FYI.

This story is over 5 years old.

News

A Pisa una prof ha scambiato una t-shirt metal per apologia di terrorismo

È successo a Santa Croce sull’Arno, ma soprattutto È SUCCESSO PER DAVVERO.
Immagini via Facebook.

Una signora, per la precisione un’insegnante, sta camminando lungo le strade della ridente Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, quando la sua pace è turbata dalla vista di qualcosa di decisamente inquietante: un ragazzo nero che indossa un cappellino da baseball, un borsello di Che Guevara e una t-shirt nera con delle scritte bianche che alla donna appare subito sospetta.

Allarmismo diffuso, apprensione e desiderio zelante di compiere un dovere civico fanno il resto. Lo slogan “Terror over Europe” del tour 2006 di una band metal statunitense, i Master, diventa un chiaro inno al terrorismo islamista, e l’elenco di città riportato sulla maglietta—le città del tour, appunto—appare come la lista dei luoghi da colpire. Insomma: tesi confermata, tutto torna, si può procedere al post di denuncia su Facebook.

Pubblicità

La cittadina di Santa Croce, preoccupata, pubblica dunque una foto del ragazzo e critica le autorità, che lasciano impunito il reato di “apologia del terrorismo”—“La polizia non lo arresta come arresta chi fa apologia di fascismo?”—invitando tutti a condividere. Condivisione a cui provvede prima di tutto lei stessa, diffondendo il post su vari gruppi cittadini di Santa Croce e scatenando un discreto putiferio.

Fortunatamente a placare gli animi e rassicurare i cittadini è intervenuta Giulia Deidda, sindaco di Santa Croce, che dopo aver raccolto qualche informazione ha chiarito l’equivoco dalla sua pagina Facebook: “Incuriosita dalla foto pubblicata su Fb ho fatto una ricerca. La scoperta è stata straordinaria: la maglietta nera indossata dal ragazzo è di un gruppo musicale chiamato Master e quelle scritte bianche che per l'insegnante erano le date e i luoghi degli attentati altro non sono che le date del tour europeo dello stesso gruppo.”

Nella sua operazione di debunking, Deidda ha anche redarguito la signora richiamandola al suo ruolo di insegnante: “Conoscere è la prima regola per poter avere delle opinioni ed è questo che voglio invitare a fare: conoscere le cose nel profondo, non fermarsi all'apparenza perché l'ignoranza e il pregiudizio creano terreno fertile per contrasti sociali che possono diventare irreparabili. E un’insegnante dovrebbe saperlo.”

La storia ha quindi un lieto fine con morale. Tuttavia, la saga dei capi d’abbigliamento e oggetti vari ingiustamente accusati di inneggiare allo Stato Islamica non è cominciata a Santa Croce sull’Arno e probabilmente non si fermerà qui.

Giusto per ricordarne qualche episodio, nel 2015 c'è stato il caso “credevo fosse l’Isis invece era una giacca”; poi c'è stata l’ambulanza a Gela con scritte in arabo (in realtà era un progetto dell’artista Ariane Arlotti); la bandiera del Jack Daniel’s che nel 2017 è costata a un ragazzo una lettera allarmata da parte di tutto il vicinato (il problema sembrano essere sempre quelle maledette scritte bianche su fondo nero); e infine, persino i palloncini di compleanno di una ragazza svedese.