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Abbiamo intervistato il presunto hacker della pagina di Papa Francesco

Nel fine settimana una pagina Facebook dedicata a papa Francesco con più di un milione di fan è stata violata da un "hacker". Abbiamo rintracciato il presunto responsabile per sapere perché l'ha fatto.

Come certamente saprete, domenica pomeriggio una pagina Facebook dedicata a papa Francesco con più di un milione di fan è stata violata da un "hacker", che ne ha preso possesso e ha passato diverse ore a postare frasi in arabo, vignette e bestemmie, diventando così il personaggio del giorno per il web italiano. In serata la pagina è tornata in mano ai suoi legittimi proprietari, ossia l'associazione Istruzione Cattolica, che ha pubblicato un aggiornamento in cui spiegava la situazione e si scusava.

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In tutto questo, mentre l'internet italiano moriva dal ridere, la mia attenzione è stata catturata da un post comparso sulla pagina del papa e successivamente modificato. Il post in questione riportava un link a un profilo Facebook e quella che sembrava essere una firma.

Dal profilo, che a prima vista sembrerebbe falso, non si capisce granché di chi ci sia dietro. In ogni caso l'ho aggiunto agli amici e l'ho contattato per scoprire se si trattava davvero dell'autore di quello che fino a quel momento sembrava essere lo scherzo più insulso dell'anno. Il diretto interessato mi ha confermato di essere stato lui. Ovviamente non c'è alcuna certezza al riguardo, quindi diciamo che tutto ciò che abbiamo in mano sono degli indizi: non abbastanza per condannarlo, ma di certo abbastanza per considerarlo il principale sospettato.

Dato che non ha voluto spiegarmi come ha fatto ad impossessarsi della pagina, ho contattato Emiliano Negri, che sa tutto di Facebook e che è il mio referente principale in questi casi.

Emiliano mi ha spiegato che esiste un trucchetto piuttosto semplice ed efficace per impossessarsi delle pagine Facebook, che sfrutta l'inesperienza dei proprietari della pagina che si vuole violare. "Su Facebook esistono due tipi di account, quelli normali e quelli business. Tramite gli account business è possibile richiedere a una pagina di ottenere il ruolo di amministratore," mi ha spiegato. "In pratica, il metodo consiste nel creare un profilo (o una pagina) chiamata 'Verification page', mettere come foto profilo il simbolo che Facebook assegna alle pagine verificate e inviare la richiesta per diventare amministratore. Con un po' di fortuna, se il proprietario della pagina che si ha intenzione di violare non conosce il trucco, lo scambierà per la procedura tramite cui Facebook verifica le pagine, accetterà e perderà la pagina," ha proseguito. Si tratta di un trucchetto che sta andando forte in questi giorni—se ne parla anche su BlackHatWorld.com, un forum di hacker—e secondo lui è così che è andata in questo caso.

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Esistono anche altri metodi, come quello che in gergo si chiama bruteforce: consiste nell'utilizzare un programma per provare tutte le combinazioni di caratteri possibili fino a trovare quella giusta. È un metodo decisamente più efficace del trucchetto di cui sopra, ma che richiede molto tempo.

Ma anche avendo un'idea di quale fosse la tecnica da lui utilizzata, gli aspetti principali di questa vicenda rimanevano ancora inspiegati. Perché l'avesse fatto era ancora un mistero, così come era ancora un mistero cosa sperasse di ottenere. Non sembrava un professionista, e ho dei grossi dubbi che il messaggio politico che voleva lanciare sia passato, almeno a giudicare dalle reazioni divertite che ha provocato: mentre lui predicava, gli utenti si sbellicavano dalle risate e creavano pagine ed eventi per deriderlo. Così, per rispondere a queste domande, ho deciso di contattarlo di nuovo. La conversazione si è svolta in inglese––a dirla tutta, il mio interlocutore parlava anche quello in modo alquanto approssimativo. Dopo che abbiamo parlato mi ha rimosso dagli amici.

VICE: Puoi dirmi qualcosa di te? 
Ĥorslalöi: Sono un hacker. Sono algerino, amo l'Algeria e amo anche l'Italia.

Perché hai attaccato la pagina del papa? 
L'ho fatto per mandare un messaggio, per supportare i miei fratelli in Palestina e per protestare contro le violenze da parte di Israele. Lavoro liberamente e non sono legato ad alcun partito, ma il mio scopo è politico. L'Islam è perfetto, ma io non lo sono. Se ho commesso un errore non date la colpa all'Islam, datela a me.

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Ma perché hai scelto proprio la pagina dedicata al papa? 
Perché ha molti fan. Pensavo che avrebbe portato attenzione sulla causa palestinese. Ma non volevo insultare né il papa né la religione cattolica. Il messaggio che volevo mandare era questo: il mondo deve riconoscere lo Stato Palestinese. E capire che l'Islam è la religione della verità; che l'Islam non si basa sull'omicidio, sul furto e sul terrorismo ma sulla verità.

Avevi già fatto qualcosa del genere prima d'ora? 
Sì, ma non contro pagine relative alla religione. Rispetto profondamente le altre religioni.

Come hai fatto? 
Non posso dirtelo.

Farai altri attacchi in futuro? 
Non so ancora di preciso cosa farò. Probabilmente mi terrò lontano dalla pagina del papa e da soggetti religiosi.

Uno status a tema liberazione della Palestina.

Ma continuerai a combattere per la Palestina in questo modo?
Certo. È la mia seconda patria. Tutti i musulmani sono anche palestinesi, non importa dove sono nati o quanti anni hanno.

Pensi che la gente abbia capito qual era il tuo scopo? 
Penso di sì.

Ma ho letto molti commenti di persone che sembravano credere che l'avessi fatto per divertirti.
Diciamo che il fatto di averlo fatto per una causa politica seria non mi ha impedito di divertirmi un po'. Ma non è stato uno scherzo.

Sei consapevole di essere diventato l'idolo di molti italiani? 
Non penso di essere diventato il loro idolo.

Te lo dico io che ho letto i loro commenti. 
Be', in ogni caso non mi interessa.

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Non hai paura delle conseguenze di quello che hai fatto? Di essere rintracciato dalla polizia, ad esempio.
Non ho fatto niente di veramente grave. E comunque non mi interessa.

Perché hai messo il link a questo profilo Facebook in un post pubblicato sulla pagina del papa? 
Per dimostrare che non ho paura. Non ero in cerca di attenzione, non l'ho fatto per diventare famoso. Non voglio diventare famoso, né per ciò che sono né per ciò che faccio.

Puoi fornirmi una prova del fatto che sei stato davvero tu? Uno screen di quando eri proprietario della pagina, ad esempio. 
No. Devi fidarti.

OK, grazie.
Aspetta, cosa scriverai nell'articolo?

Be', niente, solo quello che mi hai detto.
Va bene.

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