Oltre 2,000 persone al giorno si rifornisco presso Pane Quotidiano. (Valerio Bassan/VICE News)
A Pane Quotidiano ognuno riceve un sacchetto di prodotti alimentari, e non sono richiesti né tesserini né registrazione. Il manifesto dell'associazione è una frase che racchiude in poche parole il senso dell'intera iniziativa: "Sorella, fratello: nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni.""Il problema principale è lo spreco del cibo. Siamo tutti corresponsabili: governo, aziende, cittadini".
I volontari preparano i bancali alle 8 del mattino. (Valerio Bassan/VICE News)
In attesa che si aprano i cancelli, in viale Tunisia. (Valerio Bassan/VICE News)
Per rifornirsi a Pane Quotidiano non serve una tessera. (Valerio Bassan/VICE News)
Tra i frequentatori di Pane Quotidiano ci sono molti pensionati, come Giovanni e Giulio. (Valerio Bassan/VICE News)
Si distribuiscono carote, latte, uova, pasta, pane, pomodori. (Valerio Bassan/VICE News)
Una pensionata volontaria dell'associazione. (Valerio Bassan/VICE News)
"I fruitori degli enti caritativi in città ogni giorno sono in tutto 135,000," spiega Amato. "I contenuti della Food Policy sono stati delineati nel corso degli ultimi mesi di concerto con tantissime realtà operanti sul territorio. Ora che il documento è stato approvato, passeremo alla fase operativa." Ovvero quella in cui bisognerà trovare i fondi per avviare concretamente il piano. Amato assicura però che "i potenziali partner già ci sono: fondazioni, terzo settore, università, consigli di zona, grandi aziende, startup e produttori alimentari."Ma mentre il dibattito attorno al problema della sussistenza e del cibo prosegue fuori e dentro da Expo e dalle sale comunali, sono le piccole associazioni a restare in prima linea in questa guerra di strada contro la fame e la povertà. "Chiudere i battenti ci renderebbe felici," spiega Rossi di Pane Quotidiano. "Significherebbe che non c'è più bisogno di noi. Sarebbe una vittoria."Ma Joan, un volontario peruviano dell'associazione, sembra scettico rispetto a questa prospettiva: "Il numero di poveri e affamati in Italia sta crescendo," mi racconta. "Dopo molti anni a Milano, in autunno tornerò in Perù. Le cose, laggiù, si stanno rimettendo in piedi. L'Italia, invece, sta affondando."Segui VICE News Italia su Twitter e su Facebook Segui Valerio Bassan su Twitter: @valeriobassanTutte le foto di Valerio Bassan/VICE News tranne la foto di apertura,"Chiudere i battenti ci renderebbe felici, significherebbe che non c'è più bisogno di noi."
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