I segreti dei laboratori che producono sigarette elettroniche
Foto: Shaye Anderson/Motherboard

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Tecnologia

I segreti dei laboratori che producono sigarette elettroniche

In assenza di regolamentazioni precise, quello che vi fumate potrebbe uscire benissimo da un laboratorio improvvisato nel garage dietro casa.

Sopra al pavimento in cemento ricoperto di macchie colorate sono disseminate scatole di cartone, contenitori di aromi liquidi e casse di vario genere. Un carrello traballante è stipato di bottiglie, misurini e tovaglioli di carta sfusi, mentre un insetto esplora un cumulo di coperchi di plastica.

Lo scorso autunno, sono state diffuse online una serie di foto che ritraggono il centro di fabbricazione del Dr. Crimmy, una società con sede a Gainesville, in Georgia, specializzata nella produzione di liquidi per sigarette elettroniche. Molti appassionati di vaping rimasti disgustati dalle immagini hanno smesso di acquistarne i prodotti. Il titolare dell'azienda si è difeso spiegando che le foto—scattate da un ex dipendente e inviate senza autorizzazione a Convicted Vapes, un canale di YouTube che recensisce i prodotti per sigarette elettroniche—risalivano a molto tempo prima e che erano state estrapolate dal loro contesto originario, interessando aree dello stabilimento in cui non si svolgeva la produzione. Ora, l'azienda dispone di un laboratorio che, almeno a prima vista, sembra più pulito e sicuro.

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Qualunque sia la verità, questo genere di incidenti porta sotto la luce dei riflettori una questione molto sentita nel mondo del vaping. Mancando le regolamentazioni a livello federale, si possono produrre gli e-liquid un po' dove capita: tanto in un laboratorio perfettamente sterilizzato, quanto in uno spazio improvvisato dentro il garage di casa, oppure in qualsiasi variabile compresa tra questi due estremi. I consumatori, però, possono farsi un'idea di come appaiono i luoghi da cui provengono i loro liquidi preferiti solo quando si verificano fughe di notizie, oppure quando le ditte autorizzano le telecamere per girare video promozionali studiati a tavolino.

E così, l'idea dei laboratori-garage è diventata parte integrante del tipo di immagine che il mondo del vaping non riesce a scrollarsi di dosso. Per ora, non abbiamo notizie di aziende che producono effettivamente i propri aromi dentro a un garage, ma molte persone del settore mi hanno raccontato che, in certi casi, la differenza è minima.

In assenza di leggi, l'industria ha provato comunque ad auto-regolamentarsi già da anni, sia per segnalare chi lavora in maniera impropria che per stabilire delle buone prassi su cui basare delle leggi esaustive. Ma poiché le aziende di vaping negli Stati Uniti sono centinaia, il compito non si è rivelato per nulla facile, soprattutto perché non esiste un consenso unanime su quali caratteristiche precise debba presentare di fatto un "buon laboratorio."

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Questo scenario pone l'intero settore di fronte a una serie di interrogativi di vitale importanza. Le regole autoimposte si riveleranno sufficienti a garantire che l'industria soddisfi eventuali standard ufficiali? E, soprattutto, riuscirà mai il mondo del vaping a dissociarsi dal luogo comune dei laboratori improvvisati dentro ai garage?

"Abbiamo perso clienti e ne abbiamo guadagnati altri. Il danno complessivo al nostro business? Avrebbe potuto essere di gran lunga peggiore," ha dichiarato Jerry Kramer, direttore generale di Dr. Crimmy. Riguardo la fuga di foto, invece, si è espresso in questi termini, "non si è trattato certo di una situazione piacevole. Ma credo che sia stata una lezione da cui tutti hanno imparato qualcosa."

Parte delle foto, sempre secondo i proprietari, riguardavano la struttura produttiva, ma sono state scattate durante un periodo di ristrutturazione in cui le attività erano sospese. Il resto delle immagini, che invece mostrano quella che ha tutta l'aria di essere una fase della produzione, immortalano la cantina del proprietario, in cui era stato stabilito un laboratorio provvisorio in attesa della fine dei lavori di ristrutturazione:

Dal maggio dello scorso anno, il Dr. Crimmy opera nella sue strutture rinnovate che, stando a quanto si può vedere in un video pubblicato on-line, sembrano pulite e ordinate dato che, a detta di Kramer, l'azienda opera seguendo standard elevati di pulizia. I lavoratori indossano camici, guanti e retine per capelli. Le postazioni di lavoro sono realizzate in acciaio inox, mentre le pareti e i pavimenti sono rivestiti con una resina epossidica facile da pulire. L'intero laboratorio viene sterilizzato almeno una volta al giorno, continua Kramer, e nessuno dei liquidi viene mai sigillato all'esterno della camera di miscelazione. Entro la fine dell'anno, desiderano trasferirsi in una struttura persino più grande, con una camera certificata ISO.

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"Onestamente, se ci fossero delle regolamentazioni e le autorità volessero farsi un giro dentro questo edificio proprio oggi, non avrebbero alcun problema con il nostro metodo di produzione," mi ha detto Kramer.

Comunque, le regolamentazioni stanno per arrivare. Nel 2014, la Food and Drug Administration ha pubblicato delle proposte di legge per le sigarette elettroniche come anteprima di quelle definitive che usciranno entro la fine dell'anno. Le proposte includono l'obbligo per gli impianti di produzione di registrarsi presso la FDA e essere sottoposti a ispezioni casuali. Tutti i prodotti dovranno fornire alla FDA le liste complete e accurate delle sostanze utilizzate.

"L'FDA potrebbe avere il diritto di misure restrittive contro i produttori che non rispettino tali norme," viene riportato nella proposta di legge. "Se un prodotto sarà realizzato in condizioni insalubri, se risulterà contaminato o la lista di ingredienti stilata in maniera fuorviante, incapperà nelle sanzioni della FDA, tra cui il sequestro o l'ingiunzione."

Il problema, nel frattempo, è che la definizione di "insalubre" non è così unanime. La produzione di liquidi per sigarette elettroniche—che vengono vaporizzati, per essere inalati nei polmoni, spesso come metodo per smettere di fumare—deve adeguarsi agli standard di qualità dei prodotti medici come gli inalatori? Oppure, in quanto alternative alle sigarette, sono sufficienti gli standard adottati dall'industria del tabacco?

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"Vogliamo dimostrare a tutti che abbiamo la situazione sotto controllo e che adottiamo degli standard rigidi."

Una serie di gruppi industriali cerca di capire proprio questo. Come l'American E-Liquid Manufacturing Standards Association (AEMSA) nata nel 2012 per definire una serie di buone pratiche per la produzione. Ogni anno, il gruppo aggiorna la sua lista di norme dettagliate che comprende requisiti come tappi a prova di bambino per i contenitori dei liquidi, superfici di lavoro dei laboratori con standard parificati all'industria alimentare e prescrive di effettuare le misurazioni del livello di nicotina delle miscele con attrezzature approvate dalle norme del NIST o dell'ASTM.

Le aziende che pagano per aderire all'associazione, una volta provato che rispettano le norme, vengono certificate dall'AEMSA. Ma dato che le linee guida sono reperibili on-line, ogni azienda le può seguire indipendentemente senza diventare parte dell'associazione, così molti pubblicizzano la loro scelta etica, anche se nessuno può verificarla nei fatti.

"Abbiamo deciso che potevamo e dovevamo assolutamente stabilire degli standard," mi ha raccontato al telefono Scott Eley, presidente dell'AEMSA. "Al momento, la comunità del vaping viene identificata come un gruppo di incoscienti che lavorano in uno scantinato, in bagno o in garage senza alcun tipo di controllo. Volevamo dimostrare a tutti che abbiamo la situazione sotto controllo e che adottiamo degli standard rigidi."

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Per definire questi standard, l'AEMSA si è ispirato alle norme vigenti in altri settori produttivi, come l'industria alimentare. Inoltre, ha consultato professionisti come Kurt Kistler, professore di chimica presso la Penn State ed esperto di sigarette elettroniche. Eley mi ha spiegato che, in funzione del regolamento federale a venire, le norme si prefiggono di tutelare tanto i consumatori, quanto i lavoratori che interagiscono con sostanze chimiche potenzialmente dannose.

Alcuni produttori decidono persino di superare questi standard, scegliendo di investire in camere con certificazione ISO in cui miscelare i loro liquidi. L'ISO—International Organization for Standardization—rilascia certificazioni per le "clean room" che soddisfano una serie di requisiti sanitari e di sicurezza. Questi includono specifiche per le superfici delle stanze, per gli abiti da lavoro e pongono particolare attenzione al ricambio d'aria e al filtraggio. La numerazione ISO per le camere bianche, va da 1 a 9, gli standard più alti corrispondono ai numeri inferiori. Un laboratorio che produce impianti medici, ad esempio, necessita di una certificazione ISO molto alta per garantire l'assenza di contaminazioni.

Di recente, la Mitten Vapors, un'azienda produttrice di liquidi per sigarette elettroniche del Michigan, ha rinnovato i suoi impianti includendo una camera bianca certificata ISO-6.

"Credo che abbiamo la certificazione migliore nel settore. Che io sappia, nessun altro che ha superato il nostro livello ISO," ha dichiarato Jamie Zichterman, proprietario della Mitten Vapors. "Abbiamo bisogno di standard precisi per tutto. Ora come ora, sembra che ogni giorno spuntino fuori dal nulla delle nuove imprese, ma nessuno ci assicura che la loro produzione avvenga in un laboratorio con tutti i crismi o in un garage qualsiasi tra amici."

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Al di là della fase produttiva: a differenza delle industrie del tabacco e dell'alcool, il mondo del vaping non dispone ancora di nessun regolamento federale in materia di imballaggio e di marketing (anche se certi stati hanno approvato qualche legge almeno su questo fronte). Questa situazione, ha portato molti a criticare il vaping per la sua capacità di attirare i giovani consumatori. Negli Stati Uniti, gli adolescenti utilizzano le sigarette elettroniche in misura maggiore rispetto a qualsiasi altro prodotto a base di nicotina e il loro consumo è in aumento. Il fenomeno attira l'attenzione dei legislatori, perché, se da un lato il vaping ha dimostrato di essere meno dannoso delle sigarette classiche, dall'altro, non si può dire che sia del tutto privo di rischi e nessuno, industria del vaping compresa, vuole danneggiare i più giovani. Ad esempio, sono stati segnalati casi di bambini che, maneggiando accidentalmente i liquidi, si sono procurati avvelenamenti da nicotina.

Ad ogni modo, l'industria sta lavorando per ovviare a questi problemi in maniera indipendente. Ad esempio, il Vape Free Youth è un collettivo di aziende di vaping impegnate nella ricerca per ridurre il consumo delle sigarette elettroniche tra i giovani, nell'elaborare contenitori a prova di bambino, nel rendere i loghi meno accattivanti per i giovani e nello spiegare in maniera più diretta i rischi connessi ai loro prodotti.

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Eppure, lo spettro della fabbrica di sigarette elettroniche improvvisata in garage continua a tormentare il settore. La Texas Rebel Juice, un'altra società produttrice, è stata bersaglio di critiche simili a quelle indirizzate verso Dr. Crimmy. Nel 2014, Infatti, sono state diffuse online delle foto scattate nel suo laboratorio che ritraggono i dipendenti mentre bevono e giocano a carte nella stanza in cui ha luogo la produzione. Un portavoce della società ha dichiarato che le foto sono state scattate in un momento di svago e che ritraevano il laboratorio prima che diventasse completo e operativo. Tuttavia, siamo di fronte all'ennesima fuga di notizie che contribuisce a diffondere nuovi pregiudizi.

"La gente non può fare a meno di restare scossa di fronte a questo tipo di immagini," scrive un utente del forum. "Dopo averle viste, ho iniziato a chiedermi se i miei fornitori lavorassero in modo corretto, non ci avevo mai pensato prima."

La Texas Rebel Juice non ha risposto alle richieste di commentare la notizia poste da Motherboard.

La verità è che un sacco di aziende sono partite come start-up messe in piedi da qualche appassionato di vaping che voleva provare a produrre in proprio liquidi da fare provare agli amici e per venderli in forma limitata. Questo significa che, negli Stati Uniti, molte aziende hanno iniziato miscelando i liquidi nella cucina di casa, mentre il livello di pulizia e la scelta di trasferirsi in uno spazio maggiormente controllato erano lasciate in mano alla società. Non c'è neanche tanto da stupirsi nell'apprendere che in certi negozi di sigarette elettroniche, il proprietario indossa un bel paio di guanti di gomma e si mette a miscelare il liquido per i clienti, direttamente sul bancone del negozio. Insomma, tutto è permesso.

"Quando le persone decidono di entrare nel business, agli inizi, fanno cose ben peggiori di quanto la gente possa immaginare. So per certo che funziona così," mi ha detto Kramer. Per esempio, anche il Dr. Crimmy è partito dalla cucina di casa, ha ammesso il produttore.

Dopo la pubblicazione delle immagini del Dr. Crimmy, il proprietario e il management dell'azienda hanno partecipato a un live broadcast di Mod Envy, un podcast show di YouTube dedicato al vaping. Come in una sorta di equivalente di un tribunale del vaping, il team di Dr. Crimmy ha dovuto rispondere a critiche e domande poste da noti critici del settore, visibilmente seccati dalle loro spiegazioni evasive.

"Mi sento presa in giro," ha detto durante lo show, l'esperta Catelin Powers.

Con il diffondersi di informazioni più dettagliate sul vaping, la comunità verrà turbata dalle preoccupazioni riguardanti metodi di produzione e sostanze utilizzate. Se da un lato, esisteranno sempre vaper che si accontenteranno solamente di fumare liquidi con un buon sapore senza curarsi del loro contenuto, dall'altro, un numero crescenti di consumatori vorrà essere informato ed esigerà standard più elevati. L'industria ha già fatto dei passi da gigante, ma fino a quando non verrano emanati i requisiti della FDA, i produttori improvvisati troveranno nuove scappatoie. Per quanto l'industria abbia tentato di auto-regolamentarsi, senza leggi federali, sarà difficile che lo spauracchio dei garage laboratori venga definitivamente allontanato dall'industria del vaping.