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La premessa principale è che la regolamentazione dei "social-network," la cui natura porta "oggettivamente all' indivividualismo e alle peggiori performance di protagonismo," debba essere condotta seguendo la più ferrea "dottrina leninista dell'organizzazione."Anzitutto, il comunista del 2015 non potrà fare "considerazioni e analisi politiche generali autonome," perché quel compito è riservato solo agli account ufficiali del partito. Non dovrà nemmeno "taggare" altri membri del partito, sempre su "questioni politiche, storiche, filosofiche e culturali"; di contro, però, è fortemente "auspicabile" la condivisione dei "post degli organi nazionali." Questi.
L'ultima raccomandazione, che vale la pena riportare per intero, è la seguente: "La pubblicazione di fotografie e filmati di manifestazioni del Partito devono esser improntate alla massima efficacia propagandistica e consapevolezza politica dell'evento."Ieri, di fronte alle reazioni ironiche dei giornali "borghesi" e agli sberleffi dei troll capitalisti degli utenti, il Partito Comunista non l'ha presa benissimo, e ha reagito pubblicando un agile comunicato politico di ottomila battute in cui cerca di spiegare il regolamento.
Sintetizzando al massimo, il documento afferma che il compito del tecno-comunista è quello di comprendere il funzionamento di questi nuovi mezzi creati dal progresso tecnologico e "sfruttarli a proprio vantaggio." A ogni modo, il Partito "non vieta l'utilizzo di facebook e twitter," ma si limita a "normare l'azione dei propri militanti," che non devono lasciarsi abbindolare dalle sirene turbocapitaliste dei social ma piegarle ai propri fini e realizzare il paradiso socialista in Italia.
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Sono sicuro che Vladimir Il'ič avrebbe apprezzato.Segui Leonardo su Twitter: @captblicero