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Uno spacciatore di Roma ci ha fatto un'analisi dei suoi clienti

Tra universitari entusiasti, famiglie benestanti e fattoni tout court, abbiamo cercato di capire chi sono i clienti di spicco degli spacciatori della Capitale. E l'abbiamo chiesto direttamente agli interessati.

Non abbiamo mai parlato con questo spacciatore. Foto di Marco Tullio Valencia.

Fattoni, politici con Superattici vista San Pietro, aspiranti soubrette e studenti fuorisede che muovono i primi passi nei pochi locali decenti rimasti in città—sono persone totalmente diverse tra loro per abitudini, interessi e paranoie, e che pur percorrendo tutti i giorni le strade della Capitale non si incontrano praticamente mai.

Eppure, dal punto di vista di uno spacciatore, quando se ne servono sono accomunati da un elemento ben preciso: la droga. Ognuno ha i propri orari, le proprie esigenze e un proprio modo di approcciarsi all'illegalità.

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Dopo aver parlato qualche tempo fa con uno spacciatore di Milano, abbiamo chiesto al suo corrispettivo romano quali sono i principali tipi di clienti con cui deve rapportarsi la categoria, da quelli metodici nelle loro abitudini agli individui "funzionali" solo quando sono in K-hole. Ecco quanto è emerso dall'analisi della nostra fonte condotta sulla sua esperienza e su quella dei suoi colleghi.

L'UNIVERSITARIO

Il mercato universitario è sempre florido. Gli studenti fuorisede hanno i soldi dei genitori, fanno poche domande e hanno poche pretese: sono un po' i clienti ideali.

Quello che comprano cambia con le stagioni, e infatti anche gli spacciatori che non hanno mai frequentato l'università hanno imparato a capire che la sessione d'esami inizia quando la richiesta di cocaina impenna del 400 percento. "Sarà per la giovane età, ma devo dire che non esistono altri clienti che trovano con un certo entusiasmo le soluzioni a tutti i differenti problemi della vita grazie alla droga," ha raccontato una fonte.

La maggior parte sono metallari che nel giro di pochi mesi rinnegano il loro passato, gli altri si dividono in filosofi secchioni o mezzi geni nevrotici che studiano matematica. In ogni caso tutti, quando per la prima volta devono procurarsi droghe fuori dal giro di amici di amici del quartiere in cui sono cresciuti, anche se cercano di fare i grossi con le Nike ultimo modello e i tatuaggi sulle braccia, hanno sempre gli occhi sbarrati di un cerbiatto davanti ai fari di un tir.

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QUELLO CHE C'È RIMASTO

In poche parole, i tossici modello Trainspotting veri e propri. Quelli più autentici sono rimasti affezionati a San Lorenzo o al Quadraro in nome del passato glorioso di questi quartieri negli anni d'oro dell'eroina, ma la verità è che per esigenze economiche in molti si sono spostati in quartieri ancora più periferici dove l'affitto costa meno. Ogni spacciatore ha una solida, piccola base di rimasti che odia ma che finisce per portarsi dietro nel tempo. "Mi è capitato raramente di vendere oppiacei ed eroina, ma ogni volta maledico me stesso per averlo fatto," spiega uno degli spacciatori.

Accumulano debiti, chiedono sconti, non si arrendono, e sono ossessivi e paranoici—ci sono quelli terrorizzati dall'idea di essere beccati e quelli che temono di essere fregati. A nessuno, in ogni caso, va data confidenza. "Altrimenti te li ritrovi che ti telefonano in piena notte e provano a fissare un appuntamento per subito."

IL NARCOTRAFFICANTE

Molti clienti si lasciano influenzare dall'ultima serie tv di successo sulla malavita. "L'ondata più ingestibile che ricordo è quella degli imbecilli che si comportavano come se stessero recitando in Romanzo criminale," completi di vestiti anni Ottanta o espressioni da duro uscite dai vocabolari anni fa. Ultimamente tra i ventenni vanno parecchio Gomorra e Narcos , usati come strumenti per imparare a vivere il sogno della malavita e comprare due grammi di fumo con atteggiamenti da veri boss.

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Questi episodi non si verificano nelle zone malfamate, ma nei quartieri bene che pullulano di pariolini mantenuti che non durerebbero un giorno nel crudele mondo dell'illegalità. Dove di certo non ci si fa strada a suon di aperitivi a Corso Francia. "Eppure proprio fuori da uno di quei posti orrendi mi è capitato di mollare una gran fregatura a un ragazzino che mi ha offerto uno strappo sulla sua Audi e mi ha salutato dicendo 'è stato un piacere fare affari con te'. Non sapevo se scoppiare a ridere o insultarlo, ma mi sono limitato a salire sull'autobus con i suoi soldi in tasca."

IL PROFESSIONISTA

Distribuiti a macchia di leopardo per tutta la città come cani sciolti mimetizzati tra le pieghe della borghesia, ci sono moltissimi uomini e donne insospettabili, che hanno opinioni generiche e vuote su qualsiasi argomento, tipo "Marino è una brava persona ma non può fare il sindaco di Roma," "Questo Papa prima o poi lo ammazzano," guardano compiaciuti i servizi sul Family Day ma "ho degli amici gay." Ecco: anche loro, a volte, si drogano.

Più di tutti gli altri ci tengono a non farsi beccare, perciò sono contenti di pagare gli spacciatori perché vadano a casa loro o nel bar vicino all'ufficio a ora di pranzo. Si rivolgono al proprio spacciatore con quell'educazione arrogante tramandata dai padri, ma dato che in fondo non capiscono niente di quello che comprano, non si lamentano mai. "La cosa divertente è che una volta mi è capitato di vendere alla figlia ricca e annoiata di un avvocato con cui avevo appuntamento poche ore dopo."

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L'ARTISTA

Gli artisti e i creativi a Roma si concentrano soprattutto al Pigneto—quartiere che prima gli spacciatori evitavano per via di una concorrenza asfissiante, ma che sono costretti a frequentare da quando c'è il creativo di turno che telefona dal loft in open space dove sta per partire un aperitivo di vegani mezzi hippie o è in corso una "tavola rotonda" di grafici tossici.

Pur di non sganciare soldi cercano di barattare un'opera d'arte per un po' d'erba nei modi più assurdi. Non esiste uno spacciatore che non si sia sentito dire: "Oh, comunque non c'ho una lira, ma se ti disegno un logo?" oppure, "Ti regalo un paio di tele che fra un po' varranno un botto."

Trastevere deserta. Foto di Federico Tribbioli.

IL TURISTA

Lo sanno tutti che il turista è il pollo per eccellenza, quello a cui rifilare la sola. Certo, a volte sono "sbirri in borghese" e il weekend a Trastevere non è una passeggiata, ma molti spacciatori saranno già lontani chilometri quando il turista si accorgerà di aver pagato il doppio quel crack, richiesto soprattutto dagli americani. Gli spagnoli invece ci vanno più leggeri e preferiscono grosse quantità d'erba. E c'è anche il lieto fine: "Sono quelli con cui è più divertente fare baldoria tutta la notte," ci ha detto una fonte, "spesso mi fermo con loro a fumare l'erba che gli ho venduto."

IL FESTAIOLO

Il vero festaiolo si fa vivo con anticipo per non doversi accollare l'impegno di cercare pasticche da sconosciuti fuori dalla discoteca. Può essere un rifiuto umano, ma quando si tratta di organizzazione e gestione delle sostanze psicotrope, è una macchina. "Come sono? Quanto sono potenti? Non mi stai tirando l'inculata, eh? Mi hanno inculato l'altra volta, lo so che non eri tu ma cazzo. Quanto vuoi? Cosa?! È troppo zì. Boh, comunque fammele vedere. Ok. Quanto hai detto? Ok, ho 10 euro e basta comunque se è un'inculata ti vengo a cercare."

Il problema è che il festaiolo ha un fuso orario diverso dal resto della popolazione, per cui dargli un appuntamento a mezzogiorno significa tirarlo giù dal letto all'alba. "Una volta un tipo ha fatto colazione provando l'MDMA che gli avevo portato."

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