L'evoluzione della specie umana è potenzialmente terrificante
Gerald Broflovski dopo la sua delfinoplastia. South Park/Tumblr

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L'evoluzione della specie umana è potenzialmente terrificante

Un quadrupede de-evoluto? Un uomo-delfino? Un angelo in Air Max? Un vampiro dipendente da Instagram? Ecco una piccola rassegna di come potrebbe evolvere l'uomo nel giro di 1000 anni.

Nel profondo del mio cuore, spero che la razza umana finirà per autodistruggersi o in maniera diretta per mezzo di un attacco nucleare proveniente dalla Corea del Nord oppure indirettamente a causa del progressivo inquinamento dell'atmosfera terrestre. In effetti, ci sono anche alte probabilità di essere ridotti in cenere in seguito a qualche disastro naturale, sarebbe un bel modo per la natura di farcela pagare urlandoci nelle orecchie: ECCO COSA VI RESTITUISCE IL KARMA, PICCOLI STRONZI.

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Essendo anche molto pessimista, però, riesco ad immaginare che la specie umana, evolvendosi, continui ad occupare il pianeta ancora per millenni. La cosa interessante dell'evoluzione delle specie è che la scienza non riesce a prevedere come si svolgerà. Nella migliore dei casi, può fare delle ipotesi basandosi sulla storia passata dell'evoluzione e affidandosi a modelli teorici, ma in pratica, nessuna di questa è da considerarsi affidabile. Possiamo immaginare un uomo con tre gambe o degli organi fluorescenti, tutto è possibile, anche le mutazioni più bizzarre. Nessun evoluzionista avrebbe mai potuto prevedere l'esistenza degli ornitorinchi—i mammiferi con il becco da uccelli che depongono uova—o dei ratti-talpa—i roditori che vivono in colonie proprio come gli insetti, con tanto di regina e soldati.

Ma è altrettanto probabile che la specie umana non incorrerà in cambiamenti drammatici. Certo, potrebbero manifestarsi una serie di alterazioni funzionali, come la riduzione delle dimensioni delle appendici o la perdita dei peli sulle gambe… nulla di sconvolgente—di fatto, probabilmente non diventeremo mai degli X-Men. Eppure, i nostri geni si evolvono continuamente di generazione in generazione. Nulla che possiamo percepire nel breve termine, naturalmente, ma, a tal proposito, il caso tibetano è sorprendente. Infatti, uno studio parallelo, condotto su 50 tibetani che vivono ad una altitudine di 4300 metri e 50 cinesi di Pechino che vivono ad altitudini inferiori di soli 50 metri, ha rivelato differenze significative nei rispettivi genomi. I tibetani, risultano essersi adattati dal punto di vista genetico alla vita in alta quota e alla carenza di ossigeno.

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Ci sono due ipotesi per l'origine di queste differenze. Nel corso dei millenni, l'organismo dei tibetani è mutato in maniera naturale per acquisire queste abilità speciali - ma nessuno riesce a spiegarsi perché lo abbiano fatto solo i tibetani, i popoli che abitano altre regioni d'alta quota nel mondo, come le Ande, possiedono lo stesso identico genoma che ha il resto della popolazione mondiale. L'altra ipotesi contempla una specie umana che ha convissuto con l'Homo sapiens e l'Homo neanderthalensis: l'Homo di Denisova, il quale, attraverso la riproduzione, avrebbe trasmesso alla nostra specie alcuni dei suoi geni—tra cui quello che favorisce la vita ad alta quota. Bene, la teoria è molto affascinante, ma non esistono prove che la dimostrino.

Forse avete sentito parlare di quello studio pubblicato da Henry Cosad Harpending (morto poco tempo fa) e John D.Hawks, in cui viene spiegato come negli ultimi diecimila anni la specie umana ha subito un numero di mutazioni genetiche cento volte più grande rispetto a quando è avvenuta la sua separazione genetica dalle scimmie. L'Agricoltura, la stanzialità, il progredire della medicina, la creazione di tecnologie che semplificano le attività quotidiane… Questi cambiamenti nello stile di vita della specie umana, titanici dal punto di vista dell'evoluzione, hanno sconvolto i nostri geni, contribuendo, ad esempio, a rendere l'homo sapiens più resistente alle malattie come la malaria o in grado di digerire il latte anche in età adulta. Ancora più interessante è il CCR5, un gene presente nel 10% della popolazione mondiale, che dovrebbe consentire al corpo di combattere il virus dell'AIDS in maniera naturale.

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La rivoluzione industriale, la globalizzazione, l'avvento dell'interconnessione… più passa il tempo, più lo stile di vita dell'uomo evolve rapidamente. Di conseguenza, le mutazioni genetiche si fanno sempre più numerose e un recente studio canadese ha scoperto che la maggior parte dei bambini nascono con centinaia di mutazioni genetiche rispetto al genoma dei loro genitori. Tuttavia, la maggior parte di queste mutazioni non apportano vantaggi decisivi in termini di sopravvivenza, quindi non hanno ragione di essere selezionate dal processo evolutivo e di conseguenza di essere trasmesse ai nostri discendenti. Quel che è più deprimente, è che la selezione naturale ci ha offerto una immaginazione davvero vivida, da qui eccovi alcune ipotesi sul futuro della nostra specie.

L'evoluzione al contrario

Si tende a pensare che l'evoluzione proceda sempre in una sola direzione: migliorare la capacità delle specie e le loro capacità di adattamento all'ambiente circostante. Tuttavia, una serie di casi isolati tendono a dimostrare che le mutazioni genetiche possono farci regredire di alcuni millenni nel corso della scala evolutiva. Da questo punto di vista, il caso della Sindrome di Uner Tan è particolarmente interessante. Scoperta durante il secolo scorso e studiata da un neurobiologo turco (Uner Tan, per l'appunto), questa degenerazione cerebellare causa negli esseri umani il quadrupedalismo—i soggetti si spostano letteralmente su quattro zampe, anche da adulti - l'adozione di un linguaggio primitivo formato da onomatopee e un grave ritardo mentale.

Queste caratteristiche non offrono alcun beneficio in termini di sopravvivenza, tranne forse il vantaggio di non prendere coscienza del mondo disincantato e deprimente che ci circonda, evitando così la tentazione di suicidarsi. Ma se un bel giorno, il corso dell'evoluzione, stanco del suo funzionamento a senso unico, decidesse di sottrarci tutti i vantaggi acquisiti nel corso dei passati millenni, l'umanità potrebbe ritrovarsi a quattro zampe. In un primo momento, sarebbe piuttosto difficile da gestire dal punto di vista tecnico, bisognerebbe riconsiderare l'intera società: abbassare i tornelli nelle metropolitane, creare scarpe per le mani e impedire ai vostri cagnolini del cazzo di cagare sui marciapiedi.

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Nuove specie

Il più grande ostacolo all'evoluzione è la globalizzazione. L'isolamento geografico è essenziale per far sì che una specie evolva per davvero. Basta dare un'occhiata alla fauna che popola isole come il Madagascar e l'Australia: molte specie che vivono esclusivamente in queste aree si sono evolute in modo molto preciso per adattarsi ad un ambiente particolare. Ma l'uomo del XXI secolo vive in un melting pot costante. Secondo l'antropologo Steve Jones, gli esseri umani sono 10.000 volte più simili tra loro di quanto dovrebbero. Ogni mutazione genetica interessante è destinata a essere diluita con gli altri sei miliardi di membri della nostra stessa specie con cui conviviamo.

Tuttavia, se un gruppo di ominidi riuscisse a rimanere completamente isolato dal resto dell'umanità per un tempo sufficiente, è possibile che si evolva parallelamente a noi. Mentre noi poveri umani globalizzati continueremmo a ristagnare nella nostra evoluzione diluita, questa comunità si adatterebbe geneticamente alle condizioni del suo ambiente in maniera costante. Dopo un tempo sufficientemente lungo (decine di migliaia di anni), questo gruppo conoscerebbe mutazioni così profonde che potremmo dire di trovarci di fronte a una nuova specie umana. E allo stesso modo in cui i sapiens hanno decimato—volenti o meno—i Neanderthal, questa nuova specie potrebbe causare la nostra fine (e questa ultima prospettiva non è così male).

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Angeli in Air Max

Se siete stati bambini—a priori, direi di sì—quando i genitori vi abbandonavano davanti alla tv per urlarsi contro ogni cattiveria possibile, avrete visto nei cartoni animati svariati tipi di animali alati: ovviamente cavalli, pesci, cinghiali e gatti. Beh, in realtà i gatti alati esistono per davvero. Si tratta di una malattia genetica e purtroppo le ali non sono funzionali, questa notizia contribuisce ad accrescere il mio disincanto nei confronti del mondo e la sensazione di amara delusione che provo ogni volta che si prospetta all'orizzonte una novità minimamente interessante.

Non vi è alcun motivo di immaginare che un giorno questa mutazione faccia la sua comparsa nell'uomo, ma ricordate che in fondo non esiste neanche nessun buon motivo perché possa capitare ai gatti. Quindi, non perdete ogni speranza, forse un giorno potrete ammirare delle divertenti sagome angeliche aggirarsi per il vostro quartiere. Dal punto di vista tecnico, le ali non sono poi così pratiche: se hanno dimensioni troppo grandi, impediscono di entrare negli ascensori, di dormire a pancia in su e richiedono di praticare due fori sul retro di tutte le t-shirt… beh, insomma una vera merda. L'unica cosa interessante è che il primo uomo che si ritroverà con delle ali sulla schiena si illuderà che funzionino e quindi provare a balzare dall'edificio più alto che gli capita a tiro, spappolandosi come un imbecille. Vale la pena sperarci.

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Supergirl

Per molto tempo ho creduto che la storia di Olivia Farnsworth fosse una bufala. Eppure, questa ragazzina che non avverte il dolore, la fame e la fatica esiste davvero. La causa: un'anomalia cromosomica che potrebbe trasmettere ai suoi figli, e che, qualora apportasse dei vantaggi decisivi per la sopravvivenza, potrebbe essere conservata dalla selezione naturale.

Nella società contemporanea, dove i bambini si mettono le ginocchiere per andare sui pattini e dove gli airbag ci hanno privati anche della possibilità di morire in un incidente d'auto, non è scontato che l'impossibilità di avvertire dolore favorisca la sopravvivenza.

Perché i discendenti di Olivia soppiantino gli altri esseri umani sarebbe necessario uno scenario decisamente apocalittico: epidemie, carestie, guerre… Oppure, molto più semplicemente, basterebbe che la terra si fermasse. Avete visto Insomnia? C'è Al Pacino che perde la testa perché la fottuta luce del sole non se ne va mai. Ecco una mutazione del genere sarebbe l'ideale per sopravvivere in un mondo in cui le persone impazziscono, la società va a rotoli e tutti muoiono di crisi cardiache a causa della mancanza di sonno.

Generazione con quattro piedi destri

Secondo alcuni scienziati un po' allarmisti il virus Zika potrebbe essere responsabile di una regressione evolutiva dell'intera umanità. In effetti, è probabile che il virus interagisca con il genoma umano per riprodursi, e che a un certo punto non abbia più bisogno neanche delle zanzare per propagarsi.

In sostanza, Zika potrebbe trasmettersi di generazione in generazione, un po' come l'AIDS. Questo è piuttosto sconvolgente. Tuttavia, gli effetti di Zika sono tutto sommato divertenti: la principale conseguenza è la microcefalia—cioè bebè che nascono con un cervello piccolissimo.

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Con un po' di buona volontà, uno scienziato sufficientemente fantasioso potrebbe modificare il virus affinché migliori l'umanità: piuttosto che creare una generazione di persone con un microcervello, potrebbe creare un'intelligenza superiore, tipe con culi da urlo oppure, ancora meglio, una generazione con i piedi al posto delle mani.

Per farli incazzare, daremo loro soltanto piedi destri. Li metteremo su un'isola deserta e li filmeremo in diretta con una telecamera: sarà bello osservarli mentre cercano goffamente di aprire le noci di cocco, di fare castelli di sabbia e di pulirsi il deretano. Dai, migliorare il destino dell'umanità non è poi così complicato.

Twilight

L'esistenza dei vampiri non ha mai avuto un vero e proprio riscontro scientifico, ma ci sono ragioni sufficienti per pensare che alcune caratteristiche attribuite ai vampiri abbiano avuto origine da mutazioni genetiche reali.

Per esempio la Porfiria eritropoietica provoca una vera e propria allergia alla luce, con effetti degni dei migliori episodi di Buffy. Lo stesso per il consumo di sangue umano: la sindrome di Renfield la spiega perfettamente. Insomma, in un modo o nell'altro, tutti i sintomi del vampirismo sono spiegabili scientificamente. Con molta sfortuna e qualche mutazione genetica selezionata accuratamente, un uomo potrebbe accumulare tutti questi mali e diventare l'equivalente 2.0 di Dracula.

Il genere di ragazzo che preferiresti non incontrare per strada.

L'inconveniente, per l'homo sapiens iperconnesso, è che questo Dracula sarà una rottura di palle. Pasti a base di giovani vergini postati su instagram per ottenere il massimo di like, video illuminati male a causa dell'allergia alla luce… Il peggio è che questo ragazzo sarà supercool nell'epoca di Twilight e di American Horror Story. Finirà in un video di Lady Gaga e avrà un reality dedicato. Infine Draculito finirà per riprodursi, trasmetterà il suo patrimonio genetico da succhiatore di sangue e diventerà il capostipite di una nuova stirpe. Però dai, trasformarsi tutti in vampiri senza lo stile di James Marsters non vale proprio la pena.

Waterworld

Il riscaldamento climatico ha degli effetti drammatici e continuerà ad averne finché l'uomo contiuerà a credersi il padrone del mondo. Tra gli effetti indesiderati c'è l'inesorabile innalzamento dei mari, che finirà per ingoiare Amsterdam, il Bangladesh e il castello di Mont Saint-Michel.

Se l'umanità dovesse sopravvivere abbastanza a lungo, si riverserà sulle poche zolle di terra rimaste a galla. Il resto delle persone sarà costretta ad adattarsi alla vita marina, finendo per sviluppare capacità natatorie e di apnea da far impallidire Michael Phelps. Il caso di Michael Phelps è interessante: il suo corpo è talmente adatto al nuoto (un'apertura delle braccia che supera la statura, braccia lunghe e gambe corte, piedi immensi e molto flessibili) tanto da decidere di sottoporlo a dei test per verificare che non soffra della sindrome di Marfan—una mutazione genetica che ha come sintomi la crescita eccessiva delle ossa, membra sproporzionate, iperelasticità dei legamenti e tanti altri disagi.

Se gli esseri umani dovessero prendere una deriva prettamente acquatica, i geni responsabili di certe caratteristiche avrebbero ottime possibilità di essere selezionati. Allo stesso modo, ci sarebbero grandi probabile che nel lungo termine avremmo sempre meno peli e una capacità di restare sott'acqua crescente, ma nulla fa pensare che finiremo in un regno sottomarino stile "La Sirenetta". Resta da capire se la carriera di Kevin Costner avrebbe preso un'altra piega se solo la realizzazione di Waterworld fosse stata affidata a George Miller, il quale lo avrebbe reso un Mad Max inzuppato. Quella sì che sarebbe stata la svolta.