Foto di Mishka Henner.
Mi metto seduto accanto ad un signore di mezza età con lo scalpo costellato di efelidi che sta spiegando—minuziosamente e con aria soddisfatta—alla moglie quanto fosse unta e grassa la pannocchia fritta che ha appena mangiato, mentre finisce di inalare uno stecco gelato.
Tutti quelli che mi circondano masticano, deglutiscono, digeriscono, o parlano del cibo .
Io allora, nonostante la nausea e il senso di pesantezza, mi accodo agli altri e cerco di rimettere insieme il puzzle gastro-sensoriale a cui ho appena preso parte, nel tentativo di tirare le somme della lunga giornata che ho appena passato fra i ristoranti di Expo 2015.
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Designati i parametri base dell'Expo-pezzente, quindi, mi sono presentato ai tornelli d'entrata alle 10 di mattina, pronto a sacrificare l'ileo e il duodeno per dovere giornalistico.Arrivo a stomaco vuoto, e mi metto subito alla ricerca del posto migliore in cui fare colazione. Il bar all'entrata, però, è già stipato di gente accalcata che sgomita per accaparrarsi le costosissime brioches dell'espositore, quindi decido che il modo migliore per tentare di ottimizzare il risparmio è quello di setacciare fin da subito ogni edificio alla caccia di qualche degustazione gratuita con cui saziare la fame prima di pranzo.
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In quella del Mediterraneo, invece, ho partecipato a due degustazioni di dolci di San Marino e della Sicilia al costo di soli due euro l'una.[foto San Marino con personale di fronte allo stand o Sicilia mentre la tizia spalma il pistacchio sul dolce]Il lato negativo è che, rimanendo fedeli alla grande struttura fordiana dell'organizzazione di Expo, molti padiglioni all'interno dei cluster non sono ancora attivi: spesso mancano spezie, caffè e la possibilità concreta di acquistare qualcosa.Nel padiglione del Vanuatu ad esempio--uno dei 3 soli stati dell'Oceania che partecipano--non solo mancavano le spezie, ma pure il personale. (Che fine abbiano fatto Micronesia e Patau, le altre due nazioni dell'Oceania, non è dato saperlo, visto che non sono rintracciabili né sulla mappa né importunando le receptionist.
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Io mi faccio tentare da una zuppa di anatra e mele a sette euro, ma in realtà ci sono molti piatti interessanti poco più cari.Tutto il complesso dei padiglioni principali del Medio Oriente è praticamente inaccessibile: nel ristorante dell'Oman ad esempio, che più che tradizionale sembra semplicemente la sala pranzo di un albergo di lusso, ci sono piatti che vengono 37 euro, mentre un piccolo mix di antipasti viene 17.
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