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Aquila Nera è la parodia del terrorismo neofascista

L'inchiesta della procura dell'Aquila ha scoperto l'esistenza di un'associazione eversiva di stampo fascista attiva sui social network e in tutta Italia. A leggere bene le carte, tuttavia, di serio c'è ben poco.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Il terrorismo neofascista degli anni di piombo richiama un periodo della storia d'Italia segnata da bombe, stragi, omicidi, apparati deviati e tentativi più o meno riusciti di rovesciare l'ordine democratico—una lunga scia di morte e impunità con cui l'Italia non ha ancora fatto completamente i conti.

È principalmente per questo che l'inchiesta " Aquila Nera," che ieri ha portato agli arresti 14 persone (per la maggior parte residenti in Abruzzo) e messo sotto indagine un totale di 44 persone in tutta Italia, ha avuto una risonanza del genere— qualcuno ha anche parlato di un "nucleo nero che puntava a fare davvero la guerra allo Stato," mentre quasi tutti i giornali hanno sottolineato preoccupati il clamoroso ritorno dell'eversione nera.

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Le indagini della procura dell'Aquila e dei carabinieri, infatti, hanno scoperchiato l'esistenza di un'associazione "con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico" denominata "Avaguardia Ordinovista" che si rifà esplicitamente agli "ideali" di Ordine Nuovo—uno dei movimenti neofascisti più sanguinari e cruenti degli anni Settanta—e "progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l'ordine democratico dello Stato."

I "nuovi" ordinovisti si stavano organizzando per uccidere di politici "senza scorta" e compiere attentati a prefetture, questure, uffici di Equitalia, treni e anche alla metro di Roma. Il piano eversivo "studiato a tavolino," così lo definiscono gli inquirenti, si sarebbe dunque basato su un "doppio binario": "da un lato atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale"; dall'altro la presentazione di loro partito politico "che dovrebbe rappresentare per lo Stato l'unica soluzione alla disfatta e alla strategia del terrore."

Stando a quanto descritto da stampa e inquirenti, insomma, saremmo dunque di fronte a qualcosa di dannatamente serio, anche se i membri del gruppo non avevano ancora fatto il grande salto operativo. "Noi crediamo di essere arrivati prima che l'organizzazione entrasse in azione," ha spiegato il procuratore distrettuale antimafia dell'Aquila. "I progetti c'erano, non potevamo correre il rischio di scoprire dopo quanto fossero concreti."

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Il tutto è inquietante finché non si leggono bene le carte dell'inchiesta, che raccontano in dettaglio la storia di un incredibile "terrorismo in salsa facebookiana" portato avanti da persone che si "fomentano a vicenda in un delirio che può arrivare a raggiungere effetti di realtà."

Il "capo indiscusso" del gruppo è Stefano Manni, un ex sottoufficiale dei carabinieri che sogna di tornare alla strategia della tensione e ha Ordine Nuovo nel cuore. Manni—per accreditarsi presso sodali e simpatizzanti—vanta una parentela "alla lontana" con il terrorista nero Gianni Nardi e la sbandiera su Facebook: "GIANNI VIVE….IN ME….."

Il profilo Facebook di Manni, con Franco Freda e un Babbo Natale ordinovista.

Luca Infantino, invece, è il "co-promotore dell'organizzazione" nonché colui che cura la "dimensione politica ufficiale" da far "crescere parallamente al progetto eversivo." Similmente a quanto aveva fatto Ordine Nuovo ai suoi inizi, Infantino fonda il "Centro Studi Progetto Olimpo" e la "Scuola Politica Triskele"—due organi "strumentali all'attività di proselitismo" che costituiscono il volto pubblico del gruppo.

Più che una "scuola politica," il "Centro Studi" è semplicemente un blog su Wordpress in cui vengono trattati i temi cari agli "avanguardisti": "Sesso anale, tra invertiti, spiegato nelle scuole…"; il pericoloso "giudaismo mondialista", e infine la "purezza della razza," in un post in cui si legge che "è ridicolo e vergognoso che un popolo […], come quello italiano, […] sia oggi messo a repentaglio da un'immigrazione folle e sfrenata che sta privando il popolo d'Italia dei suoi diritti, primo tra tutti quello di sopravvivere."

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Accanto a Manni e Infantino c'è anche Katia De Ritis, un altro "importantissimo punto di riferimento" del gruppo che—scrive il gip—"alla dimensione politica pubblica affianca una parallela attività clandestina eversiva."

De Ritis, infatti, è consigliere comunale nel comune di Poggiofiorito e vice segretario nazionale di un partito dal nome piuttosto ossimorico: "Fascismo e Libertà – Socialismo Nazionale." Le sue posizioni sono piuttoste chiare. "Noi abbiamo accolto la missione che ci è stata affidata dal Duce col suo mandato finale, col suo testamento, con le sue ultime volontà,"

scrive De Ritis nel sito di Fascismo e Libertà. Katia De Ritis a un banchetto nel 2011. Via.

Come tutti i movimenti eversivi che si rispettino non può mancare il Cattivo Maestro: in questo caso è il 93enne Rutilio Sermonti, reduce della RSI e intellettuale fascista considerato l'ideologo del gruppo. Manni lo elogia e lo usa "di fronte al suo circuito" per "vantare una conoscenza personale di alto livello legata ad importanti fasi della storia ordinovista", dicendo che Sermonti "si ricorda i particolari di cose accadute 50 anni fa, cioè [è] un mostro ed ha dentro il fascismo puro." Purtroppo, vista l'età, "potrebbe lasciarci da un momento all'altro."

Avanguardia Ordinovista poteva vantare anche collegamenti con altri gruppuscoli di estrema destra. Tra questi spiccano "Confederatio"—un soggetto politico gravitante nella destra radicale attenzionato dal Ros da qualche anno—e il " Movimento Uomo Nuovo" di Nicola Trisciuoglio, un ex avvocato napoletano con "svariati precedenti per truffa, estorsione ed altro, nonché pregiudizi per reati di istigazione all'odio razziale e apologia al fascismo."

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Ci sono anche i "Nazionalisti Friulani," che hanno una pagina Facebook (quasi 10mila fan) grondante di post razzisti, lamenti per le sorti in cui è sprofondata la Nazione, tirate contro "I SERVI DEI MONDIALISTI DI STAMPO MARXISTA GIUDAICO-SIONISTA" e rocciose difese delle tradizioni culinarie friulane:

Il "progetto eversivo" viene perseguito principalmente su Facebook—strumento che non è esattamente una garanzia per pianificare azioni terroristiche. Ciò nonostante, gli "eversori" sono attivissimi sul social network, che usano sia per organizzarsi che per fare proseliti.

A questo proposito, Manni arriva addirittura a creare un falso profilo, Nuovo Centrostudi Ordine Nuovo, in cui si spaccia come un "generale di 71 anni dei Carabinieri" che nelle conversazioni intercettate con gli altri sodali è descritto come "uno dei fondatori di Ordine Nuovo", per accrescere la caratura del gruppo.

L'ordinanza, per il resto, è piena di conversazioni che si svolgono principalmente sulla bacheca di Manni. Uno dei bersagli prediletti è indubbiamente l'ex ministro Cecile Kyenge. In uno status del 2013 Manni la definisce "NEGRA CHE AMA DEFINIRSI MINISTRO" e "EX PROSTITUTA ED EX CLANDESTINA" che "HA FATTO IL SALTO DI QUALITA'." In un altro post, sempre sul profilo di Manni, si legge:

Altri chiodi fissi sono i due marò ("se dovessero essere condannati a morte si aprirà una stagione di sangue che l'Italia non ha conosciuto neanche con i conflitti mondiali"), i rom ("COLPIRE. COLPIRE. COLPIRE. DOVREMO ESSERE SPIETATI"), false voci dell'arrivo di Ebola in Italia ("ARMIAMOCI, ALLA MENO PEGGIO […] E SI INIZI L'ABBATTIMENTO A VISTA DI TUTTE CODESTE SPECIE ALLOGENE"), Equitalia e naturalmente Laura Boldrini, a cui viene riservato un trattamento speciale.

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Oltre che dagli "allogeni" e certi esponenti politici, i membri di Avanguardia Ordinovista sono letteralmente ossessionati dalla strategia della tensione e dall'eversione nera—"a grandi linee è come negli anni Settanta," dice uno degli indagati. I cospiratori invocano la strage di Bologna e quella dell'Italicus, si esaltano al pensiero di commettere "6-7mila attentati di quelli sanguinari" e parlano addirittura di rifare i "Campi Hobbit."

Questa fascinazione, tuttavia, non riesce mai a concretizzarsi nella realtà, visto che—lo ripete sconsolato lo stesso Manni—"siamo pochi, siamo pochi pochi pochi, questa è la triste realtà."

La capacità "militare" di questo pugno di eversori, infatti, scala agevolmente la vetta del ridicolo in più occasioni. Nell'intercettazione qui sotto, ad esempio, due "avanguardisti" usano un linguaggio criptato che ricorda quello di un 15enne che compra del fumo per la prima volta, più che quello di due pericolosi terroristi neri che si stanno procurando delle armi per sovvertire la democrazia.

L'ordinanza stessa, del resto, in certi punti sembra una spietata parodia di come fare una "rivoluzione fascista" nel terzo millennio. In una profetica conversazione, ad esempio, due indagati esprimono il timore di "andare dentro," "prendersi pure del pirla" e "farci ridere indietro e prendere i calci nel culo."

Stefano Manni, invece, tira pacco a un appuntamento chiave per la strategia eversiva del gruppo inventandosi un fermo dei carabinieri per poter andare alla recita di Natale della figlia.

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Verso la fine dell'ordinanza, inoltre, viene riportato un vaneggiamento del "capo," che in un incontro a casa di De Ritis esplode in un crescendo di propositi stragisti, affermando che bisogna mettere "una bomboniera alle basi di un palazzo abitato da [immigrati]" e "scannare" i figli degli albergatori che "ospitano i baluba."

Al di là dell'aspetto giudiziario e della supposta pericolosità di questo strampalato gruppo terroristico, quello che preoccupa veramente sono le idee che questi attempati fascisti da social network diffondevano in gruppi e bacheche.

Lo stesso Manni, scrive il gip, riteneva che lo "scenario politico ed economico italiano" fosse "l'humus favorevole" per "sollecitare sentimenti di antisemitismo e xenofobia, affiancanti da marcate forme di istigazione ed incitamento ad azioni estreme." Il punto è che non aveva nemmeno tutti i torti, visto che posizioni del genere—l'odio verso gli immigrati, le minacce di morte a certi esponenti politici e la nostalgia per Benito Mussolini—sono tutt'altro che minoritarie sul Facebook italiano, e più in generale nella società attuale.

Basta farsi un brevissimo giro, infatti, per rendersi conto dell'esistenza di un intero ecosistema di pagine e siti che rimbalzano sulle bacheche di centinaia di migliaia di utenti e fomentano indisturbate xenofobia, disinformazione e apologia di fascismo.

Insomma, se il terrorismo nero nel 2014 è quello descritto dall'inchiesta "Aquila Nera" c'è da stare abbastanza tranquilli. Molto meno tranquillizzante, invece, è accorgersi che le loro idee siano molto più diffuse di quanto vorremmo credere.

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