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Per i giovani italiani il 2015 è stato "un altro anno di merda"

Anche quest'anno i media hanno cercato di appiccicare ai giovani italiani tutte le etichette possibili, dalla "generazione smarrita" alla "generazione Bataclan." Ma com'è stato davvero essere giovani in Italia nel 2015.

Foto di Raymond Van Mil.

Anche quest'anno, come da tradizione secolare, si sono sprecate le etichette da appiccicare ai giovani: siamo stati la "generazione smarrita", poi la "generazione Bataclan," quella "iperconnessa" e quella che ha prodotto ogni giorno un'hashtag diversa a tema One Direction. Ma se appioppare una definizione ad effetto è totalmente inutile, è possibile riepilogare cos'è successo agli under 30 in questo 2015.

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Abbiamo quindi deciso di analizzare questi 12 mesi prendendo in considerazione cinque diversi campi, così da darvi un po' di fatti su cui ragionare quando qualcuno, alla mezzanotte del 31 dicembre, brinderà orgoglioso a "un altro anno di merda."

ISTRUZIONE

Il lato positivo di vivere in un paese le cui dinamiche nascono per mitosi è che fin dai primi giorni di gennaio è possibile fare predizioni a occhi chiusi su cosa succederà alla scuola italiana. La polemica del politico di turno sull'annosa questione giovani/scuola veicolata da qualche dichiarazione controversa, la messa in atto di una riforma della scuola più o meno contestata, e la prosecuzione delle problematiche legate alle scuole italiane che cadono a pezzi, ad esempio, erano tutte date 1:1. E indovinate un po'? Si sono avverate tutte.

Nessuna di queste vicende, però, sfiora un punto fondamentale per gli studenti italiani: secondo gli ultimi dati Istat e il rapporto annuale Education at Glance 2015, il vero problema nel nostro paese, quello di cui si dovrebbe parlare veramente, è il passaggio tra le università e il mondo del lavoro. Tra i laureati d'età compresa tra i 25 e i 34 anni nel 2014, solo il 62 percento aveva un'occupazione—un dato molto basso rispetto alla media degli altri paesi europei.

In attesa della svolta delle riforme annunciate, comunque, nella classifica annuale delle migliori università del mondo l'Italia è rimasta fuori dalla top 100 e nell'ultimo anno accademico è diminuito il numero degli italiani laureati. Come avviene da dieci anni a questa parte, inoltre, gli immatricolati nel Sud Italia sono calati ancora. Di contro, sono sempre di più gli studenti che decidono di farsi un'esperienza all'estero con l'Erasmus.

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Insomma, nel 2015 praticamente tutte le statistiche e i numeri che riguardano la scuola ci indicano una sola cosa: navighiamo a vista nella melma con una zattera di compensato anche nel 2016, in attesa dei nuovi Poletti.

Istat. In un anno più 325mila posti di lavoro. Effetto — Matteo Renzi (@matteorenzi)30 Settembre 2015

LAVORO

Nonostante i proclami di Matteo Renzi sui presunti effetti miracolosi del suo Jobs Act, il 2015 non è stato un anno troppo esaltante per il lavoro in Italia. E gli sfinteri che hanno accolto la solita litania riguardante la disoccupazione sono stati quelli dei giovani. La disoccupazione giovanile, quella tra i 15 e i 24 anni, rimane su quelli che l'OCSE ha definito livelli "inquietanti": quasi al 40 percento. In questo caso, inoltre, una sbandierata iniziativa come Garanzia Giovani si è rivelata un fallimento.

Le cose non vanno meglio per chi è nella fascia d'età tra i 25 e i 29 anni: l'Italia è il peggior paese del continente per quanto riguarda il tasso di attività di questa fascia, in cui il 66.9 percento è occupato, contro l'82 percento dell'Unione Europea. Come ha scritto il Sole 24 Ore, significa "un capitale di under 30 disperso tra trasferimenti all'estero, forme di lavoro atipico e, appunto, la disoccupazione de facto di chi non lavora né è alla ricerca attiva di impiego."

Ma l'aspetto peggiore di essere un giovane che lavora nel 2015 è il futuro che ci aspetta. Stando all'INPS, i trentenni di oggi smetteranno di lavorare (forse) a 75 anni, e prenderanno una pensione misera. Finalmente abbiamo una certezza: in pensione non ci andremo mai.

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DROGHE

Per quanto riguarda le droghe il 2015 è stato, al pari dei precedenti, un anno segnato dall'allarmismo di massa, ma anche da qualche piccolo passo avanti sul fronte delle sostanze leggere. Già dal 2014 l'uso di droghe pesanti è in diminuzione, come anche i decessi causati da queste ultime—in calo costante negli ultimi 15 anni. La vera svolta sul tema delle sostanze psicotrope, però, l'hanno realizzata i media italiani scoprendo l'ecstasy e dipingendola come la "nuova droga." La morte di un 16enne a Riccione ha infatti scatenato un'ondata di isteria sulle discoteche e le droghe che si è propagata per settimane. Ignorando il fatto che non si tratta della la droga che uccide di più, e che in generale i giovani non sono le vittime numero uno degli stupefacenti.

Se quindi dal punto di vista dell'informazione il livello rimane quello che ci si può aspettare da un paese in cui fino all'anno scorso vigeva la Fini-Giovanardi, è sul fronte delle droghe leggere—quelle più consumate dai giovani—che si è assistito a qualche novità. Un intergruppo parlamentare ha infatti presentato una nuova proposta di legge che prevede la legalizzazione di consumo, vendita e coltivazione. Nonostante i punti critici e lo scemare del consenso, qualora dovesse essere approvata—in ritardo rispetto alla tabella di marcia che la voleva al voto entro fine anno—la legge segnerebbe un passo sostanziale.

SESSO Anche al netto delle innovazioni nel campo dei sex toy, va osservato che le modalità di accoppiamento sono bene o male le stesse fin dalla comparsa dei mammiferi, e che i cambiamenti sostanziali in questo ambito sono rappresentati dalle modalità attraverso cui i giovani si procacciano dei coiti.

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La vera svolta del 2015, quindi, è stato il fatto che anche in Italia i giovani stiano imparando a usare Tinder e che il numero degli iscritti sia in costante aumento. In parallelo, però, moltissimi hanno introdotto nel loro vocabolario parole come "tinderare" o "friendzonato"—che esprimeranno sì concetti preesistenti, ma che riescono a rendere quelle condizioni, se possibile, ancora più raccapriccianti.

Dal punto di vista dell'informazione, però, i giovani continuano a essere piuttosto indietro. Una ricerca ha confermato che le ragazze italiane sanno poco e niente di sesso, e che ancora nel 2015 per molti giovani l'uso di contraccettivi rimane un optional. Sempre a questo proposito, si è tornato a parlare di Aids: a fine novembre il Centro operativo AIDS ha fatto sapere che la malattia non è affatto sparita, soprattutto tra i giovani tra i 25 e 29 anni.

VITA SOCIALE

Ok, "vita sociale" è un'espressione difficilmente quantificabile quando hai più amici su Facebook di quante persone conoscerai mai nella tua vita reale e gli studi dicono che i giovani italiani sono i più tristi d'Europa. Stando alla stampa, però, nel 2015 i giovani hanno seguito queste "nuove mode": i sober party, i "party a base di pugni", gli snapback, "attaccarsi al tram per gioco" e "sparire da Facebook per 72 ore."

Con ogni probabilità, nessuna di queste mode è mai durata per più di 10 minuti o ha coinvolto persone che hanno completato con successo le scuole medie, ma se arrivati a questo punto il quadro potrebbe sembrare piuttosto sconcertante, ricordatevi che col 2015 finisce anche tutta quella storia di Ritorno al Futuro. Vista così, la promessa del 2016 non potrebbe essere più luminosa.

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