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Conti, politica e futuro: cosa sta succedendo davvero attorno a Expo 2015

Le polemiche degli ultimi giorni hanno infiammato la discussione attorno all'eredità - economica e politica - di EXPO 2015. Molti di questi dibattiti, però, sembrano essere soprattutto strumentali.
Foto via Flickr.

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Sono passati quattro mesi dalla fine dell'Esposizione Universale di Milano.

Se all'indomani della chiusura è stata dipinta come un trionfo - di conti, con quel totale di 21,5 di biglietti venduti, ma soprattutto di prestigio, con la narrazione della riqualificazione dell'Italia agli occhi del mondo - oggi si è entrati nella fase più viva e difficile della gestione dell'evento: quella in cui si discutono i conti, e si tratta di destinare al sito un futuro sensato, anche guardando a quanto fatto finora.

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Il primo punto di cui si discute - e che fin da subito era stato riconosciuto come la grande sfida dell'Esposizione Universale - riguarda l'utilizzo del milione di metri quadri nell'area di Rho-Pero.

La cittadella della scienza

Come noto il progetto, nei dettagli ancora molto astratto, è quello di una cittadella della ricerca che racchiuda al suo interno il campus universitario della Statale, un polo di tecnologia e ricerca scientifica e una serie di imprese e servizi a queste collegate, in quello definito dal sindaco uscente di Milano Giuliano Pisapia un mix di "ricerca e innovazione" e il cui investimento si dovrebbe aggirare intorno ai 700 milioni di euro.

Il punto di partenza sul quale si è trovato un accordo in questi giorni è quello che riguarda l'assegnazione della regia del progetto. I terreni infatti, come noto, appartengono alla società Areexpo, che attualmente sta gestendo le opere di smantellamento.

Su questo punto, già a ottobre dell'anno scorso il governo aveva annunciato l'entrata in società insieme alla regione Lombardia e al comune di Milano – ciascuna delle quali già presenti con una quota di circa il 35 per cento. Dopo continui rinvii, l'accordo è stato trovato a metà febbraio e ha preso forma in un decreto il 28 del mese scorso.

Al contrario di quanto ipotizzato in precedenza non ci sarà un 'commissario post-Expo' con poteri speciali, ma una regia divisa tra il governo, il comune e la regione ed altre associazioni.

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Stabilita la regia, il passo successivo è quello di delineare cosa sarà chiamata a coordinare. Se sul campus della Statale e gli altri progetti annessi all'area ancora non si conoscono dettagli e progetti effettivi, ciò di cui si parla concretamente negli ultimi giorni è lo Human Technopole, che andrà però ad occupare solo una piccola parte dell'area — circa 30mila metri quadri.

Il progetto, anticipato da Renzi a novembre e presentato ufficialmente la scorsa settimana, sarebbe composto da un insieme di sette centri di ricerca, che vedrebbe l'impiego di 1500 persone, volto alla ricerca contro il cancro e le malattie degenerative. La gestione scientifica del polo sarà affidata all'Istituto Italiano di Tecnologia (ILT) di Genova, che il governo finanzierà con 150 milioni di euro per i prossimi dieci anni.

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Se il progetto è stato appoggiato sia da Pisapia che dal governatore regionale Roberto Maroni (Lega Nord), che inizialmente si era detto perplesso dall'iniziativa, più fredda è stata l'accoglienza di una parte del mondo della ricerca.

All'indomani della presentazione del progetto Elena Cattaneo, docente dell'Università Statale di Milano e senatore a vita, tramite una lettera a Repubblica ha reso pubbliche le sue perplessità.

Il punto principale sul quale si sofferma Cattaneo è l'approccio finanziario del progetto, per cui tanti soldi pubblici finirebbero in mano privata, e che la senatrice ha definito "un grande spot" che non tiene conto dello stato agonizzante della ricerca Italiana.

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L'appello è stato ripreso e commentato da diversi ricercatori e figure del mondo accademico, con reazioni contrastanti: c'è chi definisce il centro "una bella ciliegina sulla torta, ma senza la torta sotto" e chi invece si è espresso positivamente a riguardo.

Polemiche a parte, per adesso il passo successivo sarà quello di dare un seguito concreto alle parole: il prossimo impegno è fissato per maggio, quando Matteo Renzi ha annunciato un sopralluogo all'interno del cantiere.

I conti tornano, o forse no

L'altro nodo da sciogliere, legato a doppio filo con la politica milanese, è quello dei conti lasciati dell'Esposizione Universale.

All'indomani della chiusura, l'unico dato certo per giudicare l'andamento dell'evento era rappresentato dal numero di biglietti venduti: 21,5 milioni, al di sopra quindi della soglia psicologica dei 20 milioni inizialmente prefissata.

Per il resto, il bilancio preventivo del 2015 reso noto a fine dicembre dichiarava ricavi per 736 milioni e un margine operativo lordo di 14,9 milioni, ma soprattutto evidenziava la limitata rilevanza del documento e dei dati, in alcun modo utili a giudicare il bilancio o a dichiarare attività e passività.

Da allora, sono stati resi pubblici altri numeri - anch'essi poco indicativi nella totalità del bilancio -, mentre l'ex commissario di Expo Giuseppe Sala è diventato il candidato per centrosinistra a Milano.

La campagna elettorale delle primarie è stata segnata dall'ombra dell'eredità economica dell'esibizione. Nonostante infatti fosse stato invitato - sia dai suoi diretti avversari sia, a turno, dai rappresentanti degli altri partiti - a fare chiarezza sui conti di Expo, Sala ha deciso di non anticipare il bilancio, avvalendosi dei 150 giorni dalla chiusura dell'evento sanciti dalla legge.

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Indipendentemente dal fatto che l'ex commissario Expo abbia sempre smentito categoricamente ogni insinuazione di conti sbagliati o poca trasparenza, la mancata anticipazione ha di fatto alimentato le polemiche.

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Gli altri numeri, pubblicati il 9 febbraio ma ripresi gli scorsi giorni, riguardano sempre un pre-consuntivo del 2015, e sono stati consegnati in vista della liquidazione della società Expo. Ancorché anche questi completamente parziali riferendosi semplicemente al 2015 e non includendo tutta una serie di fattori quali lo smantellamento e la liquidazione della società Expo Spa, hanno scatenato un'altra ondata di polemiche nei giorni a seguire.

Si parla, infatti, di un presunto 'buco' che si aggirerebbe intorno ai 31 milioni di euro. Alle accuse, Sala ha si è difeso ribadendo quanto scritto anche sullo stesso documento: a contare è il patrimonio netto attivo, che per adesso risulta positivo di 14,2 milioni di euro.

L'unica cosa che emerge dai documenti, a oggi, è che non sono sufficienti per valutare l'operato di Sala e per arrivare a trarre conclusioni sul bilancio.

A conferma di questo, la polemica sembra essersi sgonfiata nel giro di pochi giorni. Ieri il centro-destra ha subito una brutta sconfitta quando si è visto bocciare in consiglio comunale la mozione che chiedeva di istituire una commissione d'inchiesta sui conti Expo.

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A ben vedere, come segnato anche dal cambio di posizione di Majorino che qualche settimana fa attaccava sulla questione dei conti e oggi definisce la commissione comunale d'inchiesta una "buffonata politica."

Per adesso quindi l'unica cosa che emerge sono - da una parte e dall'altra - giochi politici che hanno poco a che vedere con il bilancio. L'altra cosa chiara, ovviamente, è che tra futuro dell'area e conti da svelare, la vera sfida di Expo entra nel vivo proprio adesso.

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Foto in apertura di mirco.81 via Flickr in Creative Commons.