una sex worker nella sua stanza ad Amsterdam dopo la riapertura post-coronavirus
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Salute

Come funziona il quartiere a luci rosse di Amsterdam dopo la pandemia

Dopo quattro mesi di chiusura, i sex club e le vetrine di De Wallen stanno riaprendo. Siamo andati a vedere cosa è cambiato.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT

Le sex worker del famoso quartiere a luci rosse di Amsterdam, conosciuto dagli olandesi con il nome di De Wallen, sono tornare a lavorare all'inizio di luglio. Dopo quattro mesi di stop, la notizia ha rappresentato un momento di grande sollievo per il settore. Se infatti durante i primi mesi della pandemia le sex worker che affittano le vetrine hanno ricevuto degli aiuti dal governo, per le escort e altre che lavorano nei sex club non è stato così.

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Il motivo? Fanno parte della categoria di lavori cosiddetti "opt-in," che è considerata dalla legge olandese diversa da quella dei lavoratori autonomi o dipendenti—pur dovendo pagare comunque le tasse. Per loro, la riapertura di De Wallen è una luce in fondo a un tunnel che sembrava senza uscita.

"Ho urlato di gioia quando ho saputo di poter tornare al lavoro," ha detto Foxxy, sex worker e portavoce dell'organizzazione di categoria PROUD. Foxxy ha lavorato nel quartiere a luci rosse per anni, ma oggi riceve a casa.

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Foxxy Angel, da PROUD.

Nonostante l'entusiasmo, De Wallen—che di solito in questo periodo dell'anno è brulicante di turisti—non è ancora molto affollato. "Il permesso di tornare al lavoro ci è arrivato con una settimana di anticipo, è stato inaspettato," ha detto Foxxy. "Molte sex worker hanno bisogno di tempo per prepararsi: chi deve rifarsi le unghie o i capelli, chi deve sistemare la stanza per la riapertura."

La maggior parte dovrà aspettare che i clienti tornino con calma; ma per alcune, ha detto Foxxy, "la prima notte è stata la più redditizia della loro carriera. Poche vetrine erano attive, quindi tutti i clienti finivano dalle stesse."

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Per ora, il quartiere a luci rosse è ancora abbastanza vuoto.

Anche Pim van Burk ha notato una lenta ripresa. Gestisce My Red Light, un'organizzazione che affitta camere alle sex worker e si assicura che possano svolgere il lavoro in sicurezza.

“Rispetto a prima della pandemia, di notte si affittano circa metà delle stanze. Durante il giorno, ne affittiamo più o meno lo stesso numero di prima," ha detto. "È difficile prevedere come andrà. Molte delle nostre affittuarie dell'est Europa dovranno riuscire a prendere un aereo per l'Olanda prima di tornare da noi."

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Secondo Van Burk, il comportamento dei clienti influisce sulla sensazione di incertezza. "Alcuni erano così contenti che sono tornati immediatamente. In Belgio, per esempio, i primi giorni è stato un successo, ma poi i ricavi sono crollati perché mancano i turisti."

Anche De Wallen conta molto sul turismo, che non è ancora tornato a livelli pre-pandemici. Foxxy si sente combattuta: "gran parte dei turisti, come i tedeschi o gli inglesi, vengono da posti dove i numeri [dei contagi] non sono molto incoraggianti. Non penso che convenga farli entrare. Spero però che ora i clienti [locali], che di solito evitano il centro città perché troppo affollato, vengano a De Wallen."

Anna* invece è una sex worker che lavora nel quartiere a luci rosse. Anche se poter tornare a lavorare è indubbiamente un fatto positivo, sta comunque prendendo tutte le precauzioni per tenere al sicuro se stessa e i suoi clienti. Sul tavolino nella sua stanza ci sono una bottiglietta di Yakult e un pacchetto di cracker, una scatola di mascherine, disinfettante e un termometro a infrarossi che si è comprata per poter misurare la febbre ai clienti. "Ieri uno aveva 36,5 quando è entrato. Quando abbiamo finito, aveva 36,7," ha raccontato ridendo.

Per ridurre ogni rischio, Anna al momento fa sesso soltanto nella posizione a pecorina. "Appena un cliente entra, ci laviamo insieme le mani," ha spiegato. Inoltre, chiede a tutti di indossare la mascherina. Dice che alcuni di loro chiedono a lei di fare lo stesso.

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Van Burk di My Red Light ha spiegato che l'istituto sanitario nazionale olandese, RIVM, ha stilato dei protocolli fatti su misura per le sex worker durante la pandemia. Lui stesso li ha stampati e attaccati alla porta di ogni stanza, di modo che le lavoratrici possano seguirli passo per passo con i clienti. "Prima ci si informa sulla salute del cliente," spiega. "Se non si sente bene, devono rifiutarsi di servirlo."

Le donne devono poi lavarsi le mani dopo ogni interazione, e qualunque cosa sia stata toccata dal cliente viene accuratamente disinfettata (questa è una cosa che si faceva anche prima). Van Burk ha messo a disposizione le mascherine in ogni camera, ma né le lavoratrici né i clienti sono tenuti per legge a indossarle.

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Gel disinfettante e strumenti per le pulizie in una stanza.

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Queste stanze potrebbero essere tra le più pulite della città.

In Belgio, il governo ha vietato alle sex worker e ai loro clienti alcune posizioni. Qui invece si può fare tutto, a patto che non ci si baci o non si respiri uno in faccia all'altra.

"Abbiamo anche deciso di vietare l'utilizzo delle vasche da bagno, perché non mi sembrano sicure," ha detto Van Burk. Fare la doccia dopo aver incontrato un cliente non è richiesto dalla legge e Van Burk non lo pretende dalle affittuarie. "Se ti fai una doccia dopo ogni cliente, finisci a fare 80 docce alla settimana. Potrebbe avere serie conseguenze sulla pelle e sulla salute in generale," ha detto. "E spesso non è necessario: l'asciugamano su ogni letto viene sostituito tra un cliente e l'altro. Il sesso orale è il servizio più richiesto nel quartiere a luci rosse. È tutto sempre molto pulito, qui."

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Sebbene le stanze delle sex worker rientrino al momento tra gli spazi più puliti della città, le nuove misure di sicurezza hanno creato dei problemi. "Alcuni [sex] club non possono riaprire perché non riescono a garantire la distanza di un metro e mezzo," ha detto Foxxy. Sia i club che le sex worker ora sono obbligati a registrare nomi e numeri di telefono dei clienti. Secondo Foxxy è una violazione della privacy del cliente.

Ma il problema più grande, ha detto, è il futuro. Le sex worker sono in lotta con il municipio da anni, per il proposito di chiudere De Wallen. La pandemia e la crisi economica potrebbero dare la spinta definitiva ai piani dell'amministrazione locale. "Amsterdam si è formata attorno a questa zona," ha affermato Foxxy. "Il quartiere a luci rosse è il cuore pulsante della città. Spero che non useranno il coronavirus come una scusa per bandire il sex work dal quartiere."

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Anna nella sua stanza.

*Il nome è stato cambiato.