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Ex vegani e vegetariani spiegano perché sono tornati a mangiare carne

Per scelta, per pigrizia o perché non si sono potuti trattenere dal mangiare "solo una fettina di salame" e ci sono ricascati.

Nell'ultimo anno in Italia il numero dei vegan è letteralmente triplicato, passando dall'uno al tre percento della popolazione. Se consideriamo anche i vegetariani, in Italia c'è una massa di più di quattro milioni e mezzo di persone che non mangiano più né carne né pesce e percorrono in lungo e in largo i reparti bio-vegan-gluten free che si stanno facendo largo nei nostri supermercati.

Liquidarla come "una moda" sarebbe il tipico discorso da bar. L'esigenza di un'alimentazione più consapevole ed ecosostenibile è incoraggiata dall'incontro tra la crescente sensibilità per determinate tematiche, come i diritti degli animali e l'impatto ambientale delle nostre abitudini alimentari, e la possibilità di condurre concretamente una dieta senza carne e derivati.

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Ma non tutti riescono a tenere fede a questa scelta. A fronte di chi ce la fa ci sono tutti quelli che per scelta, per pigrizia o perché non si sono potuti trattenere dal mangiare solo una fettina di salame ci sono ricascati e hanno deciso di abbandonare—definitivamente o solo per un po'—vegetarianismo e veganesimo. Abbiamo chiesto ad alcuni di loro com'è successo, perché e com'è stato tornare a mangiare carne dopo anni.

CLAUDIA, 31 ANNI, EX VEGANA

Sono diventata vegana a 25 anni. È stata una scelta improvvisa e mi ci sono buttata di petto, senza vie di mezzo. Ero a casa con la febbre per una fortissima allergia stagionale e avevo un sacco di tempo da perdere, così mi sono ritrovata a leggere forum e articoli sull'argomento: dopo quattro giorni di letture intensive ho deciso di diventare vegana, senza passare per il vegetarianismo. Non ho visto video di animali portati al macello né i film "vegani" più famosi, come Earthlings. Non ne ho avuto bisogno: la scelta mi convinceva dal punto di vista etico, di salute e ambientale. L'unico dubbio che avevo all'inizio, essendo una persona molto sportiva, riguardava cosa avrei dovuto fare per bilanciare la dieta.

Per un paio d'anni è andato tutto benissimo, esami del sangue perfetti e allergia svanita. In quel periodo ero anche un'attivista: andavo a manifestazioni e raccoglievo firme per iniziative contro il bracconaggio. Però a un certo punto la dieta irreprensibile che seguivo ha cominciato a venirmi a noia: sentivo proprio la mancanza di certi sapori e il pesce e le uova me li sognavo letteralmente la notte. Per un po' mi sono buttata sui prodotti vegani che richiamano quelli per onnivori, finché non mi sono resa conto che la soia mi stava facendo male. Sopratutto le uova sono diventate un'ossessione—almeno finché non ho scoperto che i genitori del mio compagno, che vivono in campagna, avevano un paio di galline. Ho ricominciato a mangiare qualche uovo ogni tanto quando li andavo a trovare.

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Nel frattempo mi sono trasferita in Germania. Ho cominciato a studiare per diventare nutrizionista, a fare più spesso sport. Ho anche cominciato a fare pensieri ossessivi sul cibo e ho finito per sviluppare un disturbo alimentare. Più studiavo e più ascoltavo il mio corpo, più ci pensavo: mi stavo sforzando di fare qualcosa che mi faceva stare male. Così l'estate scorsa, dopo quasi cinque anni da vegana, quando miei mi hanno piazzato davanti del pesce per pranzo l'ho mangiato. Mi ha causato una tale esplosione in testa che ho subito capito che era finita.

Adesso sono tornata onnivora. Le mie ossessioni sono sparite e sto decisamente meglio. Non sono diventata un'anti-vegana: stimo chi continua a esserlo ma non è una scelta per tutti e sicuramente non fa per me.

FRANCESCA MARIA, 31 ANNI, VEGANA

Sono diventata vegetariana quando avevo cinque anni. Non è stato per influenze familiari—in famiglia non ci sono né vegetariani né vegani—ma è stata una decisione esclusivamente mia, presa in seguito a un trauma. I miei nonni materni allevavano conigli e tra questi c'era Carolina, la mia preferita. Un giorno mio nonno mi ha detto: "Vieni, che andiamo a trovare Carolina." Arrivati ha pensato bene di mettere il coniglio sottosopra e squartarlo davanti ai miei occhi. Ovviamente sono rimasta sconvolta e ho iniziato a rifiutare categoricamente la carne.

Poi, una volta cresciuta, la scelta è diventata una questione etica e mi sono avvicinata al veganesimo. All'inizio l'atteggiamento di certi vegani intransigenti mi ha un po' respinta, perché per me le scelte alimentari sono una questione troppo personale e non si possono imporre. D'altra parte è impossibile comportarsi in modo totalmente sostenibile e ognuno ha il diritto di contribuire come crede e come può. La proverbiale goccia nell'oceano.

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La scelta di smettere di essere vegana invece era anche un esperimento, visto che davvero onnivora non lo ero mai stata. Ho iniziato a introdurre nella mia dieta la carne molto gradualmente, sia per il sapore sia per motivi di digestione, ma non mi è mai piaciuta. La cosa che mangiavo più volentieri era la bresaola.

Dopo nemmeno quattro mesi, ho iniziato a notare cambiamenti negativi sul mio corpo: avevo i capelli bruttissimi, la pelle spenta, sembravo invecchiata e anche a livello di umore mi sentivo più giù del solito. Così ho ascoltato questi segnali e sono tornata a essere una vegana più convinta di prima.

FRANCESCO, 36 ANNI, EX VEGETARIANO

Sono diventato vegetariano il giorno del mio ventesimo compleanno. Era un modo di fare politica che non implicava discese in piazza o attivismo, ma più avanti ho capito che era anche una scelta che mi serviva a definire la mia identità. Sono tornato a mangiare carne due anni fa, quando ho cambiato lavoro, e dovendo presentarmi a persone nuove mi sono reso conto che quel pezzo di identità non lo sentivo più mio.

Tornare a mangiare carne è stato un processo graduale. All'inizio, quando l'aspetto identitario è molto forte, sei quasi contento di rispondere alle provocazioni: è una forma di attivismo e di esercizio intellettuale. Poi diventa un'abitudine e inizi a scocciarti all'idea che qualcuno possa chiederti spiegazioni, al punto che quasi ti nascondi e se ti portano una pasta alla carbonara la mangi scansando la pancetta e infilandola nel piatto di tua moglie, senza rompere a nessuno

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D'altra parte col tempo inizia a svanire anche l'idealismo. A un certo punto capisci che la tua scelta individuale non cambia le sorti del pianeta e ti scocci sempre di più della tua scelta a ogni grigliata in cui devi spiegare che non mangi la salamella mettendo in imbarazzo le persone che ti hanno invitato senza saperlo. Almeno per me è stato così, alla fine non mi ha mai fatto schifo la carne e non ho mai provato disgusto all'idea di mangiare un animale morto: era un discorso puramente cerebrale. Con la maturità di oggi sostengo ancora la causa vegetariana, solo che più della scelta individuale adesso mi interessa l'azione politica per risolvere i problemi ambientali creati dalla produzione industriale di carne.

FEDERICO, 31 ANNI, EX VEGETARIANO

Sono diventato vegetariano nel 2013, quando sono andato a vivere da solo con la mia ragazza. Volevo diventarlo da tempo ma prima era quasi impossibile, perché vivendo con i miei non avevo il pieno controllo di quello che c'era nel frigorifero e visto che la carne mi piace molto quando me la trovavo nel piatto la mangiavo.

Non sono mai stato il tipo di vegetariano che fa proselitismo o si mostra superiore. Lo sono diventato semplicemente perché provavo pena nei confronti degli animali: avevo un cane e tra lui e un maialino non riuscivo a vedere nessuna differenza. Ma quando uscivo con gli amici e si andava in posti in cui per me c'era poca scelta mi sentivo quasi in colpa, e ho sempre cercato di non dare fastidio e di spiegare la mia scelta solo a chi voleva saperne qualcosa.

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Ho ripreso a mangiare carne circa un anno fa, quando mi sono lasciato con la mia ragazza. Lei era molto più brava a cucinare e quando ci siamo lasciati io ho iniziato a mangiare spesso fuori, perché quello che mi preparavo a casa non era un granché. Così ho iniziato a cedere. La prima volta è stato con alcuni colleghi: dovevamo fare le comparse per la pubblicità di un aperitivo. Eravamo su una terrazza e ci offrivano drink e cibo e a un certo punto sono passati con una tartare fatta da un super chef. Ho esitato per un po' e poi l'ho mangiata.

Per cui il mio ritorno alla carne è un fatto di pura golosità. In realtà, però, dopo le prime difficoltà di digestione, mi sembra di stare anche meglio fisicamente, forse perché la dieta che seguivo prima non era bilanciatissima. Comunque non è che ne mangi tantissima: non la compro quasi mai, anche perché non credo di essere capace di cucinarla. Mi capita più che altro di mangiarla quando esco. In futuro spero di riuscire a smettere di nuovo ma la carne mi piace troppo: anche quando non la mangiavo, se ne sentivo il profumo la tentazione era davvero forte.

MARTA, 31 ANNI, EX VEGETARIANA

Sono diventata vegetariana nel 2005. Mentre non amo il latte e posso rinunciare facilmente al formaggio, la carne mi piaceva molto: radunare la forza di volontà necessaria non è stato facile ma dopo qualche tentennamento sono andata dritta per quella strada fino al 2013, anno in cui per una serie di ragioni mi sono ritrovata a mangiare una fettina di salame. Da lì si è aperto l'abisso.

Gli affettati erano la cosa che mi mancava di più e quella fettina di salame mi ha ricordato quanto erano buoni. Per un po' ho mangiato solo salame, ma pian piano il cerchio si è allargato e in un paio di mesi la mia scelta vegetariana era solo un ricordo e la causa di un sacco di sensi di colpa.

Il fatto è che la carne è buona, è più facile da gestire in diverse occasioni—prepararsi un panino, mangiare fuori—è facilmente reperibile e spesso molto più veloce da cucinare. Non che la cucina vegana e vegetariana non sia buona, anzi, spesso lo è quanto e più di quella onnivora. Ma comporta una certa quantità di impegno personale e dedizione che io non riesco più ad avere.

Il mio buon proposito per il futuro è quello di tornare a essere vegetariana. Devo solo scansare tutti i prosciutto e melone che mi si pareranno davanti.

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