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L'amore è strano

Se sei un single depresso, ho delle buone notizie per te: secondo la scienza, l'amore non esiste.
Immagine via Flickr/Boris SV
Immagine: Jana Romanova

Se siete quel genere di single depressi che scrivono "Fanculo San Valentino" su Facebook, ho grandi notizie per voi: la scienza ha stabilito che l'amore non esiste, quindi non avete motivo di agitarvi tanto.

Gli studi scientifici su accoppiamento e legami di coppia lasciano pochi dubbi. D'accordo, la scienza non è un'entità monolitica dalle opinioni unanimi.

In questo momento, nelle interviste con gli psicologi, girano i racconti su un animale chiamato arvicola delle praterie, che instaura relazioni perfettamente monogame, senza quasi eccezione. Le arvicole delle praterie sono monogame al punto che formano un legame di coppia dal primo rapporto. Come ha detto Abby Marsh, professoressa di psicologia alla Georgetown University, "A differenza di tanti altri mammiferi, il maschio non sparisce nel nulla. Resta." Quando dice "altri mammiferi," si riferisce probabilmente a noi esseri umani.

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Gli scienziati hanno aperto il cervello della arvicola e hanno trovato, stando a quanto riportato da Marsh, "molti ricettori di ossitocina nelle regioni come il nucleus accumbens." Il nucleus accumbens è il centro dei meccanismi di rinforzo. "Quando due esemplari si accoppiano, scatena il rilascio di ossitocina. Questa, a sua volta, stimola una scarica di dopamina nel nucleus accumbens, che fa sì che la femmina trovi davvero piacevole intrattenersi con quel maschio in particolare." È un animale che, quando il compagno muore, non ne cerca un altro. Preferisce morire da solo. Immaginate che cosa pensa questa arvicola del suo compagno arvicola. Immaginate tutto quell'amore. Lo state facendo, sì?

Arvicole innamorate via

Ora, siccome gli scienziati sono anche stronzi di prima categoria, hanno somministrato alle arvicole una sostanza che inibisce i ricettori di ossitocina. Come previsto, Marsh dice che l'arvicola ora "non ha interesse a formare un legame di coppia," e il suo comportamento diventa simile a quello della cugina poligama, l'arvicola montana, che si fotte qualsiasi cosa veda perché preferisce mettere al mondo una marea di cuccioli piuttosto che garantire loro la protezione di due genitori, una scelta assolutamente rispettabile per un'arvicola.

È la stessa cosa con gli esseri umani, dice Marsh. "È possibile che gli esseri umani siano costruiti in modo simile. Le persone che per cui proviamo un sentimento romantico stimolano anche, probabilmente, un aumento di ossitocina, che causa un picco di dopamina quando incontriamo quella persona." Non abbiamo lo stesso talento per la monogamia che ha l'arvicola, però, anche senza uno scienziato che manipoli i nostri recettori di ossitocina.

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Non c'è da sorprendersi che il legame di coppia sia stato associato alla biologia, ma vedetela così: conosciamo da tempo il ruolo che la chimica gioca nella fase riproduttiva di ciò che chiamiamo amore e abbiamo capito come liberarcene tramite castrazione e ovariectomia. Restava ancora il legame di coppia. Ora possiamo spegnere anche quello.

A quale capacità preferiste rinunciare in modo permanente? La riproduzione o il legame di coppia? Bisogna rispondere la prima altrimenti siamo dei mostri, giusto? Una persona che si accoppia ma non si lega non è capace di amare, no? A prescindere, il legame e il rapporto sessuale non possono essere gli unici fattori dell'amore, no?

Nel corso degli ultimi decenni, scienziati e filosofi armati di sensibilità pop e sconti sui libri hanno fatto un gran lavoro nel redarre argomenti laici volti a decostruire alcuni aspetti tossici dell'amore: l'eteronormatività (bisogna essere un uomo e una donna per innamorarsi), il binario di genere (bisogna essere un uomo o una donna per innamorarsi), oltre a patriarcato, monogamia ed esclusività—lacera eredità dei nostri superstiziosi antenati.

C'è abbastanza letteratura scientifica divulgativa da cui scegliere argomenti a caso finché non si ottiene una spiegazione adatta alla propria visione del mondo. The Blank State di Steven Pinker relaziona molti dei comportamenti umani al nostro codice biologico, ma si lascia senza dubbio prendere troppo bene dai ruoli di genere tipici degli anni Cinquanta, e in diversi circoli è diventato il simbolo del sessismo in campo scientifico. Per un certo periodo, è stato complesso trovare argomenti intelligenti in materia, da quando il termine "psicologia evolutiva" è stato preso in ostaggio dai gruppi di MRA che lo usano per giustificare il proprio "imperativo biologico" allo "spargimento di seme."

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Sex at Dawn, di Christopher Ryan e Cacilda Jethá—che sono tra i critici di Pinker—è uscito nel 2011 ed è diventato la bibbia dell'essere umano come specie non-monogama. Ora è usato dalle persone con matrimoni poliamorosi per spiegare che non sono poi così strane, o messo sul tavolo quando si affronta il "voglio che diventiamo una coppia aperta." Il libro smembra grandiosamente l'idea della monogamia come istinto umano scolpito nella pietra, ma tende anche a essere un po' melenso a proposito della presunta preferenza della nostra specie per la pace rispetto alla guerra, e di un istinto represso alla risoluzione dei conflitti a forza di pompini.

Christopher Ryan è l'esperto di non-monogamia più importante al momento in America. Questo è ciò che ha detto alla CNN:

Il corpo umano racconta la stessa storia. I testicoli degli uomini sono molto più voluminosi di quelli di qualsiasi altro primate monogamo o poligamo, e penzolano vulnerabili all'esterno del corpo, dove le temperature più fredde favoriscono la preservazione delle cellule spermatiche per più eiaculazioni. Gli uomini vantano il pene più lungo e grosso tra i primati, oltre a un'imbarazzante tendenza a raggiungere l'orgasmo quando la donna si sta appena scaldando. Sono tutti fattori indicativi di una cosiddetta competizione spermatica nel passato della nostra specie.

Ma la scienza non ci dice solo che siamo una specie non-monogama. Ci dice anche che siamo volubili. La professoressa di psicologia della Rutgers University Hele Fisher, che ha speso la maggior parte del tempo passato nei dibattiti pubblici a parlare di scienza dell'attrazione, teorizza che le coppie attraversino un ciclo di passione di quattro anni. L'idea è che incontriamo qualcuno, ci accoppiamo e cresciamo la prole finché questa non è almeno in grado di scappare dai predatori; a quel punto uno dei due si stufa e se ne va. Qui trovate il discorso di Fisher espresso in modo meno controverso:

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L'amore non è uno stato d'animo, un sentimento, un umore, ma uno scambio incostante, inquieto, accompagnato da spettri e desideri…

Il che non significa, intendiamoci, che siano solo gli uomini ad andarsene. Entrambi i membri di una coppia possono desiderarlo, maschi o femmine, gay o etero. Mother Nature: Maternal Instincts and How They Shape the Human Species di Sarah Hrdy è un trattato brutale e scarno di sentimenti a proposito degli istinti sessuali e materni femminili. Anche se dichiarazioni assolutamente intuitive fatte da Hrdy come "Ogni volta che le donne hanno sia il controllo sulle opportunità riproduttive che la possibilità di avere una vita migliore, scelgono sempre una situazione di maggiore sicurezza economica e benessere rispetto all'avere più figli," non dovrebbero lasciare sconvolto nessuno, succede spesso il contrario.

Eppure, persino quando lo ridefiniamo, l'amore resta l'eterno concetto letterario che ci consola quando ci troviamo faccia a faccia con il vuoto cosmico. Carl Sagan ha salvato i propri lettori dai capitoli più bui e disperati dei suoi libri sull'abisso infinito con massime tipo, "Per creature piccole come noi, solo l'amore rende sopportabile la vastità," ma cosa rimane davvero dell'amore dopo un esame sotto la fredda luce della scienza?

In genere chi scrive bestseller non spiega mai davvero l'amore. La filosofa Judith Butler, invece, ha fatto un tentativo, per quanto timido. In una lettera pubblicata nel 2007, ha scritto a proposito del cercare di afferrare il concetto di amore. Inquadra la cosa come una serie di trattative: "Scopriamo che l'amore non è uno stato, un sentimento, una disposizione, ma uno scambio, impari, gravido di storia, fantasmi e desideri che sono più o meno comprensibili a chi cerca di vedere l'altro attraverso la propria prospettiva distorta."

Alla fine dell'ipotetico dibattito che ho citato prima, Bill Nye raggiungerebbe un accordo con Zach e Oprah simile alle conclusioni a cui è giunta Judith Butler. L'amore è solo un comportamento fondato su una scelta, dettata dai poteri che regolano la società. Ha un significato non perché è tangibile, ma perché abbiamo scelto tutti quanti di fingere che esista, come i soldi o il Natale.

via VICE