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70 persone sono rimaste ferite per girare questo film

A 13 anni di distanza, 'Roar' resta uno dei cult più violenti e anarchici di sempre.

Il film ungherese White God è un'allegoria moderna dell'oppressione di classe che scambia gli esseri umani con i cani, e c'è una scena girata davvero con 250 cani randagi semi-addestrati che riempiono la scena. Una splendida impresa, che coincide con gli intenti narrativi del regista Kornel Mundruczo. Ma molti esempi di ambizioni cinematografiche filo-animali — o presunte tali— non sono andate altrettanto bene.

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Ri-pubblicato di recente dalla Drafthouse Film, il film Roar del 1981 spinge questo genere verso la follia. Tutto iniziò con una coppia improbabile: l'attrice di The Birds Tippi Hedren e suo marito, manager talentuoso e produttore de L'esorcista, Noel Marshall, il quale immaginò un debutto registico talmente folle che includeva più di 100 leoni, tigri, puma e ghepardi (e due elefanti).

La storia ebbe inizio nel 1969, quando Marshall fece visita a Hedren sul set di Satan's Harvest in Africa e colse l'occasione per visitare la vita selvaggia di un safari nelle vicinanze.
Durante un tour in Mozambico i due assistettero ad un vero spettacolo: una casa di un guardiano abbandonata piena di leoni che ne avevano fatto la loro tana — ordine e disordine racchiusi in un'unica location. La coppia fu ispirata e cominciò a vedere le basi per un film.

Leoni che sorveglino la scena dal tetto nel film Roar. Courtesy di Drafthouse Films.

Pensarono a un film drammatico militante basato su animali che perdevano le loro abitudini naturali filmati in California nel loro ranch a nord di Los Angeles. Marshall scrisse la sceneggiatura su un preservazionista della vita selvaggia (interpretato da lui stesso) che vive con i leoni, prendendosi cura di loro contro i bracconieri e il governo.

Marshall si occupava della regia e Hedren e i loro figli — una giovane Melanie Griffith, Jerry Marshall e John Marshall — dovevano interpretare la famiglia del preservazionista, costretti ad allontanare gli animali quando gli facevano visita.

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Il cameraman Jan de Bont ha subito uno scalpo durante le riprese di Roar. Dopo che il suo scalpo è stao ricucito con 120 punti, ha continuato a girare. Dal film Roar. Courtesy di Drafthouse Films.

Quello che venne pianificata come una produzione da 3 milioni di dollari di sei mesi diventò di 17 milioni (molti dei quali auto-finanziati da Hedren e Marshall) e ne durò 5 quando fu palese che filmare con dei leoni non addestrati non era semplicissimo. Marshall e la sua crew (incluso il DP e futuro regista di Twister Jan de Bont) non ebbero scelta e dovettero filmare le scene in stile documentario, utilizzando fino a otto camere Panavision da 35mm. Alcune scene, come quella in cui Marshall guida una jeep con due leoni sui sedili posteriori, necessitarono settimane di prove.

Hank (Noel Marshall) dà un passaggio a due tigri. Courtesy di Drafthouse Films.

Gli animali non smettevano di attaccare il cast e la crew abbastanza a lungo per concludere le scene. Oltre 70 attacchi furono documentati: a de Bont venne letteralmente fatto lo scalpo da un leone, e fu medicato con 120 punti; Noel Marshall venne morso svariate volte, spesso durante le riprese e ricoverato in cancrena; Hedren si fratturò una gamba durante la scena con l'elefante Timbo. L'attrice trovò successivamente la stessa gamba in cancrena — scoprendolo mentre visitava Jerry che si trovava in ospedale per il suo infortunio alla gamba. La lista continua.

Un terribile incidente che vide protagonista Melanie Griffith è perfino testimoniato dalle riprese, durante una scena in cui era distesa tra le zampe del leone (fu necessario un intervento di plastica facciale).

Jerry (Jerry Marshall) scappa da un gruppo di tigri. Courtesy di Drafthouse Films.

Incidenti come questi hanno posto il film in una categoria difficile da definire: alcuni membri del cast e della crew parlano apertamente delle difficoltà durante il film, mentre altri, incluso Griffith, non vogliono saperne più niente. Durante le riprese, si iniziò a pensare che, dato il coinvolgimento di Noel, la produzione sarebbe stata soggetta alla "maledizione de L'esorcista" — ovvero la inspiegabile rovina di ciascuno legato a quella produzione.

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Avevano ragione: a questo seguirono inondazioni e malattie che devastarono il set di Roar, leoni uccisi o scappati e attrezzatura distrutta che causarono un ritardo di otto settimane prima della ripresa dei lavori.

I leoni irrompono nella casa della famiglia protagonista. Courtesy di Drafthouse Films.

Per la distribuzione ci vollero altri cinque anni, Roar uscì finalmente nelle sale nel 1981 con un misero risultato al botteghino, pari a 2 milioni di dollari. Ma il risultato non fu una sorpresa: senza l'interessante storia che c'è dietro, il film è un prodotto mediocre, anche se risulta convincente nel suo disordine.

Denominato come "commedia feroce", l'etichetta ora sembra una decisione retroattiva per mascherare il film drammatico che Marshall provò a scrivere non riuscendoci.
Si vede che il cast in ogni scena prova ad comportarsi con naturalezza nonostante attacchi frequenti capitino ogni momento — mentre lo guardi ti senti pazzo a preoccuparti per la loro incolumità.

Per esempio Togar, uno Scar ante-litteram che si infuria e dilania almeno una appendice per scena e che dimostra quanto Marshall minimizzasse il pericolo dei leoni sul set come se avesse a che fare con degli ospiti ubriachi a una festa.

Hank (Noel Marshall) riceve il "bacio del leone". Courtesy di Drafthouse Films.

Molti erano già stati introdotti inconsapevolmente nell'eccentrico mondo che Marshall, Hedren e i loro figli abitavano in Roar negli anni 70.
Un incredibile servizio fotografico della rivista Life ritrae Melanie Griffith e la sua famiglia rilassarsi nella loro casa a Beverly Hills con Neil, un leone adulto acquistato su suggerimento di un addestratore. Successivamente portarono altri sette leoni nella loro casa, finché i vicini iniziarono a lamentarsi del rumore, dell'odore e della sicurezza.

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Madelaine (Tippi Hedren) viene svegliata da una pantera che le lecca il miele dalla faccia. Courtesy di Drafthouse Films.

In apparenza, la saga di Roar riguarda una famiglia folle con intenzioni pure, indipendentemente dal fatto che tutti i membri condividessero queste scelte, quello sfidare la morte ogni giorno per amore del cinema.

Quelle intenzioni, in ogni caso, continuarono: la Roar Foundation, una organizzazione no-profit fondata da Hedren che include il santuario Shambal Preserve per grandi felini, è attiva da allora.
Per quanto riguarda il film, Roar rimane una scintilla offuscata di ambizione dietro le scene, e un affascinante documento di braci lasciate alle spalle.

Madelaine (Tippi Hedren) e Hank (Noel Marshall) guardano il tramonto con uno dei leoni. Courtesy di Drafthouse Films.