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Tecnologia

Perché gli anime con i robottoni sono la molla creativa del Giappone

Un report ripercorre 50 anni di storia degli anime, da Astro Boy fino a Gundam. E dice che l'industria tecnologica giapponese deve quasi tutto a loro, i robottoni.
Una action figure di Gundam. Immagine: Zhao!/Flickr

Se pensate alla cultura giapponese, la cosa che vi balza in mente prima di tutte le altre sono gli anime. Se sei cresciuto in occidente negli anni Ottanta o Novanta, è molto probabile che alla parola “anime” tu ne associ un'altra: “robottoni.” Non dite di no: serie come UFO Robot, Mazinga e Vultus V probabilmente popolano ancora i vostri sogni.

L'importanza culturale dei robot anime è tale che l'Agenzia giapponese per gli affari culturali ha recentemente finanziato uno studio sulla sua storia. Parte della relazione è stata ora tradotta in inglese, e offre una sorta di versione ufficiale di una cultura pop che—per assurdo—non vanta una grande documentazione. Come scrive l'editor Ryusuke Hikawa, "questo report è stato redatto con un senso di crisi per l'attuale mancanza di borse di studio, metodologia e apprezzamento della cultura dei robot anime nel loro paese d'origine."

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Potrebbe sembrare una reazione eccessiva, ma non c'è dubbio che gli anime giochino un ruolo enorme nella cultura giapponese moderna, e i robot anime, in particolare, sono andati in onda praticamente fin dagli albori della televisione (grazie, Astro Boy). La cosa forse più interessante, tuttavia, è come l'epopea dei robot anime racconti la storia della tecnologia nella vita reale, e come i due aspetti continuino a influenzarsi l'un l'altro all'interno di una cultura robotica in continua evoluzione come quella giapponese.

Tracciando la storia del genere, il report esamina in modo efficace decenni di innovazione attraverso la lente dei robot anime, a partire dalla loro nascita nel 1960, quando la corsa internazionale allo spazio e il rinnovamento delle infrastrutture di Tokyo hanno reso la tecnologia un simbolo di speranza ed entusiasmo.

"In questa epoca di progresso apparentemente infinita, i robot umanoidi sono emersi come simboli del progresso scientifico," dice il testo. "Gli animatori progettavano personaggi robot con corpi eleganti e lucenti, evocando le nuove strade pulite, i treni proiettile superveloci e i grattacieli splendenti che spuntavano intorno a loro."

La tecnologia può anche aver ispirato i personaggi e i temi dei robot anime, ma, a volte, ha anche minacciato il settore, soprattutto quando i prodotti tecnologici hanno cominciato a sembrare ancora più emozionanti rispetto a quelli immaginati dagli anime in TV. Il report individua nel debutto del "Family Computer" della Nintendo (il NES) negli anni Ottanta un elemento di concorrenza per le serie dei cartoni animati.

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Nonostante qualche piccolo inconveniente e cambiamento di tendenza, il genere anime ha resistito fino ad oggi. Pensate solo a film recenti che devono molto all'immaginario dei robottoni, come Pacific Rim, i quali hanno cementato la loro presenza nel canone contemporaneo della fantascienza.

Forse l'aspetto più interessante del rapporto tra robot anime e tecnologia riguarda il fatto che i cartoni animati giapponesi facciano riflettere non solo sui progressi tecnologici, ma che, in alcuni casi, li abbiano direttamente ispirati. C'è una ragione precisa per la quale i robot giapponesi tendono a essere così carini e umanoidi, e non è da escludere che dipenda proprio dai robot anime.

Il report non si esime dal tracciare una correlazione tra il patrimonio dei robot anime del Giappone e quello attribuito ai suoi scienziati e ingegneri, suggerendo che molti di loro sono stati motivati a intraprendere carriere in ingegneria meccanica proprio grazie ai cartoni animati e ai giochi.

"Questa tendenza è particolarmente evidente tra la generazione del 'First Gundam', che oggi si aggira intorno ai 40 anni," scrive il report riferendosi alla lunga serie anime di robottoni. "In quanto tale, il genere robot anime ha esercitato una grande influenza sul mondo reale, ispirando i suoi fan a studiare tecnologie spaziali, o a entrare nel settore automotive per realizzare i loro disegni e, addirittura, creare veri robot bipedi."

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Il robot Asimo della Honda. Immagine: Gustavo Amorim/Flickr

Qui gli autori si soffermano su un punto. A partire dagli anni Novanta, l'immaginario dei robot anime è diventato realtà quando le aziende giapponesi hanno annunciato i loro progetti di costruire robot umanoidi, i quali sono ancora una sorta di marchio di fabbrica della scena tecnologica del Giappone. Non serve sforzarsi troppo per vedere un'influenza degli anime nel lavoro della robotica giapponese: Kirobo l'astronauta robot, PaPeRo il robot di telepresenza, Valkyrie l'umanoide alto un metro e ottanta, per citarne solo alcuni, ricordano tutti con sospetto il filone che va da Megaloman fino ai suoi derivati statunitensi, i Power Ranger. ASIMO, il robot della Honda, è sfacciatamente ispirato ad Astro Boy.

Il report sostiene che la popolarità duratura dei robot anime tra bambini e adulti è dovuta al fatto che valorizza l'originalità delle idee. "Il senso di esplorazione e la vitalità intrinseca al medium dei robot anime è un riflesso della psiche giapponese," scrive.

Ora il fenomeno è in arrivo con una nuova ondata ciclica, visto che anche gli smartphone spuntano qua e là nelle nuove serie di robot anime. Un genere che è stato originariamente basato esclusivamente sulla fantascienza si ritrova a essere sempre più vicino alla vita reale. "Man mano che la finzione si mescola con la realtà, una nuova generazione di sognatori innescherà nuovi progressi nel percorso della cultura dei robot anime," scrivono gli autori in modo piuttosto ambizioso.

Sono progressi che vale la pena tenere d'occhio, perché se è vero che gli anime raccontano storie incredibili, è anche probabile che un giorno potremmo accorgerci di quanto non siano poi così lontane dalla realtà.