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Sull'articolo inglese sul M5S che stanno condividendo tutti

Nell'ultime ore sta girando molto un articolo inglese che paragona il M5S a Scientology. A prima vista sembra geniale, ma in realtà quando va bene è banale e quando va male è completamente delirante.

Una delle cose che mi irritano e allo stesso tempo mi affascinano degli italiani è quello strano riflesso pavloviano che scatta quando vediamo che all'estero si parla dell'Italia. Spesso è come se ci fosse un senso d'insicurezza latente, che si manifesta in forma di orgogliosa esaltazione quando il New York Times si occupa di Milano (tra l'altro all'interno di una serie insieme ad altre decine di città), di indignazione per una carbonara cucinata nel modo sbagliato e di condivisioni spasmodiche se BuzzFeed fa un video sulle "domande degli americani agli italiani" (anche in questo caso, parte di una serie).

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L'ultimo esempio di questo meccanismo l'abbiamo sotto gli occhi proprio in queste ore, tramite un articolo dello storico settimanale inglese di destra The Spectator che sta girando abbastanza e in cui si paragona il Movimento 5 Stelle alla Chiesa di Scientology ("Beppe Grillo's M5S is a Scientology-style cult," recita il titolo).

In effetti, posso capire il motivo di tutte queste condivisioni. Se non sei grillino e ti fermi al titolo, l'articolo sembra non far altro che confermare un'impressione che tutti almeno una volta abbiamo avuto e promettere di esporla in modo coerente: l'idea che il M5S sia una specie di setta e il paragone con Scientology, infatti, non sono niente di nuovo—qualcosa che è già stato detto in modo completo e in tempi non sospetti. Ma se a questo si aggiunge l'esaltazione scatenata dal vedere lo stesso concetto ripreso da una testata estera, è facile spiegarsi la diffusione dell'articolo.

In realtà, però, basta andare oltre il titolo per accorgersi che lungi dall'essere una conferma autorevole del nostro averci visto giusto sulla natura settaria del M5S, l'articolo è quando va bene banale e quando va male apertamente delirante.

Già il fatto che il Partito Democratico venga sempre chiamato "partito ex-comunista"—o che Mussolini sia descritto come un "socialista rivoluzionario"—doveva far scattare un campanello d'allarme, il cui trillo sarebbe dovuto aumentare di volume arrivando a leggere questa breve, potentissima e quasi letteraria descrizione di Casaleggio: "era ossessionato dalla fantascienza e da Genghis Khan. Credeva negli alieni."

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Per tutto l'articolo, inoltre, si passa con disinvoltura dalle presunte analogie con Scientology a quelle con il fascismo, perché dopo tutto anche quest'ultimo era un culto. "Una volta gli italiani che odiavano si ritrovavano in piazza e ascoltavano le tirate di Mussolini gridando all'unisono: 'Du-ce! Du-ce'," scrive l'editorialista. "Quando adesso Grillo va in piazza e fa lo stesso, loro gridano: 'Bep-pe! Bep-pe!'"

Ora, senza difendere il M5S (partito di cui non sono elettore né simpatizzante), accostare le modalità di stare in piazza dei due leader per tracciare simili parallelismi—senza uno straccio di analisi del contesto storico—è del tutto arbitrario. Ma dopotutto, questo modo sconclusionato di argomentare è uno dei tratti tipici dell'autore del pezzo: Nicholas Farrell.

Chi non lo conoscesse, leggendo il titolo e vedendolo pubblicato su un settimanale inglese, potrebbe farsi l'idea che Farrell sia un acuto osservatore esterno delle vicende politiche italiane. In realtà si tratta di uno uno dei personaggi più eccentrici del nostro mondo editoriale—un giornalista inglese trapiantato a Forlì, fissato con Berlusconi e i comunisti, che di tanto in tanto scrive articoli talmente assurdi da rasentare la stand-up comedy.

In Italia, Farrell è un collaboratore fisso di Libero, sulle cui pagine solo nel 2009 ha rivendicato il diritto dei genitori di prendere a schiaffi i propri figli e speso un intero editoriale per dire che beve sangiovese e guida ubriaco perché lui può. Tra le altre cose, Farrell è anche autore di un libro agiografico e revisionista su Mussolini.

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Persino nel pezzo su The Spectator, seppure non così evidenti, si possono intravedere i suoi tratti distintivi: nell'ossessione berlusconiana per i comunisti, ad esempio, oppure nella barba di Beppe Grillo che assomiglia a quella di Bin Laden, o ancora nella descrizione di Virginia Raggi come di un "avvocato 37enne con un bambino piccolo e una grossa moto."

E quindi ecco che, eliminata l'aura di competenza e affidabilità data dall'essere comparsa su una testata straniera, l'incantesimo svanisce e l'analisi del M5S come di un culto alla Scientology, che fino a un momento prima sembrava originale e illuminante, torna a essere una banale constatazione—nonché il prodotto di un autore che, se avessero visto su Libero o conosciuto anche solo di nome, tutti quelli dietro le condivisioni non si sarebbero nemmeno mai sognati di prendere in considerazione.

Personalmente trovo ci siano un sacco di ragioni per guardarsi bene dal votare il M5S, ma manifestarlo pubblicamente con un articolo del genere e privo di conclusioni rilevanti ha ancora meno senso che esaltarsi per la proposta della funivia.

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