Illustrazione di Juta
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Secondo Hang Do Thi Duc — co-fondatrice di Data Selfie e responsabile della gestione e manutenzione del progetto — in una certa misura abbiamo effettivamente perso il controllo sui nostri dati, e le conseguenze non sono facili da valutare: “a volte ci troviamo di fronte degli annunci pubblicitari specifici e non sappiamo nemmeno cosa gli altri vedono riguardo lo stesso argomento, come nel caso di Cambridge Analytica.”Ma i problemi vanno oltre le pubblicità, aggiunge Do Thi Duc, dal momento che “potresti non superare un colloquio di lavoro perché l’azienda usa un qualche tipo di algoritmo per la selezione dei curriculum o si rivolge ai data broker per acquistare dei dati che rivelano dettagli su di te che non gli piacciono: ci sono dei danni nascosti quando non sappiamo chi ha accesso e chi usa i nostri dati.”Data Selfie si spinge fino a offrire delle predizioni sulla mia personalità, sottolineando i tratti della mia indole, soffermandosi sulla mia sfera emotiva e sul mio livello di cooperazione con gli altri."Ci sono dei danni nascosti quando non sappiamo chi ha accesso e chi usa i nostri dati."
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Secondo Do Thi Duc, il surveillance capitalism modella ogni parte della nostra vita: “ogni app gratuita sul tuo smartphone e ogni sito web che visiti ti traccia per estrarre valore dai tuoi dati.”Nel caso di Data Selfie, i dati vengono conservati localmente nel computer; solo informazioni prive di dati personali identificabili vengono mandate ai server e non vi è alcun database dei dati relativi agli utenti che hanno installato l’applicazione, come sottolineato nella sezione privacy del sito del progetto. I dati raccolti, inoltre, possono essere esportati e importati comodamente in formato JSON, permettendo così a chiunque di analizzare ciò che Facebook ci mostra in bacheca.Dobbiamo ricordarci che il problema non riguarda solamente Facebook, è l’intero ecosistema e modello di business che si basa sui dati.
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