FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Perché dovete assolutamente giocare a 'Rocket League'

Rocket League è un mix tra un gioco di corse e FIFA Street, e in pochissimo tempo ha fatto impazzire qualunque videogiocatore.
Immagine: VG247.it

Io odio i giochi di automobili, li trovo terribilmente noiosi. Allo stesso modo la mia soglia di tolleranza per i titoli calcistici è molto bassa, perché non sono un appassionato. A stento so cos'è un fuorigioco. Ma in qualche maniera Rocket League aderisce all'assunto matematico che trasforma in risultato positivo la moltiplicazione di due segni negativi. È uno di quei prodotti in cui l'insieme, il risultato, è più della somma delle parti e prescinde dall'unione di due concept che sembrano agli antipodi.

Pubblicità

L'idea sembra uno di quei lampi di genio che ti vengono in mente nel dormiveglia, e che promettono di cambiarti la vita: macchinine super veloci che si sfidano in una partita di pallone

La storia però è un po' più travagliata di così. La prima incarnazione di quello che sarà Rocket League, il fenomeno del momento, è datata 2008. Super Acrobatic Rocket Battle Cars arriva su Playstation 3 con l'imbarazzante pretesa di avere successo nonostante il nome. Il gioco costa poco più di due dollari ed è il perfezionamento di un progetto nato come mod per Unreal Tournament 3: due squadre di automobili che devono urtare un pallone gigante fino a farlo finire nella porta avversaria. Le macchinine possono contare su un turbo che si ricarica raccogliendo dei power up e su un controllo aereo pressoché totale che consente loro di esibirsi in incredibili evoluzioni.

Il successo però stenta ad arrivare: il gameplay è tutto da rivedere e le macchinine sono troppo veloci; è frustrante rincorrere il pallone come cani impazziti. Inoltre l'infrastruttura online non è all'altezza e non permette di realizzare le grandi ambizioni di Psyonix, lo studio che ha dato vita al gioco. Gli stessi annunciano nel 2011 che c'è un seguito in cantiere, ma nessun editore sembra voler credere troppo al progetto. Luglio 2015, Rocket League arriva su PC e Playstation 4, sviluppato e prodotto dalla stessa Psyonix. Il successo è planetario.

Pubblicità

Non riesco a immaginare a niente di più divertente da fare con un joypad in mano. via VG247.it

Da una parte ci sono i numeri di Steam, la più grande piattaforme di digital delivery del mondo, dove in queste prime settimane—e nel momento in cui sto scrivendo questo articolo—Rocket League si è imposto saldamente in testa, superando produzioni multimilionarie come Grand Theft Auto 5 e The Witcher 3. Dall'altra le cifre incredibili che sta macinando su Playstation 4, dove gli sviluppatori hanno stretto un accordo con Sony per rendere Rocket League il titolo di punta per il mese di luglio del servizio Playstation Plus. Significa che il gioco è scaricabile gratuitamente per tutti gli utenti che hanno sottoscritto un abbonamento al servizio di Sony.

Le cifre hanno sorpreso gli stessi sviluppatori del gioco che, attraverso la voce di Dave Hagewood, fondatore di Psyonix, hanno commentato, "Guardi al numero di download su Playstation 4 e pensi: wow, avremmo fatto un mucchio di soldi se avessimo venduto anche solo un decimo di queste copie. Ma sapevamo cosa stavamo facendo quando abbiamo stipulato l'accordo. Sapevamo che si sarebbe potuta presentare una situazione simile."

Arriviamo a noi, perché il titolo dell'articolo vi promette risposte: perché Rocket League è tanto divertente?

Anzitutto riuscire in un esperimento simile significa osare laddove qualche lustro fa si è fallito, con quell'ambizioso progetto che era Libero Grande: un videogioco in cui si impersonava un solo giocatore in una squadra di calcio. Quello che nelle fantasie solipsistiche del giocatore avrebbe fatto la differenza in campo. Il risultato? Un gioco poco divertente in cui per la maggior parte del tempo si aspettava speranzosi che qualcuno ti passasse la palla. In Rocket League si impersona un singolo giocatore ma il risultato è grandioso: si fa davvero la differenza e la palla te la cerchi tu, sfrecciando a tutta velocità lungo il campo da gioco. Tolti dai piedi - letteralmente - tutti i tecnicismi del caso quello che resta è un arcade profondamente divertente e quindi riuscito. Eccoci al secondo punto: Rocket League riesce a essere molto tecnico ma anche splendidamente inaspettato, grazie all'imprevedibilità dei rimbalzi del pallone. Si tratta di un equilibrio ricercato a lungo dai ragazzi di Psyonix. Hagewood commenta proprio di come grazie a Rocket League abbiano imparato una lezione: se il concept di un videogioco non funziona bene, non è necessariamente vero che l'idea è un fallimento. A volte c'è bisogno del giusto contesto, della forma giusta.

Pubblicità

Rocket League riesce perfettamente nel mescolare tecnica e fortuna, nell'arrivare a un punto in cui la prevedibilità e la casualità raggiungono quel giusto compromesso che genera, anziché frustrazione per un sistema impreciso, grande divertimento. Lo stesso è enfatizzato da un sistema di replay che evidenzia tutte le assurdità -bonarie- di una fisica esilarante eppure sempre onesta.

L'ultimo punto, da non sottovalutare, è che l'infrastruttura per l'online è ora più che mai capace di realizzare la visione di Psyonix. Rocket League offre una varietà praticamente perfetta da questo punto di vista: è possibile competere in squadre da due giocatori, da tre e da quattro. È possibile affrontare avversari dall'altra parte del mondo giocando anche in due sulla stessa console, sfruttando lo stratagemma dello split screen—anche se la sola idea mi dà la nausea: a volte è difficile seguire un'azione, figurarsi la stessa azione da due punti di vista.

Gli sviluppatori vogliono perfino arrivare a una completa interazione tra piattaforme diverse, permettendo agli utenti che giocano su PC di affrontare quelli che giocano su console. Per ora la cosa è possibile solo attraverso la ricerca casuale del matchmaking—leggi: con i numeri che macinano adesso, è praticamente impossibile—ma chissà che a Psyonix non riesca il numero da Pelè. C'è qualcosa di grandioso quando un gioco così piccolo e semplice esce dal mucchio per prendere a sberle colossi apparentemente invincibili. È quella vecchia storia di Davide contro Golia, che da un certo punto di vista è dissacrante: Batman Arkham Knight, che ha goduto di un battage pubblicitario spietato—e di un altrettanto spietato autogol ma è un'altra storia—, è stato pesantemente oscurato da quattro macchinine che tentano di prendere a musate un pallone gigante; ma è anche sintomatico di un mercato che vive ancora di sorprese e colpi di coda.

D'altronde il successo di Rocket League è stato talmente fulmineo che il gioco è stato riconosciuto come eSport a tempo record. Davvero un colpo da fuori classe.

Segui Fabio su Twitter: @drizzt1186