FYI.

This story is over 5 years old.

News

La scoperta della prima piantagione di coca in Messico potrebbe ribaltare il mercato della droga

La settimana appena passata ha segnato un nuovo e inquietante primato nel lungo rapporto tra droga e Messico. La protagonista è stata una pianta, o meglio, molte piante-un campo di piccoli cespugli con foglie verdi e ovali e bacche rosse.

Questo post è tratto da VICE News. Foto di Edgar Moreno

La settimana appena passata ha segnato un nuovo e inquietante primato nel lungo rapporto tra droga e Messico. Non ci sono state le violenze, gli spargimenti di sangue, gli episodi di corruzione o tortura che hanno segnato buona parte della guerra alla droga nel Paese. La protagonista è stata una pianta, o meglio, molte piante-un campo di piccoli cespugli con foglie verdi e ovali e bacche di color rosso brillante. Per la prima volta in Messico le autorità hanno scoperto una piantagione di coca.

Pubblicità

Fino ad oggi la coca-la materia prima usata per produrre cocaina-era stata coltivata quasi esclusivamente lungo le Ande. Ma in teoria non c'è nessuna ragione per cui i cartelli messicani non possano iniziare a coltivarla, e gli esperti appaiono sorpresi che ci sia voluto così tanto perché la pianta migrasse verso nord dal Sud America. Ora che il cambiamento è in atto, le conseguenze potrebbero essere gravi.

La piantagione di coca era situata nello stato del Chiapas, nell'angolo più meridionale del paese, non lontano dal confine con il Guatemala. Secondo il quotidiano messicano Reforma nei dintorni del piccolo comune di Tuxtla Chico sono state trovate 1639 piante su una superficie di 1250 metri quadrati. Mentre l'esercito messicano e la polizia di confine si sono occupati della distruzione delle piante, tre sospettati sono stati fermati in una vicina abitazione in cui erano state rinvenute foglie di coca non trattate.

Sia l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e la Prevenzione del Crimine che un comandante dell'esercito messicano hanno confermato a VICE News che è la prima piantagione scoperta in Messico; ma questo non significa che nessuno se l'aspettasse. Sanho Tree, direttore del Drug Policy Project e ricercatore all'Institute for Policy Studies, sostiene che le condizioni per produrre coca in Messico sono sempre state favorevoli.

"Io mi chiedo solo questo: perché ci è voluto così tanto," ha dichiarato Tree a VICE News. "Qui ci sono manodopera a basso costo, terre sconfinate e clima favorevole. Aggiungeteci la corruzione, la povertà dilagante e le scarse infrastrutture e avrete un mix perfetto."

Pubblicità

La piantagione messicana era piuttosto piccola se messa a confronto con gli standard del Sud America. Ci vogliono dai 450 ai 600 chili di foglie di coca per produrre un chilo di cocaina, quindi la materia prima trovata in Messico non sarebbe abbastanza per produrre quantità significative di prodotto. Tuttavia, la semplice esistenza della piantagione dimostra che i cartelli della droga messicani progettano di liberarsi degli interrmediari colombiani, i fornitori di quello che è il loro prodotto più redditizio.

L'esercito mentre distrugge le piante. Foto di Edgar Moreno

In termini di puro business, quando si tratta di distribuire prodotto i cartelli messicani sono per lo più integrati verticalmente. Coltivano marijuana e papavero da oppio-soprattutto nel cosiddetto triangolo d'oro tra le montagne della Sierra Madre occidentale, corrispondente agli stati di Sinaloa, Chihuahua e Durango-e producono metanfetamine all'interno di laboratori domestici riforniti di sostanze chimiche dall'Asia. La cocaina rientra solo parzialmente nel business, poiché il lungo confine con gli Stati Uniti rappresenta la via più facile per introdurre sul mercato i beni prodotti da altre organizzazioni criminali in Colombia, Bolivia e Perù.

Il mercato messicano della cocaina è decollato veramente solo quando il giro di vite statunitense sul contrabbando di cocaina dalla Colombia attraverso i Caraibi ha avuto come effetto il reindirizzamento del flusso dalle rotte marine alle vie terrene, permettendo al crimine organizzato messicano di imporre il proprio dominio su gran parte della filiera.

Pubblicità

Dai semplici corrieri dei cartelli colombiani ai grossisti di oggi, sembra che le gang messicane vogliano aggiudicarsi il premio più ambito.

"Si può ipotizzare che alcuni trafficanti di droga messicani stiano cercando di piantare coca in territori diversi da quelli tradizionali, così da dominare l'unico anello della catena produttiva della cocaina che ancora non controllano, ossia la coltivazione," ha riferito a VICE News Antonio Mazzitelli, rappresentante dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e la Prevenzione del Crimine per il Messico e dell'America Centrale.

Jeremy McDermott, co-direttore di InSight Crime, un gruppo di ricerca indipendente che monitora il crimine organizzato nell'America Latina, ha dichiarato a VICE News che la recente scoperta rispecchia l'attuale orientamento della malavita. Dal momento che la mafia colombiana ha aumentato la distribuzione della cocaina in Europa e ha dato vita a nuovi mercati in Argentina e Brasile, l'alta domanda di prodotto e le scorte a termine hanno spinto i trafficanti messicani a cercare nuove soluzioni. McDermott ha citato il caso di alcuni uomini sospettati di far parte del cartello di Sinaloa arrestati in Perù e collegati al sequestro di quasi otto tonnellate di cocaina.

"È chiaro che i messicani vogliono mettere le mani su più prodotto," ha detto McDermott; "sarebbe una grande svolta se-ed è un se molto grande-i messicani dovessero riuscire a coltivare coca e quindi a produrre cocaina propria."

Pubblicità

Esistono più di 200 varietà di coca, solo 17 delle quali possono essere trasformate in cocaina. Solo quattro fra queste sono normalmente coltivate allo scopo. In più, come tutte le altre colture, anche la coca dipende da clima, altitudine, suolo e altri fattori. La coca che cresce sulle pendici delle Ande possiede generalmente più alcaloidi di cocaina (la sostanza responsabile dell'effetto stupefacente) che quella delle piantagioni in pianura.

La coca è presente da migliaia di anni sulle Ande ed è parte integrante della cultura locale. La cocaina è stata scoperta nel 1859, e la conseguente domanda per scopi medici o ricreativi ha causato il sorgere di numerose piantagioni in varie parti del mondo. Agli inizi del ventesimo secolo, l'Indonesia sotto dominio olandese aveva sorpassato di poco il Perù come primo fornitore mondiale di coca. Tree sostiene che la coltura fosse presente anche in Sri Lanka, Giappone e persino nelle Hawaii. Oggi tutta la cocaina presente proviene dagli stati lungo le Ande, ma non è detto che la situazione non possa cambiare.

"Qualsiasi contadino colombiano che coltiva coca può essere portato in Messico per illustrare il procedimento," sostiene Tree. "Ma anche i video potrebbero funzionare, e poi sarebbe solo questione di perfezionare le tecniche perché la coltura si adatti al suolo e al clima. Penso che questa scoperta sia stata un tentativo o un esperimento, ma è solo un'ipotesi. Potrebbero anche introdurre delle innovazioni; diffondere la coltivazione in Messico è molto sensato, per i trafficanti. Inoltre la coca non è facilmente riconoscibile come la marijuana o il papavero."

Pubblicità

Prima dell'ascesa di Pablo Escobar e del suo cartello, negli anni Ottanta, in Colombia la coca non era così diffusa. La coltivazione fu introdotta per ottimizzare la filiera della cocaina, e cambiò tutto. Da allora, gruppi paramilitari e gang armate si sono avvicendati in un conflitto per il controllo delle distese di coca e dei laboratori nella giungla che ricavano la polvere dalle foglie. La situazione si è placata solo di recente, ma non è possibile prevedere se l'introduzione della coca in Messico potrebbe avere gli stessi effetti devastanti.

McDermott ci ha spiegato che ci sono voluti anni perché la coltura si adattasse al clima tropicale colombiano, e le recenti innovazioni hanno permesso ai contadini di aumentare la resa rispetto al contenuto di alcaloidi.

"I colombiani hanno fatto esperimenti con la coca, facendo innesti con altre specie del Perù," dice McDermott. "Mi interesserebbe capire se anche i messicani abbiano fatto lo stesso e trovato una specie in grado di adattarsi alle condizioni del Chiapas."

Una delle piante di coca. Foto di Edgar Moreno

Il Chiapas è normalmente identificato come territorio dei Los Zetas, una gang nota per le barbarie-lavoravano a supporto del cartello del Golfo prima di staccarsene nel 2010-più che per l'ingegnosità agricola. "Non credo che gli Zetas abbiano le conoscenze necessarie a praticare innesti di specie," sostiene McDermott. "Non è una cosa che può fare qualsiasi delinquente alle prime armi. Ci sarebbe bisogno di un agronomo."

Pubblicità

Con un nucleo originario formato da disertori dell'esercito, tuttavia, gli Zetas sono noti per la grande esperienza e le conoscenze tecniche. Inoltre, grazie ai collegamenti internazionali, non gli risulterebbe troppo difficile assoldare un produttore colombiano o di altra nazionalità.

I cartelli messicani possiedono già conoscenza e risorse necessarie per ricavare cocaina dalle foglie di coca essiccate. Secondo un report del 2013 della compagnia di intelligence Stratfor, in Honduras e Guatemala i cartelli sono in possesso di raffinerie che ricavano cocaina dalla pasta di coca proveniente da Perù, Bolivia e Colombia. Il processo di raffinatura era competenza dei colombiani, ma le continue incursioni della polizia hanno rallentato la loro attività e ridotto la disponibilità del precursore chimico necessario per il procedimento. Nonostante ciò, le stime del Dipartimento di Giustizia americano indicano che il 95,5 percento della cocaina sequestrata negli Stati Uniti proviene da laboratori colombiani.

Tree ha anche sottolineato che la distruzione aerea delle piantagioni di coca da parte del governo colombiano, finanziata da più di cinque miliardi di dollari dagli Stati Uniti attraverso il Plan Colombia, non ha prodotto risultati se non quello di incrementare la produzione di coca in Perù. Gli enormi profitti provenienti dal mercato della droga fanno sì che ci saranno sempre la volontà e i mezzi per produrre droga.

Pubblicità

"Ci sono semplicemente troppa povertà, troppa richiesta e troppi territori senza governo in questo mondo. Se sommiamo tutto questo alla 'spinta ai prezzi' offerta dall'illegalità otteniamo quello che gli alchimisti non sono riusciti a fare: trasformare dei semplici beni agricoli in oro. La cocaina dovrebbe costare qualche spicciolo per dose, ma i rischi creati dalla guerra rendono possibile la situazione attuale."

Tree ha anche ipotizzato che se gli Stai Uniti dovessero in qualche modo bandire la coca dall'America Latina, questa verrebbe presto coltivata altrove. "È possibile che l'Africa sub-sahariana sia la prossima," continua Tree. "Molta manodopera a basso costo e territori non governati."

La scoperta di un piccolo campo di coca in Messico non cambierà le cose da un giorno all'altro, ma potrebbe essere un presagio di ciò che verrà. Ottenere il controllo completo della filiera della cocaina renderebbe i cartelli ancora più ricchi e potenti-uno scenario da incubo per i governi di Messico e Stati Uniti.

È importante sottolineare che quella scoperta la settimana scorsa è stata la prima piantagione "conosciuta" del Messico. Questo significa che nel Paese potrebbero esserci altre piantagioni, anche più estese. Dopotutto, se i campesinos riescono a nascondere enormi piantagioni di marijuana e papaveri da oppio negli angoli remoti della Sierra Madre, cosa impedisce loro di tentare un'altra coltura illegale ed estremamente redditizia?

Hannah Strange e Rafael Castillo di VICE News hanno contribuito alla stesura del pezzo.

Segui Keegan Hamilton su Twitter: @keegan_hamilton