FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Tutti solidali con le vignette degli altri

Dopo la pubblicazione del Corriere del libro "Je Suis Charlie - Matite in difesa della libertà di stampa", gli autori italiani delle vignette si sono leggermente incazzati. A ragione, anche.

Quando muore un illustratore, spesso molti illustratori disegnano qualcosa per ricordarlo. Quando ne muoiono quattro in un attentato all'interno della redazione di una rivista satirica per mano di qualcuno che non voleva più che questi disegnassero ciò che volevano, la questione si fa più complicata, e soprattutto molto più emotiva. Se avete amici illustratori o ne seguite qualcuno sui social avrete visto cos'è successo nel pomeriggio del giorno dell'attentato a Charlie Hebdo: tutti hanno iniziato a pubblicare qualcosa che ricordasse i quattro illustratori uccisi, o che celebrasse la libertà di espressione a un livello più alto. Non erano tecnicamente perfetti, non erano necessariamente geniali, erano lavori onesti. Tra tutti quelli che ho visto, mi ricordo che uno in particolare mi aveva lasciato senza parole. Era di Maicol & Mirco.

Pubblicità

(Gli autori ci hanno dato il permesso di pubblicare questo fumetto)

Maicol & Mirco hanno pubblicato gli Scarabocchi su VICE qualche anno fa, li conosciamo da un po' di tempo. A differenza di molte altre, questa vignetta è dedicata a Wolinski, maestro del fumetto francese e vittima nell'attentato del 7 gennaio. Anche la direttrice di Linus, Stefania Rumor, quando l'abbiamo contattata per parlare della vicenda ha fatto subito il nome di Wolinski, perché era stato pubblicato in Italia da loro e perché, cazzo, era Wolinski. Si capiva da come ne parlava che era sinceramente sconvolta. E anche da questo fumetto si capisce che Maicol & Mirco non sono saliti sul carrozzone del cordoglio da social, ma sono stati colpiti dalla cosa.

Per questo fa incazzare che un grosso gruppo editoriale abbia preso quell'immagine nata con le intenzioni migliori e senza chiedere nulla l'abbia piazzata su un libro in vendita in edicola e libreria.

Corriere della Sera e Rizzoli Lizard hanno pubblicato un libro dal titolo Je Suis Charlie - Matite in difesa della libertà di stampa, una raccolta di vignette del giornale Charlie Hebdo e delle vignette di vari autori italiani pubblicate subito dopo l'attentato sui loro siti, social o altra piattaforma. Il libro è uscito ieri a Milano e oggi in tutta Italia. Il prezzo è 4.90 euro e l'intero ricavato andrà alla redazione di Charlie Hebdo. Lodevole, no?

Non proprio: ieri pomeriggio Roberto Recchioni, uno degli autori presenti nella raccolta, ha scritto un post sul suo sito dicendo di non essere mai stato contattato da RCS e di non aver quindi mai dato il permesso di pubblicare la sua vignetta. Non solo: viene fuori che le vignette sono state prese nel formato in cui erano online e stampate su carta, con risultati che non ho bisogno di vedere per intuire siano abbastanza scarsi.

Pubblicità

Quindi delle vignette fatte in uno stato emotivo che non ti permette di dare il tuo meglio vengono prese e pubblicate in un libro in un formato che sicuramente non aiuterà a rendere la fruizione migliore. Però va tutto in beneficenza, è bello, no?

Anche qui, non proprio: la beneficenza è un atto volontario, scelgo se farla o meno. Può essere estorta con la pietà, con il ricatto morale, ma è un singolo che alla fine dice: "Ok, faccio questa cosa perché credo nella causa." Hanno fatto così tutte le persone che hanno acquistato la copia del libro facendolo esaurire nel giro di poche ore in edicola e ordinando altre copie. Perché gli illustratori che sono all'interno del libro non hanno avuto lo stesso diritto di scelta delle altre persone?

Maicol & Mirco sono impegnati con delle scadenze in questo momento—quelle cose che succedono quando ti chiedono di disegnare qualcosa e tu dici "Sì, lo faccio" e allora poi la devi consegnare a una certa data —quindi riguardo alla faccenda ci dicono un breve ma significativo "Se ce lo avessero chiesto ce lo saremmo chiesto." Riguardo alla possibilità di agire contro il Corriere, dicono: "Contro il Corriere della Sera facciamo già da anni il massimo: non lo compriamo."

Un'altra delle vignette pubblicate sul libro è di Giulia Sagramola, altra nostra conoscenza. Non riuscendo a trovare una copia del libro, scopro che c'è anche lei tra gli autori perché pubblica questa vignetta su Facebook:

Pubblicità

(La vignetta è stata pubblicata con il permesso dell'autrice)

Anche lei non è stata avvisata, anche lei ha visto la sua illustrazione ( che in realtà era una foto all'illustrazione che ha fatto) pubblicata in un formato che non rende giustizia al suo lavoro, e anche lei avrebbe fatto volentieri beneficenza in altri modi.

Sul libro stesso c'è un passaggio interessante riguardo la questione, che dice "l'editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire". Le illustrazioni arrivano da dei social network, che sono già dei luoghi in cui è possibile reperire le persone, inoltre il libro è uscito a una settimana dall'attentato, e per mandare una cinquantina di mail ci vorrà circa un'ora, forse anche meno se non ci si mette a personalizzarle. Possibile non aver trovato il tempo di farlo? Guardando tutta questa situazione con gli occhi innocenti di un bambino, ed è uno sforzo enorme, si può pensare che sia stato un atto di leggerezza, ma la leggerezza può essere interpretata come superficialità: piuttosto che pubblicare un lavoro ben fatto che rendesse tutti felici, si è deciso di agire in questo modo. In fretta, per far uscire un instant book—tra l'altro, lo stesso giorno in cui il Fatto Quotidiano esce con le copie di Charlie Hebdo in allegato (scusate, mi sono scivolati gli occhi del bambino).

Ferruccio de Bortoli scrive su Twitter per giustificarsi che il Corriere da questa operazione non ci guadagna. Mi intenerisco a pensare che per lui non esiste il concetto di ritorno di immagine, che non ci sia alcun fine nel pubblicare un libro con i migliori illustratori italiani, compresi alcuni dei giovani più promettenti che abbiamo in Italia—e dio solo sa che bella figura ci fai a dare spazio ai giovani—se non quello di raccogliere dei fondi per un giornale di satira. Vorrei essere presente quando questa motivazione verrà resa nota durante i procedimenti legali che molti di questi disegnatori stanno facendo partire parlando con i loro avvocati.

Ah, per inciso, del giornale di satira in questione nel libro si possono trovare alcune delle vignette, TRANNE quelle sulla religione. Per " rispettare la sensibilità" dei credenti. Quindi hanno celebrato una rivista di cui buona parte della redazione è stata uccisa, facendo le pulci sulla loro linea editoriale. Questo è buongusto.

Segui Chiara su Twitter: @chialerazzi