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Tecnologia

“Biophilia” di Björk è la prima app che entra al MoMA

È arrivata la nuova era della musica interattiva.
Immagine: screen-grab della galassia via MoMA

Da circa quarant'anni, la forma dominante di associazione multimediale con la musica è il video. E grazie a Internet i video musicali diventano più numerosi e creativi che mai. La generazione X piange ancora per il declino di MTV, tuttavia anche le vecchie glorie della programmazione di MTV non si erano minimamente avvicinate a ciò abbiamo ora, che è energia pura.

È, tuttavia, energia che pare chieda di più. Quello della dimensione audio-video è un limite artificiale e, dalle luci psichedeliche di Dean Deacon al video interattivo di Dylan, l'interattività è ciò che sta alla base, un ritorno forse alle radici collettive e popolari della musica, quando era un'attività più che un prodotto di consumo. È una bella idea.

Niente per ora (di ciò che ho visto) ha colto questo concetto come Biophilia di Björk, un album di canzoni ma anche una app che offre giochi, strumenti digitali, animazioni, e il tutto fa parte di una costellazione grafica a tre dimensioni formata dalle stelle-canzoni. È incredibile, e giustifica il suo prezzo di 12,99 dollari (Android), anche se le app di solito si aggirano su prezzi più bassi. E come è stato annunciato settimana scorsa, Biophilia è stata giustamente aggiunta alla collezione del MoMA.

I video hanno sempre cercato di apparire come una naturale estensione della musica, con il risultato che sono stati prodotti tantissimi video terribili di band che suonano in una stanza qualsiasi. Ciò che rende così appagante Biophilia è il modo in cui riesce a essere completamente dedicata alla musica di Björk: non è una insieme di contenuti correlati, è una raccolta con una sua unità. L'esperienza ludico-musicale di “Virus” si trasforma di fatto in uno strumento, e piuttosto che distrarre dall'originale materiale musicale, porta gli ascoltatori/spettatori/partecipanti nelle sue profondità. Intanto, ogni canzone presente nell'app è correlata a un'animazione, una semplice ma avvincente traduzione pseudo-letterale dei suoni in effetti visivi. E qui l'esperienza diventa ancora più profonda.

Il risultato finale raramente si allontana dalla musica di Björk, e ne offre piuttosto nuovi e inaspettati punti di accesso. Il bizzarro futuro della musica guarderà indietro alla app e rimarrà sbalordito dalla sua lungimiranza.