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Ritrovamento del cadavere carbonizzato di Vincenzo Catanese detto “Enzo il cinese," un piccolo spacciatore, sui monti sopra il quartiere di Cruillas. Tutte le foto di Fabio Sgroi, per gentile concessione di Union Editions.
Attualità

Foto brutali della Palermo degli anni Ottanta

Il fotografo Fabio Sgroi ha catturato uno dei periodi più cupi e difficili della città, segnato dalla guerra di mafia e dal maxiprocesso a Cosa nostra.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Negli anni Ottanta Palermo ha attraversato una delle fasi più difficili e cruente della sua storia contemporanea. Il decennio era iniziato con l’ascesa dei corleonesi capeggiati da Totò Riina, che aveva fatto scoppiare la cosiddetta seconda guerra di mafia; secondo le stime, le vittime totali sono state tra le 400 e le 600.

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Il conflitto non era però limitato alle varie fazioni di Cosa nostra, ma colpiva anche la popolazione e gli uomini delle istituzioni.

Dopo gli omicidi del capitano dei carabinieri Emanuele Basile e dei magistrati Gaetano Costa e Rocco Chinnici, per la prima volta la procura aveva deciso di accentrare le indagini antimafia dando vita al pool antimafia—di cui facevano parte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che grazie ai loro metodi investigativi innovativi riusciranno a imbastire il primo maxiprocesso contro la mafia siciliana.  

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Paolo Borsellino a Capaci durante i funerali di Biagio Siciliano, lo studente ucciso dallo sbandamento di una delle tre auto di scorta del magistrato contro una fermata dell’autobus di fronte alla sua scuola, il liceo classico Meli.

In quella fase convulsa, il fotografo Fabio Sgroi—allora ventenne—aveva iniziato a collaborare con l’agenzia Informazione Fotografica, che lavorava anche per conto del quotidiano L’Ora.

Sgroi non era un fotogiornalista vero e proprio: i suoi primi passi li aveva mossi ritraendo la scena punk e underground di Palermo, di cui faceva parte. Quelle foto sono poi confluite molti anni dopo nei libri Palermo 1984 – 1986. Early Works (Yard Press) e Palermo 90 (Union Editions), di cui abbiamo già parlato al tempo della loro pubblicazione.

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La scorsa estate, il fotografo ha ripreso in mano il suo archivio di quell’esperienza a L’Ora—durata tre anni—con l’intenzione di fare un libro. Il risultato finale è Chronicles of the Newspaper L’Ora. Palermo 1985–1988, pubblicato a novembre del 2022 da Union Editions.

“È l’unico periodo in cui ho fatto fotogiornalismo,” mi dice il fotografo al telefono. “All’epoca non c’erano i telefonini e avevamo il cercapersone. La giornata di lavoro era organizzata in turni: mattina, pomeriggio e sera, oppure i festivi. E anche di notte, perché i fatti succedono sempre. [Finito il turno] si sviluppava direttamente, bisognava perdere molto poco portare le foto in redazione.”

Durante la sua collaborazione con il giornale, Sgroi si è ritrovato molto spesso a fotografare cadaveri e casi di cronaca nera. Uno di quelli che l’ha più colpito è l’omicidio del calciatore Salvatore Marino. “Il cadavere fu trovato nella spiaggia dello Sperone,” mi racconta, “in seguito si scoprì che non era stata la mafia, ma gli agenti della squadra mobile di Palermo durante un interrogatorio.”

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Il cadavere di Salvatore Marino su una spiaggia del quartiere di S. Erasmo, dove gli uomini della squadra mobile di Palermo l’avevano abbandonato dopo un’intera notte di bestiali torture.

Ma non c’erano solo “morti ammazzati,” ovviamente: nel libro c’è spazio per manifestazioni, eventi politici (anche con le pornostar Moana Pozzi e Ilona Staller, che nel 1987 aveva presentato la sua candidatura alla Camera con il Partito Radicale), e scene di vita quotidiana.

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Naturalmente, sottolinea, la Palermo di allora era completamente diversa da quella attuale—sotto tutti gli aspetti.

“Era una città abbastanza cupa e buia,” ricorda Sgroi, “alle sette di pomeriggio si chiudevano i negozi e sparivano le persone. Il clima era molto pesante, e il periodo delle stragi di mafia è stato molto tosto. Non che ora non ci sia la mafia, ma è un altro tipo di mafia, molto più silenziosa e legata alle istituzioni.”

Continua a scorrere per vedere le altre foto.

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L'aula bunker del maxiprocesso a Cosa Nostra, il 10 febbraio del 1986.

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Corteo studentesco contro la mafia.

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Uno dei cartelli appesi il 1 febbraio del 1986 da vecchi operai dell’impresa di costruzioni Lesca-Farsura. "Tre cartelli, tre pugni allo stomaco di una città che vive con ansia, paura, incertezza e speranza la vigilia del Maxiprocesso a Cosa nostra," scrive L’Ora.

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Ilona Staller presenta la sua candidatura per il Partito Radicale a piazza Politeama, il 24 dicembre del 1987.

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La scena dell'omicidio di Giovanni Fici, in una traversa di corso Calatafimi. Fici era un “picciotto” della borgata palermitana di Ciaculli e fu a lungo il guardaspalle di Pino Greco, il più pericoloso killer di Cosa nostra.

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Il magistrato Giovanni Falcone, il 15 marzo del 1986.

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L'omicidio di Francesco Paolo Semilia, costruttore palermitano vittima della mafia del pizzo, ucciso nel suo cantiere edilizio dell’Acquasanta il 13 maggio del 1986.

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La folla nel quartiere popolare lo Sperone dopo l'omicidio di Giacomo Conigliano, uomo vicino al “Papa” Michele Greco e imputato al Maxiprocesso.

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Droga proveniente da Bangkok, sequestrata nel 1986 a un fiduciario della cosca di Brancaccio.

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Interni della sede del quotidiano L’Ora a Palermo, il 29 gennaio del 1988.

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