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Il diario di un detenuto a Guantánamo

Mohamedou Ould Slahi è il primo detenuto a pubblicare un diario della sua vita a Guantanamo, dove è stato chiuso più di 12 anni fa senza prove a suo carico. VICE News ne ha ottenuto un estratto.

"Fanculo quelli degli interrogatori: noi facciamo tutto il lavoro e loro si prendono il merito."

Non è una frase tratta dal report della CIA sulle tecniche di "interrogatorio potenziato," ma la presunta dichiarazione di una guardia di Guantanamo riportata nel diario del detenuto Mohamedou Ould Slahi.

Il diario di Slahi, [ uscito questo martedì in Italia con il titolo 12 anni a Guantanamo], è la prima testimonianza di prigionia nel carcere sull'isola di Cuba raccontata attraverso gli occhi di un uomo tuttora detenuto. Slahi sostiene di essere stato torturato, minacciato di morte e umiliato sessualmente. In un estratto ottenuto in esclusiva da VICE News, Slahi racconta i pestaggi giornalieri e le intimidazioni subiti dai secondini.

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Il detenuto 44enne ha scritto il suo diario su fogli bianchi tra l'estate e le prime settimane d'autunno del 2005. Ci sono voluti sei anni di negoziazioni da parte dei suoi avvocati per ottenere l'autorizzazione alla pubblicazione. All'inizio, il governo degli Stati Uniti aveva classificato il volume di 446 pagine come documento confidenziale, e nella versione pubblicata sono state tagliate diverse pagine e censurati i nomi delle guardie e altri particolari.

Il calvario di Slahi è iniziato più di 13 anni fa nel suo paese natio, la Mauritania, quando è stato convocato in commissariato per rispondere a qualche domanda sul suo presunto coinvolgimento in un tentato colpo del 1999 per far esplodere l'Aeroporto internazionale di Los Angeles. Da quel giorno al commissariato, non ha più fatto ritorno a casa.

Secondo le informazioni divulgate, è stato poi mandato in Giordania e in Afghanistan, per poi finire a Guantanamo ad agosto del 2002. Sostiene di essere stato bendato e costretto a bere acqua salata, e dice di aver rilasciato diverse confessioni false nella speranza di essere rilasciato.

Mohamedou era stato due volte in Afghanistan nei primi anni Novanta e aveva giurato fedeltà ad Al Qaeda, ma sostiene di aver tagliato ogni rapporto con il gruppo già nel 1992. Non è stata trovata alcuna prova a suo carico, a parte le false confessioni, e non c'è alcuna vera accusa nei suoi confronti.

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Il processo per desecretare il diario è stato lungo e complicato, ha fatto sapere l'avvocato di Slashi Nancy Hollander a una conferenza stampa londinese.

"Continuavamo a chiedere che al manoscritto completo fosse concesso il nulla osta per la pubblicazione, ma non riuscivamo a ottenerlo," ha detto Hollander. "Ci tornava con il bollo di quello che chiamavano 'stato protetto', che credo si siano appositamente inventati." Questo status implicava che gli avvocati di Slahi potessero parlare del manoscritto solo tra di loro. "Ho combattuto per anni, sostenendo che parte del nostro lavoro fosse rendere noto il manoscritto," ha continuato Hollander.

Gli Stati Uniti continuano a dichiarare la detenzione di Slahi legittima.

"Continuiamo a detenere Mohamedou Slahi in accordo con la Authorisation for the Use of Military Force (AUMF) del 2011," ha detto al Guardian il colonnello Myles Caggins, portavoce del Dipartimento della difesa americano. "Ha pieno accesso alla corte federale per rivedere i motivi della sua detenzione da parte della corte distrettuale degli Stati Uniti, richiedendo l'applicazione dell'habeas corpus."

La traduzione che segue è nostra; abbiamo tradotto l'estratto dall'originale concesso a VICE News e pubblicato martedì. Per questo motivo riportiamo anche il titolo originale inglese.

Dal libro Guantanamo Diary, Capitolo Sesto, 'GTMO 2004-5'

"Alzati… Faccia al muro… Hai dormito tanto in questi tempi… Hai un cuscino… Ah ah!… Guardagli nella cella… Questo pezzo di merda ci nasconderà qualcosa… Abbiamo trovato due chicchi di riso sotto il materasso… Hai venti secondi per mettere tutto a posto!" Il gioco finiva quando riuscivano a farmi sudare. Sapevo che le guardie non avevano l'ordine di picchiarmi, ma questa guardia non perdeva occasione di picchiarmi e graffiarmi a sangue. Non penso sia il più intelligente, ma è ben addestrato a colpire senza lasciare ferite irreparabili. "Colpire alle costole è doloroso e non lascia segni permanenti, soprattutto se ci metti subito del ghiaccio sopra," mi ha detto una guardia. _______ ___ era violento e urlava molto, ma grazie a Dio era molto pigro; abbaiava all'inizio del turno e dopo poco spariva per andare a guardarsi un film o a dormire.

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_________________ non odiava il suo lavoro; al contrario, era piuttosto orgoglioso di quello che faceva, ed era arrabbiato perché doveva fare il lavoro sporco e voleva che il salario fosse commisurato a ciò. "Fanculo quelli degli interrogatori: noi facciamo tutto il lavoro e loro si prendono il merito," _____________ mi ha detto una volta.

E poi non andava d'accordo con __________, l'unico a essergli superiore in grado. "_____ è una femminuccia!" Ma _________ non era comunque una persona socievole. Non riusciva ad avere una conversazione normale con nessuno. Non parlava quasi mai, e quando parlava, parlava solo dei suoi selvaggi incontri sessuali. Molte guardie non riescono a capire che c'è gente che non fa sesso al di fuori del matrimonio.

"Sei gay," era la risposta che davano di solito.

"Non ho problemi se voi lo fate, ma io non posso fare sesso al di fuori del matrimonio. Datemi pure del cretino, ma a me va bene così!"

"Come fai a comprare una macchina se non la provi?"

"Per prima cosa, una donna non è una macchina. E lo faccio perché la mia religione dice così." Anche l'agente _____ degli interrogatori mi ha lasciato sconvolto quando ha detto, "Non sposerei mai un uomo senza fare un giro di prova." Ma io sono ancora convinto che alcuni americani non credano nel sesso prematrimoniale.

Segui Ben Bryant su Twitter: @benbryant