Com'è la vita quando fai parte del gruppo pop più famoso del mondo

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Musica

Com'è la vita quando fai parte del gruppo pop più famoso del mondo

Per due anni ogni canzone delle Spice Girls è diventata una hit, abbiamo parlato con Sporty Spice del successo del gruppo e di come si faccia a lasciarsi tutto alle spalle.
Daisy Jones
London, GB

Melanie Jayne Chisholm è cresciuta in una piccola città industriale di nome Widnes, proprio a metà tra Manchester e Liverpool. Per molto tempo, quando l'inquinamento creato dagli impianti chimici formava nuvole verdastre nel cielo, Widnes veniva descritta come "la più sporca, brutta e deprimente città dell'Inghilterra". Ma negli anni Ottanta, quando ci viveva Melanie, lo smog si era già diradato e la città assomigliava a qualunque altro piccolo agglomerato urbano inglese: villette a schiera, una chiesa, qualche fish and chips e la chiara sensazione che non sarebbe mai successo nulla di inaspettato.

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Nel 1985, circa 1.9 miliardi di persone in tutto il mondo accesero la TV per guardare il Live Aid. Melanie aveva 11 anni e decise di registrarlo su cassetta perché Madonna avrebbe suonato e lei non l'aveva mai vista dal vivo. Quando Madonna comparve sul palco con la sua giacca bianca e i suoi orecchini giganti d'oro, tintinnando al ritmo di "Holiday", lei rimase completamente trasfigurata.

"Ho immediatamente pensato: 'Ok, è fatta—questo è quello che voglio fare'", mi dice. "Lei rappresentava tutto quello che avrei voluto essere. Ma ricordo che pensai anche… una ragazza del Nord, di un posto come Widnes, non può diventare una popstar o esibirsi a Wembley, sono cose che semplicemente non succedono. Per cui mi chiesi quale fosse la strada più logica da prendere, e feci un provino per entrare in un college per arti performative a Kent, e andò bene. Pensavo che avrei fatto semplicemente teatro musicale".

Tre decenni più tardi, sono seduta di fronte a Melanie nel suo ufficio stampa a North London, a pochi passi dalla casa che condivide con sua figlia di sette anni. Indossa una t-shirt e dei pantaloni della tuta e i suoi piedi nudi hanno le unghie di un rosso brillante. Ogni tanto, mentre parla o beve un sorso di caffè, vengo colpita dalla realizzazione che sto conversando con Sporty Spice. Come la maggior parte delle persone che erano coscienti negli anni Novanta, ero cresciuta pensando che le Spice Girls forssero cinque Dee che si erano trasformate in umane con lo scopo di formare un gruppo pop. Vedere Sporty, Scary, Ginger, Baby e Posh saltare, fare la spaccata e zig-a-zag-ah-are "Wannabe" nel 1996 fu senza dubbio la cosa più emozionante che avessi mai visto, e passai ore a disegnare i loro abiti con i pastelli e a scrivere storie che finivano con "e poi le Spice Girls salvarono tutti". Anche oggi sono famosa nel mondo degli autisti Uber come quella che spara ​Spice ​o ​SpiceWorld​ durante i viaggi di ritorno alle due del mattino, cantando a squarciagola "2 Become 1" con i finestrini aperti e piallando irrimediabilmente la mia reputazione sulla suddetta app​.​

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Ripensandoci, la mania che scatenarono sembra straordinaria, ma la formazione fu relativamente standard. "Dopo aver finito il college cominciai a fare provini per le crociere, anche se non le volevo fare davvero", mi racconta Melanie con il tono misurato che si ha quando si parla di una storia molto bella che si è già raccontato varie volte. "Poi un giorno mi trovai in questo posto di nome Danceworks a Londra e qualcuno mi diede un volantino con scritto: "Hai tra i 18 e i 23 anni? Sai ballare e cantare?" Era per una nuova girl band, e io dissi alla mia amica: 'Ecco che cosa farò'. Pochi giorni dopo, mi presentai al provino".

Dopo un arduo processo di audizioni che implicarono lunghe sessioni di danza e canto (Melanie cantò "I'm So Excited" delle Pointer Sisters), le 400 candidate furono ridotte a cinque ragazze e nel marzo del 1994 Melanie incontrò le altre Spice Girls per la prima volta. "Me lo ricordo come fosse ieri. Mi innamorai di Geri immediatamente perché era adorabile e completamente pazza. Aveva delle treccine appuntite e questo maglione attillato che metteva in evidenza le sue grosse tette", racconta ridendo. "Mel B aveva una giacca da baseball e ricordo che pensai che fosse fichissima, e Victoria era tutta riservata. Fa ridere perché la mia prima impressione finì per essere perfetta". Più tardi Emma Bunton si unì al gruppo dopo che un'altra ragazza, Michelle, decise di rinunciare all'ultimo minuto. "Quando incontrammo Emma fu magico, improvvisamente si accese una scintilla. Sembra precoce, ma non avevamo dubbi [​che avremmo fatto successo​]. Eravamo molto ambiziose e motivate—ci mettemmo in condizione di non avere altra scelta".

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Parlando con Melanie delle Spice Girls ad anni di distanza, è lampante che il suo periodo preferito è stato proprio l'inizio, prima che diventassero troppo famose per vivere vite normali. "Quel periodo delle Spice Girls era assurdo e contagioso! Tutti adoravano far parte di questa follia, penso", dice. Si tratta anche del periodo in cui decisero di abbandonare il loro management e rivolgersi a una persona migliore, vale a dire Simon Fuller. "Avevano investito un sacco di soldi in noi, ma noi non avevamo mai firmato nulla, per cui decidemmo di dargli il benservito. Organizzammo una fuga di mezzanotte dalla casa che ci avevano affidato, e rubammo anche i nastri con le demo… Io e Victoria distraemmo il produttore mentre Geri si infilava i nastri nelle mutande", urla ridendo. "Eravamo d'accordo di incontrarci alla rotonda, e quando ci arrivammo, mezz'ora più tardi, Geri era letteralmente ​in mezzo​ alla rotonda con i nastri! Era come un vecchio film di spionaggio!"​

Nel 1996 pubblicarono il loro singolo di debutto, "Wannabe", e passarono velocemente da essere cinque ragazze working class dalla provincia inglese a essere la più famosa pop band che il mondo avesse visto negli ultimi decenni. La canzone rimase al numero uno per sette settimane consecutive e mantiene tuttora il record come singolo di una band femminile che ha venduto di più nella storia di UK e USA. "Dopo quel singolo, tutto quello che toccavamo sembrava trasformarsi in oro—faceva un po' impressione", mi racconta Melanie. Con il suo mix di parole inventate, il suo ritornello ultra-orecchiabile e quello che oggi chiameremmo "potenziale virale", "Wannabe" aveva tutti gli ingredienti per trasformarle in una meteora, ma le ragazze si impegnarono al massimo e ogni canzone che pubblicarono quell'anno raggiunse il numero uno—e lo stesso accadde l'anno dopo.

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"Una volta che le cose cominciarono ad andare bene, avevamo molto da perdere, per cui diventammo molto severe le une con le altre, il che fu piuttosto soffocante in alcuni casi", racconta Melanie quando le chiedo come si sentiva a stare nell'occhio del ciclone. "Quando sei in quel mondo lavori costantemente, passi di continente in continente, di locale in studio, ti vengono a prendere alla porta dappertutto e ti ritrovi dentro una bolla, completamente protetta. Non riesci letteralmente a vedere il mondo esterno, è difficile dire come ci si sente. Può essere divertente ed esaltante, ma ti può anche incasinare di brutto. Era come se fossimo sulla giostra che avevamo sempre desiderato, ma senza riuscire veramente a capire che cosa stesse succedendo… penso che fossimo un po' in stato di negazione".

Non fu d'aiuto il fatto che l'ascesa delle Spice Girls abbia coinciso con l'ascesa della stampa tabloid britannica, che fu attratta verso la band come api al miele. Nel tempo in cui loro pubblicarono i primi quattro singoli, tredici ex-fidanzati vendettero le loro storie ai giornali scandalistici. Una vecchia fotografia di moda di Geri uscì allo scoperto e si scatenò prontamente lo slut-shaming (​The Independent ​la chiamò "sgualdrina" e "oca"). Un famoso articolo in ​The Spectator​ le prese in giro perché non erano ​abbastanza politicizzate. In una intervista del 1997 a ​Rolling Stone​, Melanie raccontò di essersi imbattuta in uno "Spice Girls death site" in cui un commentatore aveva scritto "la puttana Adidas sarà la prima". E tutto questo si andava ad aggiungere ai numerosi articoli che analizzavano taglie e forme dei corpi delle ragazze (un giornale soprannominò Geri "Ciccia Spice"). In realtà, leggendo qualunque articolo sulle Spice Girls di metà-fine anni Novanta, è difficile trovarne uno che non le metta aggressivamente in discussione. È una storia vecchia quanto il pop: la stampa non era in grado di gestire cinque giovani donne di successo che fossero appariscenti e turbolente quanto i loro corrispettivi maschi della scena Britpop.

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"Penso che quella sia stata la parte più dura di tutte", dice Melanie. "Le Spice Girls sono state un vero punto di svolta per la [cultura della] celebrità ed eravamo criticate costantemente; su di noi si scrivevano molte menzogne e penso che, da persona giovane, anche solo leggere di te stessa sia abbastanza difficile, specialmente quando l'immagine che si dà di te è composta esclusivamente di opinioni. Io non ero una che parlava molto, ma [come Sporty Spice] avevo la reputazione da persona con la lingua lunga, anche un po' aggressiva. Mentre io ero totalmente l'opposto di questa persona di cui leggevo. Fu molto difficile e incasinato per me. Come molte persone, quando avevo poco più di vent'anni ero molto vulnerabile—non sapevo chi fossi o chi volessi essere, andavo avanti a tentoni".

Non fu soltanto la stampa a disorientare Melanie, ma anche le stesse Spice Girls. Quando le chiedo in che momento passò da essere "divertente" a "non più divertente", si prende un po' di tempo per riflettere. "C'era sempre stata una certa pressione sotto sotto", spiega. "Eravamo davvero severe le une con le altre ed era vietato scazzare—eravamo la polizia di noi stesse. Se avessi detto qualcosa di sbagliato in un'intervista, le altre mi avrebbero presa da parte e rimproverata. Ognuna di noi ebbe un'esperienza diversa, e ne parliamo tuttora. Personalmente, io vivevo spesso nel terrore; terrore di fare la cosa sbagliata, di dire la cosa sbagliata. Oggi siamo cresciute: siamo mamme e le nostre priorità sono differenti—ma a quei tempi c'era molta competitività e molta gelosia".

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Due anni dopo l'uscita di "Wannabe", due anni di costante e fortissima pressione, le prime vere crepe cominciarono a formarsi, e Geri fu la prima ad andarsene. Soffriva di depressione, disse, e la lotta per il potere all'interno della band—specialmente tra lei e Mel B—cominciavano a diventare troppo violente. "Per me, quello fu l'inizio della fine", dice Melanie. "È sempre un peccato quando una componente della band abbandona, ma le Spice Girls erano un puzzle, e se manca un pezzo è incompleto. Andammo in tour in America in quattro e poi Melanie e Victoria rimasero incinte, e fu la fine".

Ma anche Melanie si era trovata ad avere problemi di salute mentale. "Non mangiavo e facevo ginnastica ossessivamente", mi dice. "A quel punto ero abbastanza fottuta, ma ero troppo spaventata per fermarmi. Quando Geri lasciò la band nel '98 eravamo tutte distrutte, praticamente in burnout, eravamo sopravvissute per un anno solo grazie all'adrenalina… Ma io pensai: 'Farò un disco solista!' Era come se non potessi scendere dal tapis roulant, dovessi continuare a correre via dai miei problemi—letteralmente! Quando pubblicai ​Northern Star​ ero davvero arrabbiata e frustrata, ma volevo che la gente riconoscesse che stavo facendo la mia cosa e fossi diventata una persona indipendente".

Oggigiorno il dialogo sulla salute mentale all'interno dell'industria musicale è fortunatamente più comune, ma negli anni Novanta non esisteva proprio. Le dichiarazioni che Melanie rilasciò a ​The Mirror​ nel 1999 sembrano molto più sagge del resto del mondo attorno a lei: "È una malattia e non c'è nulla di cui vergognarsi. Spero di riuscire a dissipare lo stigma associato a questa condizione". Le chiedo se pensa che dovrebbe esserci più supporto per chi ha questi problemi nel mondo della musica. "Penso che ogni persona giovane che lavora con l'industria musicale dovrebbe andare in analisi", risponde, annuendo vigorosamente. "Nessuno può prepararti [per la fama]. Non è solo una questione di essere riconosciuti, o di dover leggere cose su di sé, o di stare lontani dalla propria famiglia, sono anche piccole cose come—se si è abbastanza fortunati da fare soldi—le proprie dinamiche famigliari possono cambiare. Se un artista comincia ad avere successo, l'etichetta discografica o il suo management dovrebbe prendere la responsabilità di occuparsi della sua salute mentale, perché è una cosa che ti fotte il cervello. Specialmente quando sei molto giovane. Questo lo credo fermamente".​

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Le Spice Girls hanno cambiato il corso della cultura pop a un tale livello che è facile dimenticare che hanno regnato supreme soltanto per tre anni, quasi quattro—quasi metà del tempo che servì ai One Direction per fare qualcosa di lontanamente simile. E dal 1999 a oggi, Melanie C ha fatto un sacco di cose. Ha pubblicato sei album e ne ha un altro in arrivo, ha partecipato a produzioni di teatro musicale come ​Blood Brothers ​e ​Jesus Christ Superstar​, ma soprattutto ha vissuto una vita molto più "normale". ​​

"Mi sento in pace con ogni cosa ora—sono molto orgogliosa del mio passato", dice sorridendo. "Ho capito molto velocemente che la mia passione era la musica e l'esibirmi dal vivo, ed essere continuamente riconosciuta e fotografata non mi dava alcuna soddisfazione. All'inizio non avevamo assolutamente idea. Avevo studiato da cantante e conoscevo le basi, ma non avevo idea di come funzionasse l'industria, e quale modo migliore per imparare che farlo? Andavamo in studio, lavoravamo con autori e produttori incredibili, e fu lì che ritrovai la mia passione e pensai: 'Che ambiente incredibile in cui trovarsi, che bello poter imparare dai migliori'".

Il suo ultimo album, Version of Me, è il primo album su cui abbia mai avuto controllo creativo completo e totale—un'esperienza che descrive come "davvero, davvero divertente". È un disco pop composto di undici canzoni positive e introspettive, e non suona tanto diverso dalla musica che faceva subito dopo aver lasciato la band. "Oggi ho 42 anni e mi trovo a un punto in cui mi viene da dire 'fanculo a tutti!'", dice, ridendo e sbattendo la mano sul tavolo. "Faccio quello che mi pare! E anche se è una pessima idea, non me ne frega niente! È il mio disco, sono i miei soldi, i miei sbagli! Con questo album mi sembra di aver finalmente ascoltato il mio istinto. Dalla produzione alla scelta delle canzoni ai video all'artwork, sono diventata molto più coinvolta e sicura delle mie scelte".

Da artista che non solo ha vinto svariati premi e infranto vari record internazionali, ma ha anche cambiato lo stile e l'atteggiamento di un'intera generazione, Melanie ha molto di cui essere orgogliosa. Le Spice Girls erano anarchiche e traballanti e casiniste, e hanno completamente ridefinito la cultura pop in un momento in cui era dominata dai ragazzi Britpop tipo Oasis e Blur o dalle boy band come i Take That e gli East 17. Come ha spiegato a Noisey Tara Joshi qualche mese fa, "le Spice Girls salvarono il pop anni Novanta da una morte noiosa e maschilista". E per questo dobbiamo ringraziarle.

Ma le conquiste di Melanie C si estendono ben oltre il suo ruolo come un quinto di una band. Come "Sporty Spice" fu la portavoce di un'identità che, prima di quel momento, non "stava bene" avere per una ragazza. Parlo da maschiaccio: Melanie rese perfettamente normale portare una tuta invece di un vestito, o voler fare le capriole invece di stare ferma da qualche parte per mettersi in mostra (ma se volevi, andava bene anche quello). Ciò detto, mentre il resto del mondo rimane ossessionato dalla nostalgia, Melanie guarda decisamente avanti. Quando le faccio l'inevitabile domanda "di cosa vai più orgogliosa?", lei risponde senza battere ciglio. "Di questo nuovo disco. Sono orgogliosa di essermi finalmente fidata del mio istinto. Per me, il successo significa essere felice e soddisfatta, e io lo sono".

(Illustrazione di Dan Evans)

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