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Chi commette reati sessuali in Canada non può più usare Instagram, Snapchat e Tinder

La corte suprema del Canada si è espressa a sostegno di una legge che permette di vietare l'uso di internet a chi abbia commesso reati sessuali, anche in maniera retroattiva.
Foto via Flickr

In una decisione storica, in cui si fa riferimento a Instagram, Snapchat e Tinder, giovedì la corte suprema del Canada si è espressa a sostegno di una legge che permette di vietare l'uso di internet a chi abbia commesso reati sessuali in passato.

Questo significa che chiunque sia stato condannato per un crimine a sfondo sessuale prima del 2012, quando il precedente governo conservatore aveva apportato una modifica al decreto Safe Streets and Communities Act permettendo ai tribunali di proibire a chi abbia commesso reati sessuali di usare internet per un dato periodo di tempo, può essere bannato da internet.

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La corte suprema ha aggiunto che nuovi servizi come Tinder, Snapchat, Instagram, Facebook e Twitter concedono a chi è stato condannato per reati a sfondo sessuale "un accesso senza precedenti a potenziali vittime e a canali che favoriscono nuovi crimini."

Nella sentenza, che mette a confronto i nuovi pericoli posti da internet per i bambini con il principio costituzionale canadese secondo cui i criminali devono essere condannati secondo le leggi in effetto al tempo del crimine, i primi hanno prevalso.

Scrivendo a nome della maggioranza, Justic Andromache Karakatsanis ha spiegato che la decisione è stata presa perché "il Parlamento ha reso esecutivo il divieto (di Internet) all'interno di un contesto sociale e tecnologico in rapido cambiamento, che ha cambiato sia il grado che la natura dei rischi di violenza sessuale a danno dei giovani."

Il caso in questione riguardava un uomo che si è dichiarato colpevole di incesto e di aver creato pedo-pornografia con la figlia, in età prescolare, tra il 2008 e il 2011. Condannato nel 2013, il 38enne, il cui nome non è stato rivelato per proteggere l'identità della figlia, è stato condannato a nove anni in prigione meno il tempo passato in custodia prima del processo.

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La sentenza del giudice aveva vietato all'uomo di usare un computer per contattare bambini, ma aveva stabilito di non poter imporre un divieto più ampio e retroattivo su internet.

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Ma la Corte d'appello di BC aveva poi sentenziato che nuovi divieti possono essere applicati in maniera retroattiva in quanto non pene ma misure volte alla protezione del pubblico – quando una misura è considerata "protettiva" e non "punitiva," il principio costituzionale di cui si è parlato in precedenza non sarebbe valido.

Su questo punto però, la Corte suprema aveva dissentito. "Un divieto… contro qualsiasi contatto con persone al di sotto dei 16 anni potrebbe potenzialmente limitare i tipi di lavoro che un condannato può cercare, e anche l'abilità di un criminale di interagire con altre persone (inclusi adulti in compagnia di bambini) in luoghi pubblici e privati," sosteneva la sentenza, aggiungendo che vietare l'accesso a internet è "pari a tagliare questa persona fuori da una componente della vita quotidiana indispensabile."

Sebbene riconosciuto come provvedimento punitivo, la corte ha comunque scelto di sostenere il divieto retroattivo. Ha deciso però di non estenderlo al contatto con bambini, sentenziando che non ci sono abbastanza prove per giustificare una misura simile.

L'Associazione per le libertà civili di BC, che ha fatto parte della causa, si è detta soddisfatta della decisione.

Sebbene la sentenza riguardi soltanto chi ha commesso reati sessuali prima del 2012 e sia stata condannato in seguito, più in generale, questo significa che i tribunali "devono pensare in maniera diversa rispetto alla possibilità di imporre una particolare conseguenza di crimine retroattivamente perché abbiamo una nuova direttiva dalla corte che impone di pensare se sia punitiva o protettiva, e anche quale sia l'impatto sulla libertà e la sicurezza del condannato," spiega Laura Track di BCCLA.

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L'Associazione per le libertà civili canadese ha sottolineato che per violare le protezioni contro una pena retroattiva devono esserci estremi particolarmente forti, ma ha commentato che la decisione 7 a 2 della Corte suprema è "forte," e scritta in modo da non lasciare aprire "delle falle che portino a una tolleranza legislativa verso la pena retroattiva."

Un'altra grande conseguenza della decisione del tribunale è la presa di coscienza dell'importanza dell'accesso a internet, Laura Berger di CCLA fa notare.

"Questo è qualcosa che ci porteremo dietro da questa decisione, e potremmo vederlo citato in molti riferimenti, in futuro."

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