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Attualità

Cosa penso de Gli ultimi Jedi​ io che non avevo mai visto Star Wars

Sono stato trascinato a vedere Gli ultimi Jedi e mi è piaciuto. Così ho guardato anche tutti gli altri episodi.
L'autore.

“Sto in fissa.” Le mie prime parole uscito dalla sala in cui proiettavano Gli ultimi Jedi—l’episodio VIII di Star Wars—sono state semplicemente queste. Era la prima volta in vita mia che mi interfacciavo con un film della saga e le premesse non erano certo delle migliori, date le polemiche legate alla scarsa fedeltà dei nuovi film alle linee guida dei sei precedenti (quelli per così dire “canonici”). Così, mentre chi sedeva al mio fianco sbuffava o si chiedeva il perché di alcune battute, di certe altre scelte o borbottava qualche maledizione in seguito al nome “Disney”, io tenevo lo sguardo incollato allo schermo, esaltato come non mai.

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Dopo essermi sentito dire “Se avessi visto quelli prima capiresti quanto brutto sia questo” e “Dovresti proprio vedere i primi film, se questo ti è piaciuto, con quelli impazzisci” ho quindi pensato che, alla veneranda età di 23 anni, complice il vuoto esistenziale delle vacanze, fosse giunto il momento di colmare le mie lacune. Ho visto i primi sei episodi (e non sette, perché non sono così masochista) di Star Wars uno di seguito all'altro, in ordine cronologico, e quello che segue è l'esito della mia lodevole iniziativa. Guerre stellari — 1977 Uno dei capisaldi della mia vita, da stronzo quale sono, è “non interagisco con cose che hanno visto la luce prima del 1994” (ovvero il mio anno di nascita). Ma siccome l’anno nuovo è appena iniziato e i buoni propositi sono un dovere, ho deciso di rompere queste rigide barriere e sottopormi al primo film della saga, uscito nel 1977. Non è facile approcciarsi per la prima volta—senza dunque il filtro dell’affetto e senza legame alcuno—a un film uscito più di quarant’anni prima, ma pensavo sarebbe andata molto peggio.

La prima cosa che noto—oltre a vedere un sacco di gente morire senza essere colpita da niente—è quanto sia un tuffo al cuore ritrovare gli stessi attori che interpretano Luke e Leia a quattro decenni di distanza: entrambi sono molto fortunati a essere invecchiati, in definitiva. Il primo, se non altro, ora ha una barba che gli copre quel fastidiosissimo mento a culo, e l’altra non sembra più un capricorno, ma una graziosa signora in età avanzata.

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Nella mia mente sono ancora fresche le critiche mosse a Gli ultimi Jedi, su tutte “ah, ci sono troppe battute,” e mi viene spontaneo chiedermi se chi ha visto questo film prima di me lo abbia fatto con una versione senza C-3PO, senza Jawa e senza quell’ironia che attraversa ininterrottamente tutto il film (cambia leggermente il registro, ma credo perché banalmente ciò che faceva ridere quarant’anni fa oggi non farebbe più ridere).

A fare da sottofondo c'è il triangolo Han-Luke-Leia, che da una parte tira fuori perle come “Non so se ucciderla o innamorarmi di lei,” e dall’altra mi fa sperare per più di 90 minuti in una svolta à la Cesaroni, con un bacio appassionato tra Luke e Leia che però non avviene. L’Impero colpisce ancora - 1980

Il film si apre come la versione fantascientifica di Vacanze di Natale a Cortina, con Harrison Ford nei panni di Jerry Calà. Se Lucas inserisce un po’ di Disney nel rapporto tra Obi Wan e Luke, con il primo che parla al giovane Skywalker come Mufasa parlerà più avanti a Simba, il mio legame con la saga si solidifica definitivamente nel momento in cui Luke e Leia si lasciano andare a un limone fugace.

La delusione nei confronti de Gli ultimi Jedi, però, non tarda ad arrivare: lo Yoda del 1980 è dannatamente stiloso ed eclissa completamente la versione posticcia del 2017. Il fatto che parli come un sardo, però, è una grande menzogna. La struttura delle sue frasi è un po’ casuale, ma si esprime fin troppo bene per i miei gusti. Infine scopro che i miei genitori da piccolo devono avermi vaccinato contro gli spoiler, data l’immensa sorpresa nell’ascoltare la frase “Luke No, io sono tuo padre,” che mi aspettavo arrivasse molto più avanti nella saga.

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Il ritorno dello Jedi - 1983

Mentre vago alla ricerca di un angolo della casa tutto mio, che mi lasci la possibilità di espandermi ed entrare in contatto con la Forza, sullo schermo muore—in maniera a dir poco ridicola—Boba Fett, che solo per il nome era uno dei miei personaggi preferiti. Come ogni episodio conclusivo, Il ritorno dello Jedi è il capitolo delle grandi realizzazioni. Almeno per me: innanzitutto mi ha fatto capire che il pubblico, con i personaggi dei film, fa il cazzo che vuole. Yoda starà sullo schermo al massimo per tre quarti d’ora su due episodi, muore senza una reale spiegazione e in modo un po’ sciapo, eppure è un’icona. La seconda sensazione è quella di un grande rimpianto, che va a braccetto con la nostalgia di un’epoca non vissuta: ai miei occhi, la scena degli Ewok che scambiano C-3PO per un Dio e vogliono banchettare cibandosi degli altri foresti è tristemente già vista, essendo un topos dell’ironia cinematografica che va da Apocalypto ai Pirati dei Caraibi. Eppure immagino quanto affascinante dovesse essere vedere il tutto per la prima volta al cinema, e quante risate mi avrebbe strappato. Sicuramente più delle zero emesse dalla mia postazione.

Solo in chiusura del terzo film ragiono sull’obbrobrio linguistico ad opera dei traduttori. Perché usiamo “lo” e “uno” come articoli per Jedi? Quanto suona male la rivelazione “Sono uno Jedi”? La minaccia fantasma - 1999

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Non mi sono mai interrogato troppo sul perché a un certo punto Lucas abbia deciso di dar vita a dei prequel anziché a dei sequel: negli anni mille leggende metropolitane sono giunte alle mie orecchie, ma nessuna è rimasta impressa nella mia memoria. L’unica cosa che so per certo è che finalmente ho la possibilità di capire perché un personaggio esteticamente stilosissimo come Jar Jar Binks sia anche uno dei più odiati della saga (anche se non lo capirò con questo film, in cui Jar Jar sembra solo un C-3PO che parla meno lingue, ma tutte contemporaneamente). Nella grande confusione di chili di carne messi al fuoco da chi ha scritto questo film, le cose che mi rimangono impresse non sono molte: su tutte un’inaspettata citazione religiosa, con Anakin che nasce praticamente per partenogenesi, cresce in un deserto che potrebbe essere la Palestina e abita in una capanna. La minaccia fantasma tuttavia è il primo film che riesce a farmi piangere in questa maratona: la scena dell’addio tra Anakin e la madre è straziante. Dopo il pianto, trovo fortunatamente sollievo in una serie di scene che raffigurano la malapolitica, la confusione in Senato e l’incapacità di stare al mondo. Penso al Movimento 5 Stelle e torno a sorridere. Poi guardo il calendario, vedo che il 4 marzo è incredibilmente vicino e penso che non ci sia niente di meglio che un buon film per dimenticare.

L’attacco dei cloni - 2002

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Questo è probabilmente l’episodio della saga che ho patito di più, anche se mi ha messo addosso una gran voglia di conoscere personalmente i parrucchieri di scena. Unica nota positiva, Lucas che esaudisce le mie preghiere in grande stile e mi rimette davanti non solo a Boba Fett ma addirittura a un esercito di cloni con le sue fattezze.

Per il resto, ciò che accade in questo film è veramente troppo e spiegato male. Anakin perde definitivamente ogni traccia del piccolo e dolce Jesse McCartney che viveva in lui e si trasforma in un adolescente capriccioso, con una storia d’amore imbarazzantemente superficiale. Tuttavia rimango stupito di come, ogni volta che un cattivo deve uccidere un buono, prima gli proponga una joint venture. Vorrei solo aver potuto vedere questo film al cinema e non su un 15 pollici, perché la parte visiva è sicuramente l’unica davvero interessante dell’episodio.

Mi chiedo con che coraggio si possa criticare Kylo Ren, vista la pochezza dei cattivi di questo capitolo della saga.

L'autore, stremato, alla settima ora di saga.

La Vendetta dei Sith - 2005 Questo capitolo è invece la prova schiacciante che dovreste smetterla di rompere il cazzo con gli spoiler perché, se una storia è scritta bene, ti intrattiene anche se sai già come andrà a finire. La figura di Palpatine mi fa rimangiare ciò che avevo pensato fino a quel momento sui cattivi, ed è interessante—anche se a tratti le scelte sembrano buttate lì a caso, ai limiti del didascalico—vedere la sua ascesa al potere e la sua opera di corruzione nei confronti di un Anakin che ha le stesse proprietà di linguaggio dell’Incredibile Hulk.

Circondato da VHS di Star Wars che non ho potuto utilizzare perché nonostante tutto siamo nel 2018, metto fine alla mia avventura. Ora che, dopo 24 ore di tour de force, sono anch'io un esperto di Star Wars, davvero non riesco a comprendere l’odio per l’ottavo episodio della saga. Mi manca da recuperare il settimo—anche quello bistrattatissimo—ma mi sembra che Gli ultimi Jedi faccia più che bene il suo sporco lavoro: intrattenere per due ore mostrandoti un mondo nuovo, visivamente magnifico (la battaglia nella salina mi ha lasciato a bocca aperta per venti minuti buoni) e atto a costruire un impero di gadget più potente di quello di Palpatine. Incluse le mini spade laser trovate nei cereali ormai più di 15 anni fa, che usate portarono a me in punizione convinto di possedere la Forza e mio fratello in ospedale.

Adesso esigo un film all’anno fino al giorno della mia morte.