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Droga

La Finanza sta usando droni e algoritmi per scovare le piantagioni di cannabis

L'avanzamento tecnologico e la ricerca scientifica hanno portato allo sviluppo di strumenti sempre più sofisticati in grado di rilevare la presenza di coltivazioni medio-grandi di marijuana anche da grande distanza.
Foto via Jason Roger/Flickr

Droni, sensori iperspettrali, telerilevamenti, complessi algoritmi: la lotta alla coltivazione illegale di cannabis in Italia è sempre più tecnologica.

Qualche tempo fa la Guardia di Finanza ha annunciato di avere scoperto, sequestrato, estirpato e distrutto otto piantagioni di marijuana in due diverse aree della Calabria.

Sfruttando un potente sensore montato a bordo di un aereo Piaggio P166, le Fiamme Gialle sono riuscite a identificare le coltivazioni — benché queste si trovassero "in zone particolarmente impervie e caratterizzate da alta vegetazione e rovi che ne occultavano la vista anche dall'alto."

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Grazie al cosiddetto 'telerilevamento', la GdF ha sequestrato 2.655 piante di cannabis. Il valore di mercato delle potenziali infiorescenze, se fossero commercializzate, si aggirerebbe attorno ai 5 milioni di euro. Le piantagioni si trovavano in due aree distinte: nella Locride e in provincia di Vibo Valentia.

In tempi recenti, l'avanzamento tecnologico e la ricerca scientifica hanno portato allo sviluppo di strumenti sempre più sofisticati in grado di rilevare la presenza di coltivazioni medio-grandi di marijuana anche da grande distanza.

Nel corso degli ultimi anni, le operazioni aeree sono diventate sempre più frequenti nella guerra alla cannabis. In alcuni casi vengono utilizzati droni (come successo nei pressi di Ravenna e Avellino), elicotteri (vicino a Varese e sul Po), o aerei (come avvenuto nei giorni scorsi).

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A sviluppare le tecnologie utilizzate dalla Guardia di Finanza è stato il centro di ricerca Benecon, nato come spin off di un progetto bandito e finanziato dalla Comunità Europea, e oggi cofinanziato da quattro atenei campani (Seconda Università degli Studi di Napoli, che detiene la maggioranza assoluta del capitale sociale, insieme all'Università degli Studi di Napoli Federico II, all'Università del Sannio e all'Università di Salerno).

I metodi utilizzati dal Benecon non vengono applicati soltanto alla guerra alla droga, ma anche alla tutela, prevenzione e repressione dei reati inerenti il territorio, il mare, i beni culturali, il paesaggio, l'inquinamento e i prodotti della coltivazione.

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Per capire meglio il funzionamento tecnologico di questi potenti sensori, degli algoritmi che analizzano i dati, e per analizzare come essi possano portare all'identificazione di piantagioni di marijuana anche in porzioni di territorio remote o poco visibili, VICE News ha contattato il professore Carmine Gambardella, presidente di Benecon e Chair in Cultural Heritage, Landscape and Territorial Governance dell'UNESCO.

VICE News: Come funziona, a livello tecnico, il telerilevamento aereo da alta quota?
Prof. Gambardella: Da un punto di vista tecnico si pensi a una macchina fotografica che, come l'occhio umano, riprende la realtà nei tre colori primari rosso, verde, blu – tecnicamente, in tre canali. Un sensore iperspettrale registra invece la radiazione luminosa oltre il visibile, in un numero ben più elevato di canali, leggendo così la "firma spettrale" che identifica ogni oggetto. La metodologia per l'individuazione della cannabis si basa dunque sull'integrazione dell'elevato numero di pixel garantiti dalla camera fotografica e dell'elevato numero di canali registrati dal sensore stesso.

Che tipo di sensore viene utilizzato per questo tipo di operazioni?
Il sensore iperspettrale è un CASI 1500, prodotto dall'azienda canadese Itres. La camera fotografica utilizzata è una medio formato PhaseOne iXA. Con questi sensori è possibile operare su qualsiasi tipologia vegetale. Andando ben oltre la semplice identificazione, il CASI permette di valutare lo stato bio-fisico della vegetazione (salute, contenuto d'acqua, contenuto di clorofilla), prestandosi così alle più diverse applicazioni in ambito agricolo e forestale.

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Un'analisi del territorio attraverso sensore iperspettrale. [Foto via brocku.ca]

Cercare una piantagione di marijuana in un territorio ampio è impresa molto difficile senza la tecnologia. Quanto dev'essere grande la piantagione per poter essere identificata dal sensore?
La più piccola piantagione di cannabis identificabile è di poche decine di metri quadrati.

Ma una volta individuata la piantagione, come la si rintraccia via terra?
I sofisticati strumenti di posizionamento satellitare del velivolo registrano la sua traiettoria con precisione centimetrica: questa viene poi sincronizzata con i dati misurati dal sensore per ottenere, in fase di elaborazione, cartografie di elevata accuratezza. L'intervento di terra si avvale poi della guida di moderni GPS per la veloce identificazione delle aree all'interno della boscaglia.

E come avviene l'analisi di questi dati, precisamente?
I dati registrati a bordo provengono da diverse strumentazioni (GPS, unità inerziale, CASI), e sono in formato grezzo. A questi si aggiungono i dati di due antenne GPS fisse, usate come "appoggio" per il posizionamento di precisione del velivolo. In fase di pre-processing i dati sono sincronizzati ed elaborati assieme a dati cartografici aggiuntivi – precisamente, un modello digitale del terreno – per ottenere misure della firma spettrale accuratamente posizionate. Il software, scritto in-house, automatizza gran parte di questi processi.

Un processo che però coinvolge anche l'intervento 'umano'. Ci spiega qual è il ruolo dell'uomo nella fase di analisi de dati?
Gli algoritmi semplificano il lavoro, ma l'interpretazione della diversità delle situazioni rilevate è lasciata all'esperienza, alla competenza: per l'attività di identificazione della cannabis abbiamo istituito un laboratorio congiunto presso il Comando Operativo Aeronavale (COAN) della Guardia di Finanza a Pratica di Mare. Qui il lavoro sinergico degli operatori delle Fiamme Gialle e dei ricercatori di Benecon costituisce il cuore intellettuale e umano del progetto.

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L'intervento della Guardia di Finanza, a causa dell'utilizzo di queste tecnologie all'avanguardia, è stato richiesto anche in Albania, da parte delle autorità locali. Qual è stato l'esito di questa collaborazione?
Le squadre impegnate in territorio albanese hanno individuato più di 1368 piantagioni: un totale di oltre 44 ettari, per un valore stimato - a 5 euro il grammo - di sette miliardi e ottocentomila euro di produzione di cannabis.

E la più recente missione italiana come sta andando?
Molto bene: con gli ultimi aggiornamenti, a oggi, abbiamo triplicato il numero di ritrovamenti rispetto al passato. Siamo sopra i 125 ettari di piantagioni di cannabis rilevati.

Si fa un gran parlare dell'utilizzo di droni per questo tipo di operazioni, ma finora il loro impiego appare ancora abbastanza limitato. Come mai?
La tecnologia dei droni è al momento limitata da due fattori: durata del volo e peso dei sensori in rapporto alla precisione desiderata. In futuro, avanzamenti nell'autonomia di volo e nella miniaturizzazione dei sensori mitigheranno senz'altro questi problemi. Insieme ai progressi con i droni, faranno passi in avanti anche le tecnologie da aereo, portando a una precisione sempre maggiore.

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Foto in apertura di Jason Rogers via flickr in Creative Commons