FYI.

This story is over 5 years old.

Attualità

Diciamolo, la pubblicità dell'Uliveto è prima di tutto una ciofeca

L'accusa mossa ieri è quella di razzismo nei confronti delle giocatrici nere della nazionale femminile di pallavolo.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
pubblicità uliveto pallavolo femminile
La pubblicità Uliveto.

Ieri mattina ha iniziato a circolare l'immagine di una pubblicità Uliveto dedicata alla nazionale femminile di pallavolo italiana e comparsa a tutta pagina su alcuni giornali cartacei. “Grazie! Una grande avventura vissuta insieme!,” recita il claim in riferimento all'argento ottenuto ai Mondiali. Ma non è stato il copy, ovviamente, ad aver destato l’interesse dell’internet.

Piuttosto, un dettaglio: nella foto non compaiono le giocatrici nere Myriam Sylla, Paola Egonu, titolari (con l'ultima coperta letteralmente dalla bottiglia) e Sylvia Nwakalor.

Pubblicità

In molti sono corsi su Twitter a additare l’immagine come razzista, e di lì a poco il presunto intento di Uliveto è diventato il tema della giornata, tramite fotomontaggi e paragoni con la stessa foto della nazionale maschile, tutta bianca:

Ora: nella pubblicità Uliveto di ringraziamento alla nazionale maschile—quando è stata eliminata prima di poter accedere alle semifinali dei mondiali—la squadra si vede effettivamente nella sua interezza.

Studiando un po’ il profilo Facebook dell’Acqua Uliveto, poi, non si notano foto in campo delle ragazze ai mondiali, ma solo quelle di stock. Questo, però, vale altrettanto per la squadra maschile—a eccezione della summenzionata foto di ringraziamento, la cui compagna per la squadra femminile non è stata presumibilmente postata su Facebook dopo le prime critiche arrivate in mattinata.

Ma c’è anche dell’altro. Se si va sul profilo Instagram di Uliveto la squadra femminile si vede tutta tutta, nella sua interezza, e in più momenti sul campo. E, andando indietro nello storico delle pubblicità inserite dentro agli spazi dedicati dei cartacei italiani, si possono notare diverse foto dello stesso tenore. Per esempio nella foto pubblicata dal brand sabato, il giorno dopo la vittoria con la Cina.

Nelle ore successive arrivano altri dettagli: la foto della nazionale della pubblicità incriminata è d’archivio e risalente a un anno fa, e la bottiglia non nasconderebbe solo Egonu, ma anche Serena Ortolani. A quel punto l’internet inizia a dividersi: c’è chi continua a sostenere che la pubblicità sia in ogni caso razzista, chi invece sia frutto di un errore grafico.

Pubblicità

Più tardi arriva anche la replica del marchio del gruppo Cogedi:

A cui si aggiunge il commento di Patrizio Catalano Gonzaga, direttore marketing del gruppo Uliveto-Rocchetta, secondo cui “nel cercare di alterare le immagini, ne è stata scelta una di archivio,” “una in cui ci fosse anche il tricolore.”

In sostanza, appurati tutti i dettagli di cui sopra, la pubblicità incriminata sembra brutta e sciatta, più che razzista: utilizza una foto vecchia, che esclude alcune delle giocatori simbolo dei Mondiali, lo fa con un risultato tutto sommato poco accattivante e ignora totalmente le possibili conseguenze della sua scelta.

Al riguardo c’è una cosa detta da Gipi che mi sembra calzare a pennello: “in questo paese i cialtroni sono (per ora) più numerosi dei razzisti.” Ma non sottovalutiamo nessuna delle due categorie, per favore.