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Che fine ha fatto la mafia italo-americana?

La mafia non è più quella di una volta, ma l'FBI sostiene ancora adesso che Cosa Nostra sia "l'organizzazione criminale di gran lunga più pericolosa per il paese." Ne abbiamo parlato con ex "soldati" ed esperti di mafia.

Al Capone dopo un arresto a Chicago negli anni Trenta. Foto via

Wikimedia Commons

La mafia italo-americana è da tempo parte integrante della cultura popolare statunitense. Film, libri, reality show, videogiochi––a quanto pare non ne abbiamo mai abbastanza. Da Lucky Luciano al Padrino passando per John Gotti e i Soprano, storie vere e racconti si sono alternati nell'offrire all'America un gustoso intrattenimento. Goodfellas, uno dei migliori americani sul genere, celebra il suo venticinquesimo anniversario quest'autunno––e non smette di apparire sulle prime pagine dei giornali.

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Ovviamente, la mafia non è più quella di una volta, ma l'FBI sostiene ancora adesso che Cosa Nostra sia "l'organizzazione criminale di gran lunga più pericolosa per il paese." I federali stimano che, prendendo in considerazioni tutti i vari gruppi mafiosi, gli affiliati all'organizzazione siano più di tremila, sparsi su tutto il territorio e particolarmente concentrati a New York, nel New Jersey e a Philadelphia.

Un recente processo nel New Jersey ha dimostrato del resto che l'organizzazione è ancora attiva. Per l'occasione John J. Hoffman, procuratore generale dello stato del New Jersey, ha detto che "le tradizionali organizzaioni criminali rimangono una presenza corrosiva all'interno della società americana, e continuano ad accumulare grandi profitti attraverso attività illegali."

VICE è riuscita a parlare con gli ex "soldati" della famiglia Gambino, John Alite e Louise Ferrante, ed esperti di mafia come Christian Cipollini e Scott Burnestein.

VICE: In questo momento, com'è messa la mafia negli Stati Uniti?
John Alite: È tornata a comportarsi come faceva agli inizi, standosene tranquilla e muovendosi nell'ombra. Fa i soldi e tiene un profilo basso.
Scott Burnestein: La mafia in America c'è ancora, solo che non è quella di un tempo. Sono ancora molto potenti, ma non sono più così ben inseriti nelle alte sfere del potere politico come lo erano negli anni d'oro della mafia, tra gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Alcune roccaforti mafiose come New York, Chicago, Detroit, Boston, Providence, Philadelphia e New Jersey sono ancora operanti e ad un livello piuttosto consistente (di recente anche le autorità se ne sono accorte), mentre altre città un tempo ad alta concentrazione mafiosa, come Cleveland, Milwaukee, Kansas City, St. Louise, Los Angeles, Pittsburgh, Buffalo, New Orleans e Tampa Bay ormai sono pulite, o lo stanno diventando.

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Il passaggio di consegna tra padre e figlio negli ambienti mafiosi è venuto a mancare; molti membri della mafia non vogliono più che i loro figli siano coinvolti, a differenza di quello che succedeva nel passato.

Cosa ha causato il declino della mafia?
Louis Ferrante: Il mondo è cambiato. Una volta gli immigrati italiani non avevano molti modi per fare soldi, sopravvivere e occuparsi della famiglia. Oggi gli italiani hanno le stesse opportunità di chiunque altro.
Christian Cipollini: I tempi sono cambiati. La mafia negli Stati Uniti è stata un'organizzazione capace di resistere sul lungo periodo, e per quasi un secolo si è adattata e trasformata a seconda delle necessità. Prima o poi però, com'è successo per ogni grande impero, la parabola doveva entrare nella sua fase discendente. La mafia americana doveva molto del suo successo all'appoggio della politica, ai profitti del contrabbando e dei vari racket. Col tempo, sempre meno persone ci guadagnavano sopra, e le organizzazioni criminali più giovani hanno saputo gestire in maniera più efficiente il traffico di droga. Molte attività della mafia tradizionale, inoltre, non esistono più. Il colpo di grazia poi l'ha dato il RICO ( Racketeer Influenced and Corrupt Organization Act ).

Inoltre "lealtà" è diventata solo una parola, il dilemma di un mafioso che deve decidere se diventare collaboratore di giustizia o passare 20 anni in galera non esiste più––ora tutti parlano.

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La mafia potrebbe riacquistare il suo vecchio potere?
John Alite: Il potere c'è ancora, perché c'è ancora la capacità di fare soldi. Il problema è che nessuno si fida più a compiere atti violenti, per paura della tecnologia e della sorveglianza.
Scott Burnstein: No, non riusciranno mai a tornare ai tempi d'oro. Le forze dell'ordine e il sistema legale americano dei giorni nostri sono troppo ramificati e organizzati. In più, la "forza lavoro" negli ultimi decenni si è ridotta sensibilmente. Non smetteranno di esistere, certo, ma non torneranno mai a certi livelli.

Ci saranno mai di nuovo delle figure come John Gotti o Lucky Luciano?
John Alite: La mia opinione è che John Gotti sia la cosa peggiore che potesse capitare alla mafia. Il pubblico non capisce quanti danni abbia fatto con il suo comportamento arrogante. I mafiosi invece lo hanno capito! Specialmente oggi, guardandosi indietro. Persone come Lucky invece erano utilissime, sapevano come fare soldi. In più lui sapeva anche muoversi tra i politici. Uno deve adattassi ai tempi che corrono, e Gotti non l'ha mai capito. Si era fatto prendere la mano dal suo ego. L'organizzazione nel suo insieme non può essere sottoposta alla volontà e alla vanità di un solo uomo.
Scott Burnstein: Sì, ce n'è almeno uno nei giorni nostri. Si chiama "Skinny Joey" Merlino, è il boss della mafia di Philadelphia e secondo me un'icona della malavita.

Perché la cultura popolare adora le storie di mafia?
Louis Ferrante: I miei anni da fuorilegge sono stati sicuramente i più liberi della mia vita. Penso che chiunque, almeno in parte, desideri fare quello che vuole senza nessun freno. Immagina che qualcuno ti tratti male sul lavoro e tu possa farlo tacere con il calcio di una pistola. A molte persone piace fantasticare su cose del genere.
Christian Cipollini: La storia romantica del banditismo sarà sempre intrigante. Vivere indirettamente le storie, inventate e reali, di persone che seguono le loro stesse regole e che hanno nelle loro mani un potere inimmaginabile è indubbiamente intrigante e affascina la cultura popolare.

Sembra esserci una curiosità insaziabile per la vita del sottobosco criminale. Se hai avuto una brutta giornata, o vuoi evadere un secondo da tutto il tuo sistema di valori, troverai piacevole fantasticare su un mondo dove nessun capo ti starà addosso, non avrai da pagare le bollette e non farai altro che vestirti bene, bere vino, contare i soldi e magari rompere qualche culo senza temere nessuna ripercussione.

Le storie di gangster, fuorilegge e mafiosi entrano a contatto con questo tipo di psicologia. Credo però che il concetto del romaticismo sia solo, appunto, un concetto. Chi ci è dentro sa bene che sono poche le storie a lieto fine, per non parlare poi di tutta una serie di realtà collegate come la prigione, la morte, la paranoia e la dipendenza.