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Tecnologia

Guarda la sigla di Game of Thrones ambientata in Italia

Questi studenti del Politecnico di Torino hanno portato i regni storici italiani a Westeros.
Giulia Trincardi
Milan, IT

Game of Thrones non è esattamente un'opera che racconta fatti storici realmente accaduti—draghi e zombie surgelati non faranno mai parte del nostro folklore, purtroppo—ma è evidente che la produzione targata HBO trae ispirazione da alcuni dei personaggi e degli eventi più sanguinolenti della storia europea (e non solo).

La linea narrativa principale della serie—il confitto tra Stark e Lannister—prende spunto dalla guerra delle due rose, durante la quale le famiglie York e Lancaster hanno messo a ferro e fuoco l'Inghilterra del Quattrocento per dispute dinastiche. Game of Thrones è però ricca anche di spunti meno espliciti—nelle atmosfere calde di Dorne che ricordano La mediterranea Spagna, nelle campagne del Reach che somigliano a quelle francesi, o nel popolo aspro delle Iron Islands, che rimanda palesemente a quello vichingo. Trovare una corrispondenza precisa al 100 percento è forse impossibile, ma c'è ampio margine di congettura, al punto che, secondo alcuni, il personaggio di Lyanna Stark sarebbe ispirato a niente di meno che la nobildonna romana Lucrezia, morta suicida dopo la violenza subita per mano del principe etrusco Tarquinio.

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In fatto di regni frammentati, casate in guerra, abusi, scandali e tradimenti politici, d'altronde, l'Italia vanta un'esperienza secolare, se non millenaria; perché dunque non spingere le congetture un po' più in là e provare a immaginare quali dei regni italiani passati alla storia sarebbero fazioni perfette per la lotta al trono di spade?

"L'idea di base era proprio quella di mantenere un parallelo con la sigla iniziale."

Un gruppo di modellatori e animatori 3D del Politecnico di Torino si è posto una domanda simile, ricostruendo meticolosamente la sigla di Game of Thrones con alcuni dei regni storici del bel paese. Chiara Sapio, modellatrice e animatrice 3D responsabile del progetto, mi ha spiegato per mail che ci sono voluti quattro mesi per ultimare l'animazione, e che la scelta delle città si è basata soprattutto su un parallelo estetico con i regni della serie, e sulla volontà di costruire una panoramica fedele quanto basta dell'Italia prima dell'Unità.

"Abbiamo semplicemente cercato di rimanere fedeli all'idea di una Paese suddiviso in regni, proprio come accade nelle storie di Martin" mi racconta Sapio. "Per ciascuno dei regni, ducati, granducati in cui l'Italia era frammentata prima dell'Unità, abbiamo scelto una città o due che lo rappresentassero, in modo da ricoprire in maniere quanto più uniforme possibile l'intera superficie del nostro paese."

Sapio ci tiene a sottolineare che non c'è retorica nelle scelte del gruppo—nessuna intenzione di alludere a faide tra città particolari, né vanti personali. Nessuno di loro è originario delle città ricostruite nell'animazione. "L'idea di base era proprio quella di mantenere un parallelo con la sigla iniziale," scrive, "e la nostra scelta si è basata principalmente su un fattore estetico." Castelnuovo di Napoli ricorda effettivamente le mura e le torri massicce di Winterfell, mentre Torino, custodita dalle Alpi, è animata come Castle Black, da cui Sapio racconta di aver "preso spunto per l'animazione dell'ascensore della Mole." Infine, mi spiega, "Firenze, in particolare Ponte Vecchio, mi ha fatto pensare a Braavos e ci piaceva l'idea della moneta d'oro che corresse lungo il corridoio Vasariano, mentre Roma non poteva che essere King's Landing, la capitale."

Per la ricostruzione delle città Sapio si è basata su mappe antiche trovate in rete, e il gruppo ha scelto un paio di monumenti distintivi da animare come piccole matriosche meccaniche. Sul sito del progetto è possibile approfondire i riferimenti per ogni città.

Il video finale è un esercizio di stile ammirevole e non posso che chiedermi quale regno di Game of Thrones sarebbe più corretto associare altre città, come la Milano dei Visconti, per esempio. A pensarci bene, però, forse è meglio non saperlo.

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