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Il giornalismo italiano si merita Lercio

Prendere per il culo le abitudini del giornalismo italiano non era poi così difficile, ma l'esperimento di satira e fake news di Lercio è sempre utile a ricordarci che la realtà è molto peggio della fantasia.

L'homepage di Lercio.

​In Italia giornali e riviste mentono quotidianamente. Non lo dico perché sogno un giorno di dirigere disinformazione.it, ma per fare una semplice constatazione stilistica: nel nostro paese i titoli con virgolettati inventati sono un flagello costante. Se un uomo compie una clamorosa attraversata del Sahara, ecco che da noi viene presentato con un titolo tipo: "Io, lupo solitario che attraversa il Sahara per salvare il mondo" o qualcosa del genere; un messaggio viziato perché la persona in questione non hai mai pronunciato quelle parole (Perché lo so? Perché nessuno parla in quel modo. Nessuno). È un'abitudine diffusa, data forse dalla pigrizia o dalle contingenze redazionali, che però lede alle fondamenta il primo comandamento del giornalismo, che vieta di INVENTARE COSE. Come tale vulnus sia diventata banale norma di settore è forse materiale per un'altra storia, ma di certo può aiutarci a comprendere perché il giornalismo non goda nel nostro paese di grande rispetto, e del perché anzi si meriti Lercio.

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Per chi non lo sapesse, Lercio è un sito di notizie false e umoristiche nato nell'ottobre del 2012 e finito in un libro edito da Rizzoli (in uscita il 26 novembre). Un'occasione perfetta, questa, per fare luce sulla storia del sito: gli inizi del progetto si perdono nei meandri dell'internet satirico italiano, quando un gruppo di persone comincia a fare "battute sulle notizie del giorno, consultando freneticamente i quotidiani online," come mi spiegano gli autori del sito in un'intervista collettiva, "e rispettando la regola della premessa vera e della chiusa divertente." Finché "a uno di noi, Michele Incollu, è venuto in mente di aggirare l'ostacolo della premessa vera per poter creare in piena libertà la notizia/battuta. Così sono nati i nostri titoli, molti dei quali accompagnati da articoli in perfetto stile giornalistico. Poi, semplicemente, ci siamo accorti che in Italia non esisteva nulla del genere." Lì è nato Lercio, che ora conta circa quaranta autori—tutta gente che ha cominciato in altre esperienze di scrittura satirica come "La Palestra" sul sito di Daniele Luttazzi, ora scomparso.

Per quanto il riferimento del progetto sia ovviamente The Onion, storico settimanale di notizie finte statunitense, tra le due realtà ci sono enormi differenze: "Noi siamo italiani, disorganizzati e senza fini di lucro (almeno per ora), loro sono americani e sono un'istituzione ben più datata, hanno già fatto anche un film, per esempio. Abbiamo notato molte affinità, invece, con i tedeschi di Der Postillion e i francesi di Le Gorafi."

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La differenza si nota anche nel tipo di registro giornalistico che le due testate hanno scelto come vittima satirica: se The Onion ha assunto un tono da piccolo quotidiano del mid-west americano (il giornale è originario del Wisconsin ed è arrivato a New York solo nel 2001), Lercio ha scelto un'atmosfera da tabloid perché "rappresentava bene un certo tipo di giornalismo 2.0: strillato, sensazionalistico, basato sul click-baiting, sui titoli a effetto, su un consumo veloce."

Nonostante la testata ricordi sospettamente quella di Leggo, Lercio rivela molti dei vizi del giornalismo "alto". Quello che negli ultimi anni è sceso a compromessi per conquistare nuovi lettori a causa della crisi del settore, ancora troppo legato alle edicole e al cartaceo e poco incline al digitale. Così la rincorsa allo scandalo, la titolazione, la grossolana ricerca dello scoop o del pettegolezzo—tutti ingredienti tradizionalmente legati a rotocalchi e tabloid—finiscono su Lercio in una sorta di abbraccio olistico che va da Repubblica a Cronaca Vera. È proprio questa la lezione più spiacevole imparata dai responsabili del sito negli ultimi anni, che ricordano la trattazione mediatica della bufala del medico Stamina come il punto più basso nel giornalismo degli ultimi anni.

Il cortocircuito non è solo interno al giornalismo o reso ancora più evidente da pagine come Ah ma non è Lercio. Le cronache di Lercio diventano spesso profezie, si autoadempiono come macumbe: "Col tempo ci siamo accorti che si verificano spesso cortocircuiti con la realtà, la sua rappresentazione da parte dei giornali e la sua parodia fatta da noi. Da poco abbiamo inaugurato la rubrica 'Te l'avevo Lercio' per i casi in cui le notizie strampalate da noi partorite si sono incredibilmente avverate." Alcuni esempi: il selfie post-mortem diventato notizia di cronaca (si è poi scoperto che era una bufala, ovviamente) o i "sassariani", nuova frontiera per vegetariani e vegani subito superata da un uomo che secondo Leggo si ciba solo di "mattoni, fango e ghiaia."

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È il solito adagio per cui la realtà supera qualunque fantasia, anche quella della satira più grottesca. Come esperimento satirico però Lercio è diverso da grandi classici come la rivista Cuore o il successo di Spinoza.it: pur facendo a meno di battute, tormentoni e vignette, ha saputo allestire uno spettacolo morboso in cui Padre Pio, Madonne, soubrette e politica becera convivono come fossero parte dello stesso sistema. E possono convivere così pacificamente insieme perché sono parte dello stesso sistema—e all'improvviso il duraturo successo di Dagospia mi si giustifica davanti agli occhi facendomi sudare freddissimo—e qui hanno trovato una casa comune.

Ora, spiegano gli autori, Lercio ha "circa un milione e mezzo di visite mensili," e sembra lanciato verso una fase 2. La fase 2, sì, qualunque essa sia, il grande passo a cui ogni prodotto di successo è chiamato dopo un paio di anni di gloria. Visto il potenziale, "sono in molti a pensare che la natura evoluzione sia il video," per il quale sono arrivate anche delle proposte. Quindi che fare? Continuare con esperimenti su YouTube come ​Lercio TG, finora non proprio brillante, o individuare una formula più ricercata per superare le barriere di internet? "Non sarebbe male avere uno spazio quotidiano per un tg satirico ma la vediamo dura," risponde il team. "Ti immagini un nostro telegiornale dopo il Tg1? 'E ora diamo la linea a Lercio, che ci parlerà del ritrovamento di uno stronzo a forma di Padre Pio'."

Non resta che aspettare. Non lo show di Lercio, ma il ritrovamento di un vero stronzo a forma di Padre Pio.

Segui Pietro su Twitter: ​@pietrominto