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Tecnologia

​La prima bobina superconduttrice per la fusione nucleare proviene dall’Italia

Tokamak JT-60SA rappresenta un nuovo passo verso la fusione nucleare.

È ufficiale, un nuovo passo verso la fusione nucleare è stato fatto. Ed è tutto italiano. Infatti la prima bobina superconduttrice per la fusione nucleare è made in Italy, il suo nome è Tokamak JT-60SA ed entrerà in funzione a Naka, in Giappone, presumibilmente entro il 2019.

Dura da cinque anni il progetto di costruzione di questa macchina, che produrrà energia con la stessa reazione che permette alle stelle di brillare. Per ottenere questa energia occorre surriscaldare, a una temperatura di milioni di gradi, il plasma, un gas ionizzato neutro costituito da un insieme di elettroni e ioni, buon conduttore di elettricità. Per via delle altissime temperature, però, questo plasma non può entrare in contatto con le superfici della macchina che lo contiene. Ma la soluzione c'è e si tratta del confinamento magnetico del plasma che equivale alla messa in sospensione del plasma all'interno di una struttura ad anello in presenza di un campo magnetico―onde evitare che entri in contatto con la superficie della macchina.

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Questo campo magnetico utilizzato da Tokamak JT-60SA è prodotto da una serie di bobine conduttrici a forma di "D", altre 8,5 metri e larghe 4,5 metri. Le prime due bobine al mondo di queste dimensioni e completamente italiane.

Immagine: via

La bobina, un risultato raggiunto grazie alla collaborazione tra il settore della ricerca pubblica e l'industria hi-tech nazionale, andrà ad alimentare ITER (International Termonuclear Experimental Reactor), il reattore sperimentale di fusione nucleare situato a Cadarache, nel Sud della Francia. Questo è un reattore il cui confinamento del plasma si ottiene in un campo magnetico all'interno della macchina Tokamak. Lo scopo di ITER―nome che, oltre a essere un acronimo, riprende lo stesso termine latino per indicare un "percorso"―è raggiungere la fusione stabile, incrementando le attuali conoscenze fisiche sul plasma.

Il termine prefissato per il raggiungimento di questo obiettivo è il 2020 e con Tokamak JT-60SA, una macchina di forma toroidale che favorirà le condizioni necessarie per la fusione termonucleare, attraverso il confinamento magnetico degli isotopi di deuterio e trizio―atomi di uno stesso elemento chimico―del plasma, affinché venga estratta l'energia prodotta.

Questa macchina è parte del progetto internazionale sulla fusione nucleare tra Europa e Giappone, il Broader Approach che vede tra i partner l'Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile e la Ansaldo Superconduttori Spa di Genova.