per rilassarli mentre vanno al macello? Ecco, uguale.

Il ridente lago Lemano.

Nella guida di Losanna ti pompano mille attrattive, pare di stare a Londra. In effetti è una mezza truffa, e non c’è un cazzo rispetto alle grandi città europee. Ma c’è comunque di tutto e di più: basti pensare al fenomenale museo dell’Art Brut, che da solo vale il viaggio e che contiene alcune delle opere dei miei artisti down preferiti (una su tutte Judith Scott, sulla quale probabilmente torneremo). Musei di arte contemporanea e di architettura e gallerie come se piovesse e di altissimo interesse, che alla fine equilibrano la scarsa presenza di monumenti comunque interessanti. Nella città vecchia troviamo infatti la stupenda cattedrale gotica, in cui abbiamo assistito gratuitamente a un concerto per organo a canne che ci ha letteralmente pettinato, tra Philip Glass e Bach: in chiesa basta che non entrino cellulari e cani, per il resto puoi entrarci anche nudo che non frega niente a nessuno. Un controsenso che alla fine si rivela vincente per l’affluenza alla messa.

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Un’opera di Judith Scott in mostra al museo d’Art Brut.

Ovviamente siamo giovani e vogliamo una vita notturna giovane, no? E qui siamo capitati un po’ male: gli orari sono insindacabili, a mezzanotte chiude tutto e ti cacciano a pedate, tranne venerdì e sabato in cui si sta in piedi fino alle quattro. A luglio gran parte dei locali di rock/elettronica quali il Le Romandie sono chiusi in attesa dei festival di piazza in agosto (il Digitalism, per esempio). Alcuni locali aprono solo due volte a settimana, cosa che in Italia è impossibile da fare ma non è assolutamente male come idea, dato che invece di stare aperti 365 giorni all’anno a fare stronzate si fanno poche cose ma mirate.

La cosa eccezionale, e in un certo senso incredibile, è che abbiamo sfiorato un concerto dei Vitamin Z, che credevo fossero crepati di eroina molti anni fa. Al quartiere Flon, che strombazzano come il posto GIOVANE, ci sono solo dei locali/bar orrendi, uno dei quali è l’imitazione con tanto di sabbia di un chiosco tamarro al mare, tutti o quasi orientati sulla house/minimal commerciale (mi pare che ospitassero addirittura Bob Sinclar). È vero però che dal punto di vista architettonico ci sono cose interessantissime, soprattutto a livello di light design: ovunque si è circondati da ideali spade laser di Star Wars. La cosa inquietante è che la musica di sottofondo è praticamente ASSENTE, e dopo un po’ ti sembra di essere in un dopolavoro di anziani.

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I Vitamin Z, che ci siamo colpevolmente persi.

Il posto davvero da considerare è il “centro periferico” (zona Rue de l’Ale & co.): lì, oltre a brasserie economiche con birre artigianali anche fatte in loco, ci sono i posti “alternativi”. Fra questi, l’unico squat anarchico del centro che però—ovviamente—apre quando gli pare, infrattato e che non fa assolutamente pubblicità per paura degli sgomberi (altro che in Italia). Un paio di negozi di dischi con una ricca selezione di roba locale e un po’ di tutto: il Disc-à-brac e il Belair, quest’ultimo una mecca per tutti gli appassionati e collezionisti di avanguardia. Il proprietario (mezzo italiano) ci dice che è l’unico a sposare questa politica in città a causa dell’orientamento “punk” della scena di Losanna (tra le altre cose pare che la scena techno non venda più supporti fisici da un pezzo). Ci sono però nuove etichette che promettono bene, tipo la Dead Vox, specializzate in un mistone di elettronoisepostrockdronico che ha all’attivo solo due uscite. Con tutto quel silenzio, sfido io.

Ma soprattutto ci sono ubriaconi latinoamericani fissi che passano il tempo a bere, cantare e sentire la radio. Eppure anche loro in quanto in Svizzera non riescono a superare un tot di decibel nello schiamazzo, tanto che alle nostre orecchie era un piacevole sottofondo. In effetti essere un barbone in Svizzera dev’essere frustrante: non dai fastidio a nessuno e manco puoi farlo più di tanto. A questo proposito, mentre ci trovavamo in zona cattedrale, un tizio sale su un tetto ad appiccicare il classico Space Invaders a mosaico ecc ecc. Mentre torna indietro mi fa: “È vandalismo, no?” come se io dovessi dire “Sì, vai ragazzo, stai andando contro il sistema.” Invece io gli rispondo, “No no prego, siamo avvezzi a ‘ste cose.” Poi ritorna a fare la foto al pezzo, con la gente intorno tranquilla e a cui non potrebbe fregare di meno. I vandali svizzeri stanno leggermente indietro, diciamolo… si sognano Napoli di notte.

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Per gli amanti dello sport, invece, Losanna è perfetta: centri fitness addirittura nei centri commerciali, la gente si tiene in forma facendo continuamente jogging, sono sempre alla ricerca dello “stare bene”. Parchi attrezzatissimi, e non è raro vedere biciclette sfrecciare accanto a Ferrari testanera: due facce di una stessa medaglia che poi convergono nelle numerosissime cliniche di chirurgia estetica e in generale cliniche di benessere, che a Losanna hanno trovato un primato di affluenza. Non c’è una vecchia con le chiappe mosce. Per gli amanti del porno abbiamo i localetti di cabaret (equivocissimi) e qualche cinemino a cabina. In linea di massima sembrano però orientati al consumo casalingo via net. Con mio sommo stupore sono dei maniaci timidi.

Sport senza peli sulla lingua 24 ore su 24.

Passati cinque giorni ce ne torniamo a Roma, con il budget scavallato di poco e dopo aver visto l’unico (disperato) zingaro di tutta Losanna fingersi italiano alla stazione scollettandoci gli spicci. Clamorosamente arriviamo in Italia in orario dopo un viaggio tutto sommato comodo—addirittura ci hanno controllato tre volte i biglietti e chiesto i documenti!—e l’impatto con la capitale è chiaramente devastante (sembrava di essere in Indonesia), ma anche motivo di sollievo: finalmente un po’ di caciara e gente che ti fa lo sconto sulle birre senza rompere i coglioni.

Ad ogni modo, dovendo tirare le somme, farsi le ferie in svizzera non è poi così male. Allora perché tanto insuccesso di pubblico? Le spiegazioni sono due: o a causa di questa cosa qua, per cui ora vengono tutti in Italia, oppure più semplicemente perché dell’attrazione principale, le mucche viola della Milka, non vi è traccia alcuna. E vabe’, non tutte le svizzere riescono col buco.

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