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Mentre facevamo battute su Lino Banfi, il decreto Salvini continuava coi suoi disastri

Lo svuotamento del Cara di Castelnuovo di Porto è avvenuto all'improvviso.
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Un momento dello sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto (Roma), 22 gennaio 2019. Foto via Facebook.

Mentre le nostre timeline erano invase dalle frasi vere e presunte pronunciate da Lino Banfi "nuovo commissario italiano per l'UNESCO", nel mondo là fuori il Viminale agiva—praticamente indisturbato—con le modalità a cui ci ha abituato in questo periodo. Ieri, con l’impiego dell’esercito, sono iniziate le procedure di svuotamento del Cara di Castelnuovo di Porto con conseguenze tutt’altro che leggere.

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Il centro per i richiedenti asilo in provincia di Roma—attivo da oltre dieci anni—ospita al momento più di 500 persone, 305 delle quali verranno “deportate,” come denuncia il PD attraverso le parole di Monica Cirinnà che parla di “memoria di macabre liste.”

Tareke Bhrane, mediatore culturale del centro, sostiene che l’atto di forza sia avvenuto all’improvviso: “Noi non sapevamo nulla e neanche i migranti, il trasferimento è partito stamattina, siamo stati avvisati due giorni fa. Siamo tutti molto preoccupati. Ci sono famiglie con minori, ci sono vittime di tratta. Tutti i bambini frequentano la scuola, e molti ragazzi lavorano al Comune, nel servizio giardini.”

Ora, prosegue, tutto questo finirà: “Le persone vengono portate via come pacchi, senza tener conto della loro volontà e delle loro problematiche. Il caos è totale, è tutto top secret, nessuno dice nulla. Chiaramente anche i lavoratori del centro [ più di 100] finiranno per strada.” Una di loro, Dora Mangione, ha dichiarato al Redattore Sociale che “il decreto sicurezza sta creando un disagio totale assoluto, sta creando disoccupati. Dov’è il prima gli italiani?”

Molti altri hanno segnalato l’assurdità delle modalità di svolgimento dell’operazione; tra cui, ad esempio, la Croce Rossa romana su Facebook e la basilica di San Francesco di Assisi su Twitter.

Nel tardo pomeriggio di ieri si è tenuto un sit-in di protesta organizzato dal sindaco di centrosinistra Riccardo Travaglini. Il quale ha detto che “non si possono sbattere le persone sulla strada,” riferendosi a 20 rifugiati che si troveranno in queste condizioni a causa del decreto Salvini, e per cui sono stati “attivati i servizi socio-assistenziali.”

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La consigliera regionale del PD Marta Bonafoni, su Facebook, ha raccontato che i primi 30 a essere selezionati per lo smistamento non conoscono—al momento di salire sul pullman—neppure la loro destinazione.

Questa mattina sarebbe dovuto partire un gruppo di altre 75 persone, ma il pullman sul quale si trovavano è stato bloccato dalla parlamentare di Liberi e Uguali Rossella Muroni, che si è messa davanti chiedendo “indicazioni precise del luogo dove i migranti venivano portati.” Non ricevendo risposta, ha rifiutato di spostarsi; il bus ha così fatto marcia indietro, tra gli applausi dei presenti.

Secondo Matteo Salvini, appoggiato dal proprio partito che esulta a suon di “finalmente i fatti,” non c’è però da preoccuparsi per la sorte di questi rifugiati che finiranno in “altre bellissime strutture.” Il vicepremier non ha rinunciato ad attaccare le opposizioni—definendo “balle spaziali” le “deportazioni”—e gli stessi migranti: “Non puoi pretendere di andare a Cortina, di andare qui o lì; ti garantiamo l’esame della tua pratica e se scappi dalla guerra ti accogliamo, altrimenti torni da dove vieni.”

Com’era già successo subito dopo l’approvazione del decreto sicurezza, si perpetua così la politica di urlare astrattamente alla sicurezza—mentre, nella pratica, non si fa altro che creare il caos.

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