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Masters of Sex non è semplicemente il Mad Men del sesso

A prima vista, molti lo definiscono un Mad Men vagamente più approcciabile grazie al gran dispiego di sesso, tette e prurigine in generale. Ma la verità è un po' diversa.

Questo post appartiene alla nostra serie sul meglio del catalogo Sky Online.

L’atto sessuale nell’uomo e nella donna è un libro uscito nel 1966 a nome William Masters e Virginia Johnson che si poneva come obiettivo lo studio (chi l’avrebbe mai detto) della sessualità umana. Al tempo fu un best seller immediato come oggi lo sarebbe qualsiasi cosa con sopra scritto Ka$ta e portò una notorietà improvvisa al ginecologo e alla psicologa suoi autori.

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Pochi anni prima erano stati pubblicati anche gli studi di Kinsley e quella dell’orgasmo è diventata ufficialmente una preoccupazione collettiva come le guerre e la musica ska. In effetti particolarità del progetto di ricerca di Masters e Johnson era lo studio delle attività sessuali e masturbatorie delle persone e si proponeva di farlo secondo la via più intuitiva, ma fino ad allora mai testata nella comunità scientifica: guardando e studiando dei soggetti impegnati nelle attività suddette, monitorandone reazioni chimiche e fisiologiche all’eccitazione.

La serie Masters of Sex segue soprattutto gli aspetti sociologici della vicenda, l’impatto a metà fra il wtf e il vade retro che si è abbattuto sulla borghesia americana post bellica quando la sessualità—soprattutto quella femminile—ha cominciato a reclamare la centralità che già aveva da tempi immemori nei cervelli di tutti.

A prima vista sembrerebbe un impianto tematico un po’ ridondante e anacronistico, visto che è stato concepito per un pubblico che ha già conosciuto le abitudini sessuali della nostra classe politica e la violenta fame di attenzione degli utenti Tumblr, eppure è stato un successo immediato a livello di audience. Va anche ricordato che si tratta di una produzione Showtime dove il binomio scopate molto grafiche + dialoghi molto brillanti è una specie di tocco fatato della maison.

Stavolta però, probabilmente per la prima volta nella storia della fiction televisiva, la rappresentazione ha provato a “normalizzare” la realtà stessa dei fatti storici (oggettivamente troppo matti persino per delle persone che hanno prodotto Weeds, Californication o Dexter), come ad esempio il fatto che durante gli studi reali le cavie indossassero delle sorte di buste di plastica in testa per mantenere l’anonimato.

La prima stagione ci presenta il dottor Masters come un ginecologo di successo in anni in cui fare il medico voleva dire farsi dare del “voi” dal popolo, un ricercatore di una prestigiosa università che improvvisamente decide di mettere a repentaglio la sua carriera per cominciare a filmare una prostituta nell’esercizio delle sue attività, che direi è una buona definizione di anticonformismo. Naturalmente accanto a lui c’è la Donna Forte di turno, che non è sua moglie, bensì la sua assistente dal passato torbido e il cuore pieno di proto femminismo che, nel caso vi interessasse, è interpretata dalla goth di Mean Girls che tutti noi persone simpatiche siamo felici di rivedere.

Il dubbio su cui si sono imperniate tutte le recensioni negative dello show in effetti viene subito: che si tratti di un Mad Men vagamente più approcciabile grazie al gran dispiego di sesso, tette, prurigine in generale. La verità invece è che lo show ha un ritmo narrativo decisamente più sostenuto e godibile e il sesso non è uno specchietto per allodole ritardate e spettatori Mediaset, ma viene usato in maniera intelligente per parlare dei limiti collettivi della morale di una comunità.

Inoltre è anche divertentissimo. Scusate se è poco.