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Dopo la fine del mio ultimo contratto, però, mi sono ritrovata senza lavoro e senza la prospettiva di poter trovare qualcosa di simile a breve. Era all'incirca la fine dell'anno scorso.
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Ma dopo avere passato diverso tempo in rete sui vari annunci, ho deciso comunque di appoggiarmi a tre di queste agenzie offrendo la mia candidatura come guida o come addetta all'organizzazione. Era il mese di febbraio 2015, ma la prima chiamata per iniziare i colloqui è arrivata solo tre settimane fa.In realtà, per la precisione, il primo colloquio che ho sostenuto, per un posto al padiglione del Cile, l'ho ottenuto tramite un'amica. Mi sono presentata in via Raspini, dove si trova il megapalazzone di Manpower in cui vengono svolte le selezioni del personale per Expo, e ho avuto un primo incontro con un ragazza simpatica che mi ha illustrato quale sarebbe stata la mia posizione e mi ha chiesto le mie esperienze. È stato tutto molto rapido, il classico colloquio preliminare, quindi non mi sono allarmata per il fatto che non fosse stato fatto alcun tipo di accenno all'ammontare del possibile compenso.
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Dopodiché i cuochi del ristorante ci hanno presentato l'infinità dei piatti che avrebbero offerto nei menù. Non ce li hanno fatti provare però, perché l'assaggio e le altre indicazioni necessarie per iniziare il nostro lavoro si sarebbero dovute tenere la settimana successiva, una volta firmato il contratto.
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Quindi il lunedì, dopo aver avvisato i responsabili del ristorante coreano, mi sono presentata in sede per firmare il contratto.Al momento della discussione, però, è venuto fuori che l'accordo prevedeva 1200 euro per 40 ore di lavoro, che sarebbero dovuti essere ridimensionati alle 36 ore concordate. Ok, 150 euro in meno potranno non essere una gran somma, ma su uno stipendio di 1200 fanno un po' di differenza. Gli accordi preliminari poi erano stati altri, e per di più avevo dovuto rinunciare a un altro posto per accettare quello.
Comunque sia, anche se abbastanza infastidita, ho firmato.Subito dopo, io e le altre due colleghe assunte siamo state prelevate dal project manager italiano del padiglione e siamo state portate negli uffici provvisori allestiti nell'Expo Village di Molino Dorino. Visto che anche il project manager aveva firmato il contratto appena il giorno precedente, nessuno di noi quattro aveva idea di dove fosse effettivamente l'Expo Village, quindi abbiamo girato a vuoto per un bel po' prima di arrivare a destinazione.
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Due dei computer che avevamo in dotazione, infatti, erano in arabo; e il terzo addirittura—e senza alcun apparente motivazione logica—in coreano.
Abbiamo passato quasi tutto il pomeriggio tentando di capire come impostarli in un'altra lingua, ma anche quando siamo riusciti a settarli in inglese, continuavano a scrivere da destra verso sinistra.
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