L'antica scia di feci lasciata dai grandi conquistatori
Affresco rinascimentale che ritrae Annibale e la traversata delle Alpi. Immagine: Getty Images

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L'antica scia di feci lasciata dai grandi conquistatori

Lo sterco degli elefanti di Annibale potrebbe risolvere il mistero della traversata delle Alpi.

Il generale cartaginese Annibale è vissuto oltre 2.200 anni fa, eppure la sua storia continua a proiettare un'ombra pesante sulla storia e la cultura moderna. Traboccante d'astio nei confronti di Roma, il carismatico comandate pianificò un'invasione nel 218 a.C., per cui avrebbe fatto marciare circa 30.000 soldati, 15.000 cavalli e 37 elefanti attraverso le Alpi.

Colti assolutamente alla sprovvista dalla mossa audace di Annibale, i romani subirono una serie di devastanti sconfitte che rischiarono di compromettere il destino dell'impero. Incoraggiato dal successo della traversata, Annibale sfondò le difese del nemico, paralizzando l'esercito romano con una mossa a tenaglia perfettamente eseguita, che culminò nella battaglia di Canne del 216 a.C.

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Nonostante, alla fine, la guerra tra Roma e Cartagine—detta la Seconda Guerra Punica—sia stata vinta dal rivale Scipione l'Africano, lo stile sfacciato e astuto di Annibale viene ancora imitato nelle strategie militari moderne e l'incubo di quell'invasione ha tormentato l'Impero Romano per il resto della sua esistenza.

Per quanto la marcia elefantiaca di Annibale sia riportata in diversi scritti antichi, sono secoli che si discute su quale percorso abbia seguito esattamente. Ora, alla luce di recenti e affascinanti sviluppi nelle ricerche, un team internazionale guidato dal geomorfologo Bill Mahaney dell'università di York potrebbe finalmente aver risolto questo mistero millenario.

In uno studio pubblicato questa settimana su Archaeometry, Mahaney e i suoi colleghi descrivono una pianura alluvionale vicino a Col de la Traversette, un passo arroccato alla vertiginosa altezza di 3.000 metri sopra il livello del mare, sul confine tra Francia e Italia. Il sito contiene prove evidenti di quello che il team definisce una "massiccia deposizione animale," suggerendo che l'area sia stata un tempo disturbata da una folla enorme di persone e animali campeggiati lì, esattamente intorno all'epoca in cui Annibale avrebbe tentato la conquista Roma.

C'è dell'altro: il team ha trovato abbondanti campioni di un batterio chiamato Clostridia, che è tra i componenti principali del letame di cavallo. Per quanto questa non possa essere presa come conferma definitiva del passaggio di Annibale da quelle parti, si tratta non di meno della prima prova tangibile della famosa marcia ad essere trovata proprio sulle Alpi.

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"I resti microbiologici […] sono chiaramente ben conservati," mi ha detto Chris Allen, microbiologo alla Queen's University Belfast e co-autore dello studio. "La maggior parte dei ceppi di Clostridia producono endospore—che sono, in pratica, delle pozze genetiche microscopiche e altamente stabili, che possono mutare in batteri viventi quando le condizioni sono favorevoli."

"Questi esseri possono sopravvivere in condizioni fisiche complicate," ha aggiunto. "Su questo la comunità scientifica è concorde. Non mi stupisce quindi che questi batteri siano ancora lì dopo più di 2000 anni."

A ben pensarci, sembra assurdo che l'unica prova mai rinvenuta della mossa letale compiuta da Annibale sia un'antica scia di sterco di cavallo. Voglio dire, un esercito di migliaia di uomini e migliaia di animali avrà lasciato qualche cadavere e qualche artefatto dietro di sé, no?

"È sempre complicato spiegare un risultato negativo," ha detto Allen. "credo che i soldati di Annibale fossero un po' le truppe scelte dell'epoca. Nonostante il numero, dubito che abbiano lasciato prove concrete alle loro spalle."

Anche truppe rigorose come quelle di Annibale, però, non potevano fare a meno di lasciarsi alle spalle una scia di detriti fecali. Il fatto che il team di Mahaney sia riuscito a individuare questo sentiero è una cosa esaltante di per sé, ma anche perché offre un nuovo metodo per indagare su altri eventi storici.

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"La [chimica] organica e la microbiologia potrebbero essere usate per riesaminare altri siti relativi al mondo antico, ma anche a quello nuovo," mi ha detto Mahaney. "Ovunque si trovano tracce di esseri umani che hanno occupato un certo sito anche solo per qualche giorno, come ha fatto Annibale. Si potrebbero ripercorrere i siti descritti da Giulio Cesare nei suoi diari e usare i segnali biotici per determinare i punti specifici che varrebbe la pena esplorare geoarcheologicamente."

"Pensiamo che il nostro approccio sia piuttosto innovativo," ha detto Allen. "Potrebbe essere impiegato in altre situazioni, a patto di rispettare una serie di condizioni. Per esempio, un fattore fondamentale in questo caso è stato il fatto che il sito sia rimasto fondamentalmente intonso."

Trovare siti con lo stesso grado di preservazione, ricchi di campioni batterici, potrebbe aiutarci a colmare le lacune storiche relative a tanti eventi oscuri e antichi, e ad aggiungere elementi contestuali di valore agli spostamenti fatti dai leader più carismatici del mondo. Chiaramente, la Terra nasconde incredibili documenti, scritti nel linguaggio della vita, che potrebbero incrementare le conoscenze che ci forniscono i testi antichi.

In questo caso, il sito ha validato una teoria che Mahaney aveva formulato da tempo—secondo cui Annibale avrebbe scelto di attraversare le Alpi passando appunto per Col de la Traversette—e spiegato nel libro che ha pubblicato nel 2008, Hannibal's Odyssey: Environmental Background to the Alpine Invasion of Italia. Questa ipotesi è stata sostenuta per la prima volta dal biologo inglese Sir Gavin de Beer, circa 60 anni fa, ma è rimasta oggetto di controversie nel mondo accademico.

Gli autori dello studio dovranno lavorare ancora prima di poter dichiarare in via definitiva che l'esercito di Annibale abbia effettivamente campeggiato nella zona paludosa sotto Col de la Traversette. Per esempio, Allen al momento sta conducendo un'"analisi metageonomica su vasta scala" sui campioni estratti dall'antico sito, per ottenere una conoscenza più approfondita delle loro origini e identità.

"Credo che, in ultima istanza, solo uno scavo completo del sito potrà soddisfare tutti gli esperti del settore," mi ha detto Allen. "La cosa dipenderà probabilmente dai francesi. L'area è parte di un parco nazionale, è già stata una fortuna incredibile ottenere i permessi per compiere le nostre indagini sul sito. È stato soprattutto merito di uno dei co-autori—Pierre Tricart di Grenoble."

Non resta che mettersi comodi e vedere a quali risultati porteranno queste nuove spedizioni. Ma se dovessero arrivare alla conferma definitiva del fatto che questo sito abbia ospitato Annibale e il suo esercito, uno dei misteri più significativi della storia militare sarebbe finalmente risolto.