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Ho parlato di droghe col creatore di Breaking Bad

O meglio, ci ho provato, prima che la sua PR mi interrompesse. Intervista a Vince Gilligan, l'uomo dietro la vostra serie preferita.

Un paio di chiavi scambiate nei bagni di una tavola calda e un mitra nel baule di un'auto possono significare solo una cosa: una serie tv di prima classe e piena di colpi di scena è pronta a ricominciare. La graduale discesa dell'insignificante professore di chimica Walt verso la follia è tra i percorsi più sorprendenti nella storia della televisione, e molti cadaveri e grosse partite di metanfetamina più tardi, nessuno è in grado di predire positivamente dove lo porteranno gli ultimi episodi.

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Il momento è decisivo. Abbiamo perso la nostra fiducia nell'umanità di Walt e nella sua abilità di evitare il rischio a tutti i costi, e dopo l'episodio della settimana scorsa, dove abbiamo assistito impotenti alla scena in cui, preso da un raptus, Walt uccide Mike, non pochi vorrebbero vederlo impallinato, che sia la DEA o il cartello messicano a prendere l'iniziativa. Ma prima di arrivare a questo punto deve succedere altro, e altri personaggi ugualmente amati devono uscire di scena. Le vite di chiunque, dai figli di Walt a Saul Goodman, sono in pericolo.

Tutto questo lo dobbiamo a Vince Gilligan, un uomo che ha deciso che la tv era troppo prevedibile. Vince non è un drogato, uno spacciatore, un poliziotto o un semplice stronzo. Si è fatto una reputazione lavorando a X-Files, e dopo aver scritto la sceneggiatura di Fast Food e Hancock ha deciso di lasciare tutti quanti a bocca aperta con una serie che rappresenta una sfida alla sua intera carriera. Quindi, in pratica, Vince è Walter White.

Questa intervista si è svolta per via telefonica, ed è stata interrotta da un'impiegata di Vince, la quale (come poi ho scoperto) era rimasta in linea durante tutta la nostra conversazione e ha deciso di intervenire proprio mentre chiedevo al suo superiore di quali droghe facesse uso. Ecco cosa ci siamo detti.

VICE: Allora, siamo arrivati all'ultima stagione. Come descriveresti l'accoglienza riservata alla serie?
Vince Gilligan: Fantastica, davvero. Sono continuamente tentato dal pizzicarmi per essere certo che non sia un sogno. Sembrerò poco sincero, ma devo ammettere che non riesco ancora del tutto a credere che la serie vada effettivamente in onda. Siamo al 54esimo episodio, ed è sorprendente che ci siano persone che vi si accostano per la prima volta o che lo seguono con entusiasmo immutato a distanza di cinque anni.

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Da quanto sapete come finirà la storia di Walter?
Avresti dovuto vederci, l'altra sera. Siamo al lavoro sugli ultimi episodi. Non li abbiamo ancora scritti, figurati. Ci sono delle idee, ma niente di definito. Fortunatamente avremo un po' di tempo, così da poter lavorare ai dettagli e non tralasciare nulla. Il fatto di non avere ancora nulla di certo è al contempo pauroso ed eccitante, e ci lascia aperte diverse possibilità.

Quanto è rimasto della tua idea originale, della trasformazione "da Mr. Chips a Scarface," e quanto invece è uscito fuori man mano che la storia si sviluppava?
Non è facile dirlo, perché da un lato non ci siamo mai discostati dall'idea principale, da quel mio pitch che prevedeva l'evoluzione del protagonista nell'antagonista, ma dall'altro, il fatto che si trattasse di un'idea piuttosto generica ci ha lasciato un ampio spazio di manovra.   I particolari della trama emergono di volta in volta, di settimana in settimana. È una bella scommessa, perché stiamo cercando di pensare a questi ultimi episodi e a come si svilupperà la vicenda, ma nella narrazione non bisogna lasciare spazio all'artificialità e stabilire cose come "Walt deve toccare questo punto, poi questo, e poi quest'altro." Il modo migliore per scrivere è lasciare che siano i personaggi a dirti dove vogliono andare, e portare avanti la trama nel modo più naturale possibile.

Queste due filosofie sembrano essere un po' in contrasto tra loro.
Facciamo del nostro meglio per avere la botte piena e la moglie ubriaca, come si dice. Cerchiamo di lasciare che Walt, Jesse e gli altri personaggi siano naturali, e contemporaneamente di toccare dei punti fondamentali.

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Quando lavori alla creazione di un personaggio parti dalla funzione che questo rivestirà o dalla sua personalità?
Cerco di incastrare le due cose. Mi costa ammetterlo, perché mi piace la naturalezza, ma in mente si ha sempre un obiettivo logistico. Un buon esempio di un personaggio che nasce per necessità narrative e si trasforma in un elemento cruciale e integrante della serie è Hank. Volevo che fosse tutto ciò che non è Walt. Volevo che Hank fosse un personaggio vincente, mentre nel primo episodio è l'opposto. Hank sarebbe stato un agente della DEA dal carattere deciso, sicuro. E volevo che tutto ciò avvenisse attraverso l'idea di Walt di mettersi a produrre metanfetamina per vendicarsi di Hank, del suo essere tutto quello che lui non era.

Come è cambiata la tua concezione di Hank?
Per la sua parte abbiamo scelto Dean Norris, che è una persona davvero interessante. In più, come attore sa essere molto complesso, capace di dar voce a una vasta gamma di sfumature. Ci siamo rapidamente resi conto che il personaggio di Hank avrebbe potuto essere molto più articolato rispetto all'idea di partenza, e man mano che conoscevamo Dean, gli sceneggiatori hanno iniziato a caratterizzare sempre di più il suo ruolo.

Ora che Mike è fuori e anche il cartello sembra essere uscito di scena, ci dobbiamo forse aspettare una resa dei conti tra la DEA e Walt, o tra Walt ed Hank?
Non voglio dire troppo, ma è logico dedurre che se Hank scoprisse la verità su Walt si assisterebbe uno sviluppo importante e ovviamente drammatico. Ce lo aspettiamo un po' tutti, e da tempo. Se accadrà o meno… voglio mantenere un certo riserbo, ma non posso biasimarti per quanto hai ipotizzato.

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Considerato che il vostro stile di scrittura gioca con le aspettative, state volutamente cercando di darci a intendere che sarà questo il finale? Mi sembra una di quella situazioni da giochetto psicologico. Recentemente hai citato Henry Mancini, a proposito di muoversi in direzione dell'inevitabile. Nella scrittura giocate ancora con le nostre aspettative, o siamo di fronte a qualcosa di profondamente inevitabile?
È in gioco un po' di entrambe le cose. Vogliamo continuamente sorprendere il pubblico e tenerli col fiato sospeso, perciò questo desiderio rimarrà sempre. Detto ciò, bisogna sempre raggiungere il giusto mezzo, e a volte la cosa migliore da fare è dare al pubblico ciò che vuole. Quali sceneggiatori, dobbiamo affrontare tutto caso per caso. Il fatto che qualcosa appaia in un certo senso ovvio non significa che sia necessariamente da evitare.

In che senso?
È come in Titanic. Tutti sapevano che alla fine la nave sarebbe affondata, ma non si era certi di quali personaggi avrebbero popolato la storia o chi sarebbe sopravvissuto e chi no. Anche se c'era una componente inevitabile, non si poteva comunque sapere cosa sarebbe successo nell'immediato. È un po' strano ritrovarmi a fare questa analogia, perché non ho mai visto Titanic.

Cosa? Davvero?
Sì, non l'ho mai visto. Ma detto ciò, penso che l'analogia non faccia acqua—scusa il gioco di parole. Tutti si aspettano che succedano determinate cose alla fine di Breaking Bad, e alcune di queste potrebbero effettivamente succedere, mentre altre no. Siamo arrivati a questo punto passando attraverso un bel po' di intrecci. I dettagli sono pericolosi, e ce ne sono molti. E negli ultimi episodi ve ne aspettano tanti altri.

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Nell'ultimo episodio sono rimasto un po' sorpreso dal fatto che Mike abbia accettato che fosse Walt a portargli la borsa, soprattutto visti i loro trascorsi. Walt ha dimostrato più volte di non essere affidabile. E invece di uccidere i suoi uomini, Mike aveva deciso di pagarli. Poi c'è il suo rapporto con Jesse.
Be', alla fine dell'ultima stagione Mike era stato gravemente ferito, quindi la sua condizione fisica era inevitabilmente peggiorata. È tornato a fare patti col diavolo, si è messo d'accordo con Walter White per fare qualcosa che non avrebbe voluto, e tutto per i suoi uomini. Farebbe qualsiasi cosa per loro. Gli ultimi episodi ci mostrano come Mike, per quanto duro possa essere, ha una condotta e non è disposto a violarla per nessuno. Non è spietato o avido quanto Walt. Ma non lo definirei imprudente per quello che ha fatto, nel senso che Walt era pur sempre la persona che l'ha chiamato per avvertirlo delle mosse della DEA. Immagino si sia reso conto che Walt era un uomo a cui non importava molto di lui, ma che pure aveva una serie di bisogni e desideri simili ai suoi. In pratica erano in conflitto, ma essenzialmente dalla stessa parte. A quel punto aveva molte preoccupazioni e pensieri per la testa, ma penso abbia commesso un piccolo errore nel voltargli le spalle. Mike avrebbe potuto approfittare in qualsiasi momento per un faccia a faccia con Mike, ma il suo errore è stato quello di voltargli le spalle.

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Walt è entrato nella produzione della droga per la sua famiglia, ma finisce per perderla. È questo il motivo della sua svolta, della decisione di continuare nonostante tutto? Perché non ha più niente da perdere?
Buona osservazione. La domanda da mille dollari è sempre questa, "Cosa spinge Walter White a fare tutto quello che fa?". Ha perso l'affetto della famiglia per effetto delle sue stesse azioni. Non parlo dal punto di vista di Walter Jr, ma di certo col procedere degli episodi Walt si è alienato dal figlio, il quale non sa nulla del suo terribile segreto. Così, ha perso anche l'amore della moglie. Ha messo a repentaglio tutto ciò di cui dava impressione importagli.

Esatto. Perché lo fa?
Chiunque segua la serie ha una valida opinione sulla cosa. E la mia—una semplice opinione, come quella di tutti gli altri—è che gli aspetti che sono emersi man mano hanno sempre fatto parte della personalità di Walt. Cinquant'anni prima che questa storia iniziasse Walt aveva già dentro di sé una componente oscura. Questa componente viene a galla fin dalla notizia del cancro, una notizia fondamentalmente terribile, eppure liberatoria. Da allora, le barriere sono cadute una per una, e ora Walt è libero di essere la persona che è sempre stato. Credo che ami il senso di potere. Per lui, i soldi sono un semplice strumento di misurazione del potere. Non ne spende mai molti, in effetti. Il soldi danno conto del suo potere come signore della droga. Anche se è dovuto passare attraverso una serie di episodi terribili e ha fatto cose di cui probabilmente non va fiero, in generale è orgoglioso di essere un uomo potente e rispettato in un certo ambito. È qualcosa che non ha mai avuto, nella sua vita. Alla fine del sesto episodio dice che la metanfetamina è l'unica cosa che gli è rimasta, ma è soltanto colpa sua se si trova in quella situazione. Ora è come se non si potesse fermare.

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Quando Walt era in rapporti con Tuco usava molto la logica e cercava di tenere la testa a posto. Ma con l'arrivo di Gus Fring sembra che abbiate colto l'opportunità per far interagire Walt con un personaggio più simile a lui, un individuo finito nel giro senza premesse particolarmente pericolose che ha finito per essere risucchiato dalla violenza. Walt ha iniziato a comportarsi da folle per opporsi all'approccio misurato di Gus?
No, penso piuttosto che abbia perso il controllo. Era all'angolo, per tutta la quarta stagione (e in parte anche prima) è rimasto come in trappola. C'è stato un momento in cui ha iniziato a dare segni di instabilità, più o meno verso l'episodio "Caccia grossa." Scopre di essere involontariamente responsabile del ferimento di Hank: è lì che scatta qualcosa, in quel momento di impotenza, nel comprendere la sua colpevolezza, nel capire di doversi rassegnare e fare buon viso a cattivo gioco con un uomo molto pericoloso… È come ne Il padrino, "Tieni i tuoi amici vicino, e i tuoi nemici ancora più vicino." C'è un episodio in cui Walt va da Gus e gli dice che sa di Hank, che la cosa gli sta bene e che avrebbe fatto lo stesso. Ovviamente non è così, e noi lo sappiamo perché lo vediamo salire in macchina e rischiare un incidente. La follia di cui parli nasce proprio da lì, dal suo sentirsi in trappola e dalla sua necessità di uscirne e di trovare un modo per convivere con quella colpa.

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Diciamo che da allora ha trovato diversi modi…
Già, si sente piuttosto orgoglioso di aver ucciso Gus, e a mio avviso è come se pensasse che avendolo eliminato, sia diventato lui stesso Gus Fring. Se non letteralmente, almeno figurativamente. Ha assunto il suo potere, la sua aura di rispetto. Ma ciò che lo ha infastidito in questi ultimi episodi è il fatto che Mike non percepisca lo stesso, che non lo rispetti e anzi cerchi sempre di ridimensionarlo.

Nella serie gli agenti della DEA dimostrano più volte una certa incompetenza—come il fatto che Hank non riesca a smascherare Walter, o che il resto dei suoi colleghi non sospetti mai di Gus Fring. Credi che questo rappresenti la DEA nel mondo reale?

No, no. Avete presente quel disegno in cui si possono vedere sia un vaso che due facce? Ecco, io vedo il vaso e voi volete vedere a tutti i costi le due facce. Detto questo, siete liberi di interpretare la cosa come volete. A mio modo di vedere, la DEA, come suggerito dalla serie, è sveglia e laboriosa. Il problema è che Gus Fring è troppo intelligente, una versione intelligente del cattivo di James Bond, e Walter White ha un’incredibile capacità di nascondersi davanti agli occhi di tutti e proprio sotto al naso del cognato. Nell’universo Breaking Bad, Hank è il migliore agente della DEA, ma è come incapace di vedere la realtà di Walt.

E perché è possibile una cosa del genere?

Be’, è la conferma che le persone definiscono l'altro nel momento stesso in cui lo incontrano. Hank incontra Walt molti anni prima, almeno un decennio, ben prima che Walt decida di diventare un boss della droga. L’idea che Hank ha di Walt è quella di un tipo affidabile, dolce, maldestro e fin troppo intelligente, soprattutto ora che la moglie lo tradisce. Hank lo considera un po’ inconcludente, e un po’ sfigato. Se arriverà il momento, Hank avrà parecchie difficoltà ad accettare la vera identità di Walt. Per quanto riguarda la questione ‘DEA’ invece, abbiamo fatto tutto il possibile per convincere lo spettatore del genio criminale di Gus. Un po’ come negli scacchi, Gus era sempre dieci mosse avanti. Faccio sempre riferimento al Padrino. Gus Fring ha lavorato molto duramente per nascondere la sua attività criminale. Non è mai stato avido, ma molto attento, circospetto. Era amico della DEA e ha donato parecchi soldi per le loro cause, e probabilmente avrebbe potuto andare avanti in eterno se Walt non fosse entrato in gioco.

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Credi che ci siano parecchi criminali di quel tipo nella vita reale?

Credo di no. Una decina di anni fa lavoravo in uno show poliziesco. Usavamo un sacco di agenti di polizia come consulenti tecnici, agenti veri. Mi ricordo di aver chiesto a un detective di Los Angeles, "In tutti i film che guardiamo c’è sempre una mente criminale geniale dieci passi avanti alla polizia. Ne ha mai incontrata una nella vita vera?” E lui mi ha risposto: "No, la maggior parte dei criminali sono idioti! E grazie a Dio, perché siamo talmente pieni di lavoro che se ci fosse una mente criminale del genere non verremmo mai a sapere della sua esistenza. Abbiamo troppo lavoro e ci sono troppi crimini, non lo beccheremmo mai. La maggior parte dei criminali sono degli idioti."

Pensi che la guerra alla droga sia efficace? Soprattutto al confine con il Messico.

Non so se è quella la via migliore, o se lo è la depenalizzazione di alcune sostanze. Penserai che io debba avere per forza un parere sull’argomento, ma onestamente passo tutto il mio tempo a pensare a questo show e non alla politica in generale. Detto questo, so che ci sono un sacco di uomini e donne decise a fermare il traffico di droga e so che i cartelli in Messico, ad esempio, sono la causa di una grande quantità di dolore, sofferenza e morte. Eppure, il modo giusto sta nel colpirli sempre più duramente, criminalizzandoli? Non sarebbe meglio eliminare il mercato, rendendo tutta quella roba legale? È una questione complessa.

Hai mai provato la metanfetamina?

No, mai.

Qual è la droga che preferisci?

[Interviene la PR] "Ehi Abdullah, mi spiace ma dobbiamo chiudere qui, Vince ha altri impegni ora."

Merda.

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