Cultura

Un’analisi accurata del successo di “Belve”

I motivi dell'ascesa del programma di Francesca Fagnani sono tanti. Innanzitutto: il modo serissimo con cui tratta soprattutto argomenti di costume.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
belve francesca fagnani rai
Immagine via Rai.

Di solito di un programma si parla per i motivi opposti, ma in questo caso una buona notizia: Belve è stato promosso in prima serata. Ieri è andata infatti in onda su Rai2 la prima puntata dell’ottava stagione del programma condotto dalla giornalista Francesca Fagnani, che probabilmente cinque anni fa, ma anche meno, non avrebbe mai immaginato di diventare così pop, materiale da imitazioni o TikTok

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Il fulcro del programma rimane sempre lo stesso: Fagnani pone domande alla persona intervistata, dandole del lei (mai del tu, perché come le ha insegnato Michele Santoro fa cafone). Entrambe stanno sedute su degli sgabelli alti, che paiono molto scomodi. La giornalista, durante l’intervista, tiene poi sempre in mano un'agenda stipata di post-it, scritte, che sembra dire: io, l’autrice Irene Gherno e tutti quelli che lavorano a ‘sto programma ti abbiamo studiato un sacco. Ci abbiamo perso le ore di sonno.

Il ritmo dell’intervista è incalzante, diretto. Preceduta dalla sigla composta da una pantera sul procinto di zamparti e “L’appuntamento” della Vanoni, la prima domanda che rivolge Fagnani all’ospite è sempre la stessa: “Che Belva si sente?” Anche l’ultima: “Se potesse riportare una persona in vita, chi sarebbe e cosa le direbbe?”

Ma essendo sbarcato in prima serata, a Belve—appaltato a questo giro alla casa di produzione Fremantle per il dispiacere di alcuni in Rai—è stato cambiato qualche connotato. Per aderire meglio al nuovo slot orario, il numero delle interviste è salito a quattro, è stato inserito il pubblico, ma anche delle spalle comiche: Cristina Di Tella, imitatrice di TikTok, e le romane Valeria De Angelis e Maria Chiara Cicolani, conosciute come “Eterobasiche,” nome del profilo con cui perculano, interpretandoli, i MEB, acronimo che sta per maschi etero basic (che è un acronimo ereditato da “Le Bimbe di Lilli Gruber”). Il profilo Instagram Eterobasiche nasce a Novembre 2021 e, a partire da un video parodia su dei MEB al Museo, macina subito a vampata numeri e consensi, per poi stabilizzarsi organicamente.

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In tv, altro mezzo con altre regole, l’ascesa di Belve, almeno inizialmente, è più graduale. In principio viene realizzato da Loft Produzioni, legata ai volti del Il Fatto Quotidiano. Nel 2018 il programma entra poi nel palinsesto di Nove, canale Warner Bros. Discovery, e ci resta fino al 2019. Nel 2021 si sposta su Rai2. Gli ascolti sono buoni, crescono. La Rai è così contenta che prova alla settima edizione a mandare tre puntate a settimana, ma forse sono troppe. Correggono il tiro. I dati in streaming su RaiPlay però sono ottimi: un sacco di gente recupera Belve il giorno dopo (eccomi!), o quando gli pare, un po’ come succede con la serie tv Mare Fuori

Avanti veloce a febbraio 2023. Sul palco del Festival di Sanremo il cast di Mare Fuori viene chiamato per il lancio promozionale della terza stagione, ma Francesca Fagnani lo calca molto più di Matteo Paolillo&Co: è la co-conduttrice, in Armani, della seconda serata del quarto Sanremo condotto e diretto da Amadeus. Se Amadeus e il suo team ti scelgono insieme a gIANMARIA di XFactor 2021, Chiara Ferragni regina del self branding e Lazza mister album più a lungo in classifica alla prima posizione da oltre 10 anni, significa solo una cosa: sei sull’onda dell’hype. 

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E che cosa fai? Oltre a divertitela, ti prendi uno spazio per raccontare le voci dal carcere minorile di Nisida, con cui hai passato del tempo, in modo serio, senza spettacolarizzare o retorica spiccia. 

Così, chi non la conosce, può scoprire Fagnani prima e oltre Belve. La giornalista romana, classe 1976, che si è occupata già di questione carceraria in passato con reportage e programmi, che ha collaborato col già sopracitato Michele Santoro e Giovanni Minoli, che scrive di malavita organizzata.  

In quei giorni, Fagnani è anche ospite a Muschio Selvaggio, il podcast condotto da Fedez e Luis Sal, che durante la kermesse musicale va in onda su Rai2. Ed è lì, in quegli scambi, che il pubblico può intuire perché Belve piace a tante persone. 

Si scopre che Fedez è un “super fan” del programma, che all’invito di Fagnani ha risposto “vediamo,” perché “non ne puoi uscire bene.” Visto che “è troppo str*nza.” Lei, dal canto suo, gli risponde che la sua è “un’ironia bonaria con la battuta a cui non si rinuncia, capito?”

In sostanza, parafrasando, i due parlano del fatto che l’intervista finale che viene fuori da Belve è sempre un’incognita per l’ospite, che poi a posteriori non può chiedere i tagli e gli edit che preferisce prima della messa in onda. 

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Ed è un bene per chi guarda: perché se un contenuto viene eccessivamente controllato da chi dovrebbe esserne raccontato, può risultare agli occhi dello spettatore “propaganda”—per citare il critico Paolo Mereghetti del Corriere della Sera, dopo aver visto “Chiara Ferragni - Unposted”. O, peggio, può capitare che non aggiunga niente, che sia solo un favore all’ufficio stampa di turno. Se non hai bisogno di soldi e/o hai una struttura dietro che ti appoggia, non c’è nessun motivo che ti costringa a farlo. 

Delle interviste a Belve, due sono le mancate messe in onda più note: la prima a Massimo Ferrero, ex presidente della Sampdoria che, come ha raccontato Fagnani al Corriere, si “nascose la liberatoria dentro la camicia, scappando;” e a Elettra Lamborghini che, “il giorno prima della puntata, ha vincolato la messa in onda previa visione della puntata,” dopo che Fagnani aveva già rifiutato all’agente di fargli leggere le domande prima e visionare il montato poi. Ma è proprio l’integrità a monte, sempre nei limiti del possibile, su cui si basano le interviste a essere il primo punto di forza di Belve.

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Poi, c’è un secondo elemento: quel muro che si interpone tra l’intervistatrice e la persona intervistata. Fagnani pone la domanda, e la risposta della persona intervistata può essere intelligente, evasiva, terribile—non importa.  

Perché l’intervista è un ritratto: c’è a priori una certa responsabilità nella scelta del soggetto ma, necessità di montaggio a parte, anche a posteriori di mantenere certe dichiarazioni senza edulcorare o tagliare le parti di pubblico interesse. I casi, per esempio di certe risposte terribili di Donatella Rettore e di Ignazio La Russa, ne sono un esempio: Belve le riporta e basta. Ma anche il caso Nina Moric è emblematico per capire la filosofia che rende efficace il programma. È una scelta editoriale. 

Del resto, quello che si crea tra Fagnani e la persona intervistata non è una conversazione. Fagnani non argomenta mai davvero come la pensa. Eppure—ed è il terzo aspetto che rende efficace il programma—il suo pensiero trapela lo stesso, con le battute secche, il sorrisone e una mimica facciale che dice spesso tutto senza dire niente.

In questo modo, tramite quella vicinanza ponderata che si crea in studio, da spettatore si può confermare o meno ciò che si pensava di un personaggio, rivalutarlo o meno. Pensare questa intervista è stata incredibile (vedi: Sonia Bruganelli), questa un po’ meno (vedi: Anna Oxa). 

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Ultimo elemento, ma non per importanza: Belve ha ricordato che gli argomenti di costume, pop, intimi sono una cosa serissima. Fagnani è serissima mentre ti chiede se sei una persona cornuta. Se ti senti un fallimento. Se certi gossip sul tuo conto sono veri o meno. Seria poi lo è, ovviamente, anche quando le domande hanno un certo peso.  

Fagnani non ha abbracciato il trash con cui viene raccontata Mara Venier, ma non è nemmeno accondiscente come Fabio Fazio. Non è un treno indefesso di entertainment come Cattelan, è un’altra cosa, e a volte il suo “aplomb impiccione” ricorda lo stesso ardore di Gruber quando parla di crisi di governo. 

Insomma, Belve se ne frega dello snobismo in questo paese sugli argomenti ingiustamente considerati bassi, perché ha dimostrato che è il modo di raccontarli a fare la differenza. Sempre. E ora, come sempre in prima serata, tutto dipenderà dagli ascolti di queste settimane.

Piccolo umile consiglio dopo questa prima serata: forse questi nuovi intermezzi sono un attimo da rivedere. A livello di lanci, perché chi non sa chi siano le Eterobasiche (che amo), capisce poco. Potrebbe pensare siano serie. E anche a livello di qualità visiva, che mica siamo su TikTok. 

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